Editore Barta
Anno 2022
Genere Giallo
208 pagine – brossura
Fabio Settembrini, giovanissimo vice commissario aggiunto, riceve l’ordine dai suoi superiori di raggiungere un paesino della Valcamonica. Deve indagare sulla scomparsa della Dottoressa Annabella Fanelli, archeologa e non solo, antropologa, biologa e documentarista. Di lei si sono perse le tracce ed è a dir poco strano il luogo in cui è stato ritrovato il suo passaporto. Da qualche mese la Dottoressa Fanelli, che si faceva chiamare Nella, alloggiava proprio in paese, era ormai conosciuta da tutti in paese, una bella donna, colta, intelligente, indipendente. Da luglio di lei non si sa più nulla.
Nel piccolo paese la vita scorre lenta, senza particolari scossoni, la piazza è il fulcro della cittadina e tutti sanno di tutti. Quindi per il vice commissario diventa di fondamentale importanza ascoltare i vari abitanti, il dottore, i carabinieri, il podestà, il farmacista, il parroco, gli esercenti che con le loro attività si affacciano proprio sulla piazza. Ognuno di loro, nei mesi precedenti, è entrato in contatto con la Dottoressa Fanelli e ognuno di loro potrebbe fornire elementi nuovi per riuscire a capire cosa è accaduto alla Fanelli. E di elementi ne riceve diversi, sta a lui carpire e distinguere quelli giusti e necessari. La Fanelli era alla ricerca di pitòti, “…certe incisioni che si trovano su molte rocce della Valcamonica. Si tratta di immagini rituali lasciate dalle popolazioni più antiche tracce scolpite dall’uomo sulle pietre levigate al millenario passaggio dei ghiacciai. Segni di devozione verso gli dei per avere fortuna nella caccia, per sconfiggere i nemici, per raccomandare la propria casa o il villaggio alla divinità. Testimonianze dei nostri antenati, i camuni, i primi abitanti di questa valle.”
Il libro è intriso di Storia con la esse maiuscola. A partire dalla ricerca e dallo studio di segni lasciati dai nostri antenati. Magari a prima vista possono sembrare degli scarabocchi per la loro semplicità, ma per un occhio esperto sono la testimonianza di un popolo vissuto nell’antichità e di cosa poi dal quel popolo noi abbiamo ereditato. Non solo di pitòti era alla ricerca la Fanelli, ma anche di rune. “Segni appartenenti a un antico alfabeto… le rune sono la prova dei legami ancestrali delle popolazioni di origine ariana, dalla Germania all’Italia, molto prima della conquista romana. Trovare le rune tra i pitòti potrebbe essere il primo passo per dimostrare che, scavando più a fondo, forse anche Roma è stata fondata da un popolo di origine ariana.”
L’altro aspetto della storia è la scelta del periodo, siamo nel 1942, in piena guerra, sotto dominio tedesco e fascista.
E Nella procura diversi fastidi ai tedeschi che hanno messo sotto il loro controllo una miniera, vicino al paese, per fare delle ricerche di uranio con degli scavi. E per lei questi scavi potevano danneggiare i reperti preistorici che voleva salvare. Ecco un’altra pista da seguire. Quanto le decise e continue rimostranze di Nella possono aver contribuito alla sua presunta scomparsa?
Il vice commissario durante le passeggiate fatte nei dintorni del paese osserverà anche i movimenti di diversi gruppi di persone che seguono un preciso percorso. Tutto questo non è altro che il valoroso e coraggioso contributo del parroco per salvare quanti più ebrei possibili a fuggire, per salvarsi dai raggelanti rastrellamenti di cui sono i destinatari.
A un certo punto delle indagini potrebbe lasciare il paese e rientrare nella sua sede, ma decide di rimanere e proseguire nelle sue indagini. È un giovane vice commissario, fino a ora non aveva mai affrontato il tipo di investigazione che si trova ad affrontare, ma non per questo si tira indietro e decide di proseguire il suo lavoro. Seppur giovanissimo, porta un bagaglio molto doloroso, ha perso sua madre a dodici anni. Suo padre, scomparso da pochi mesi, era un maresciallo di Polizia, un uomo tutto d’un pezzo, un uomo che non manifestava i suoi sentimenti, duro con se stesso e che ha ceduto alla morte di sua moglie, piegato dal dolore.
Fabio quindi per la prima volta ne ha una visione diversa, vede un uomo distrutto, sopraffatto dalle emozioni. Fabio, per la sua sensibilità, diventa un fine osservatore, non solo degli elementi delle indagini, ma anche delle vite delle persone. Intenso il dialogo con Don Marco, il parroco del paese, sulla domanda che spesso ci poniamo, dov’è Dio quando a perdere la vita è una persona giovane, in questo caso la madre di Fabio, o quando a perdere la vita sono milioni di persone a causa della guerra. Perché succedono determinate cose? Perché è toccato proprio a lui perdere sua madre in un incidente? Fabio non ha mai trovato una risposta, una risposta non esiste.
“…Sempre ammesso che gli avessero raccontato la verità, perché in quel paesino di poche anime c’erano molti intrecci e interessi concatenati, legami ambigui e poco trasparenti. Più ci ripensava, più tutti gli elementi giravano a vuoto nella sua mente e non riusciva ad afferrare i pezzi per dare forma al mosaico…”
Fabio riuscirà a dare forma al mosaico interpretando proprio quegli intrecci fino a un finale inaspettato. Ho trovato ne “Una breve estate lontano dalla polvere” un bel connubio tra giallo e storia, lasciandomi la curiosità di ritrovare il personaggio di Fabio Settembrini in un nuovo capitolo.
Cecilia Dilorenzo
Lo scrittore:
Tita Prestini, giornalista, si è occupato di editoria a Brescia e a Milano. Vive sul lago d’Iseo, scrivendo libri. Con Barta ha pubblicato le prime due indagini di Settembrini – La doppia morte della compagna Sangalli (2019), con cui ha vinto nel 2020 il premio MicroEditoria di qualità, e L’uomo che voleva uccidere il diavolo (2021) – nonché il romanzo breve La prima legge di Aguirre (2022), in cui ritorna uno dei protagonisti della seconda indagine di Settembrini.