Editore Adelphi
Anno 2022
Genere Thriller
265 pagine – brossura e epub
Traduzione di Mariagrazia Gini
Quello a cui i lettori di genere sono abituati è il ritmo. In un thriller che si rispetti il ritmo, l’azione, il pathos è tutto. Oppure no. Oppure esattamente il contrario. Ma bisogna saperlo fare. Bisogna saper dilatare il tempo proprio per creare più apprensione, per far dimenticare quasi al lettore che sta leggendo un romanzo di genere, per creare un “contatto” con la storia e non solo con la suspense che ci si aspetta.
Per questo leggere l’Osborne de “Il regno di vetro” è una esperienza e non una semplice lettura.
Dalle reminiscenze scolastiche, inoltre, tutti sanno che il tempo è quasi sempre legato allo spazio, tanto che Aristotele ne fa quasi un assunto. L’unità di tempo e spazio deve andare a braccetto altrimenti gli spettatori/lettori/ascoltatori sentono la nota stonata e giudicano l’opera non all’altezza dell’Arte.
Osborne, immenso in questo testo, dopo aver “lavorato” sul tempo, definisce anche lo spazio ideale del racconto. Meglio ancora, non lo definisce affatto perché il lussuoso complesso del Kingdom dove si svolge la maggior parte della narrazione, è assolutamente un non luogo. Un pretesto autoriale per raccontare di donne strane, sole, misteriose, affrante, sotto minaccia.
Il vetro del Kingdom che lo rende così particolare ed esclusivo in una città altrettanto strana, affascinante e pericolosa come Bangkok, le sue stanze, le sue torri isolate l’una dall’altra eppure legate da un invisibile e fortissimo filo, la sua piscina e il suo arredamento sono semplici oggetti visivi. Servono al lettore per focalizzare il testo e permettergli di far girare pagina, perché il vero luogo è nella mente dei personaggi che animano e abitano sconvolgetemene questo romanzo.
La protagonista, Sarah, è una giovane donna in fuga da New York con duecentomila dollari indebitamente sottratti a una scrittrice di fama di cui è stata la segretaria; Mali è Ximena, a loro volta sono donne che hanno fatto della loro apparenza la chiave per sottrarsi a quelle piccole punizioni che il mondo aveva tentato o pensato si affliggergli. Tutte e tre hanno segreti inconfessabili e pericolosi, ma a Bangkok questo è quasi irrilevante. I bianchi ricchi che vanno a rifugiarsi in posti come il Kingdom sono quasi tutti truffatori di professione, viziosi, latitanti, fuggitivi. I nativi locali lo sanno e li disprezzano per questo. Ma sanno anche che in una zona franca come i complessi di lusso di Bangkok tutte quelle persone non hanno quasi nulla da temere.
Oppure no?
I castelli di bugie e menzogne delle tre protagoniste del romanzo stanno per andare in frantumi a opera dello stesso nemico comune, nascosto nell’ombra e pronto a colpire e anche il clima cittadino sta cambiando. La gente del posto è in rivolta, le strade si fanno più pericolose, il governo oscilla. Si salverà Sarah nonostante la maschera di bronzo che ha cercato di costruirsi a migliaia di chilometri da casa? E avere scelto il Kingdom come rifugio è la scelta peggiore che potesse fare?
Osborne costruisce il thriller perfetto partendo dalla convinta decisione di non scrivere un thriller e imbambolando i lettori con una sovrastruttura narrativa che parla di sociale, politica, differenza di classe e ambizione. La verità è che “Il regno di vetro” mette i brividi e lascia quell’angoscia giusta che ogni romanzo di genere dovrebbe fare.
E poi la scrittura…la raffinatezza di andare per sottrazione, il linguaggio da letteratura francese degli anni Quaranta, i dialoghi minimalisti da Baricco degli anni Novanta, insomma, uno scrigno di perle preziose per un romanzo che amerete fino all’ultimo capoverso.
Antonia del Sambro
Lo scrittore:
Lawrence Osborne è nato in Inghilterra e ha studiato lingue moderne a Cambridge e Harvard. Ha vissuto a Parigi per dieci anni dove ha scritto il suo primo romanzo Ania Malina e successivamente il diario di viaggi Paris Dreambook.
Si è poi spostato a New York dove vive dal 1992 alternando l’attività nella Grande Mela con lunghi soggiorni nel lontano Oriente.
Ha scritto per il New York Times, Salon, New Yorker, Financial Times, New York Observer, New York Magazine, Forbes, Conde Nast Traveler, Gourmet e Men’s Vogue.
Oltre ad Ania Malina e Paris Dreambook, ha scritto la collezione di saggi The Poisoned Embrace (1993) e un controverso libro sull’autismo intitolato American Normal (2002).
In Italia ha pubblicato per Adelphi Il turista nudo (2006), Shangri-la (2008), Bangkok (2009) e Nella polvere (2021).