Editore Il Saggiatore / Collana La Cultura
Anno 2024
Genere Sci-fi
528 pagine – brossura e ebook
Ferito, armato, un giovane uomo si appresta ad attraversare l’ennesimo confine, una linea immaginaria che altri uomini armati stanno provando a rendere reale ancora una volta tra l’Italia e la Slovenia. Sparta, il giovane protagonista, è un mercenario, un soldato ma senza le storie rassicuranti e solide che gli umani si raccontano per poter uccidere, ha la lingua lunga, una mira eccellente, un gran bisogno di stupefacenti. Comincia un viaggio lungo la Penisola, entrando e uscendo da bolle, cerchi, di insicurezza e umanità colpevole, in quello che è allo stesso tempo una caccia al tesoro e all’uomo, un nostos e una catabasi.
– Ti sei accorto che ora è, ragazzo? – gli disse il mercante, un uomo lercio e ricurvo tutto imbacuccato che inforcava degli occhiali articolati in una specie di struttura ad albero con diverse lenti d’ingrandimento attaccate alla montatura centrale, come fossero rami.
– No, – gli rispose Sparta.
– Ecco. Anche questa è la fine del mondo, – e ridacchiò. – Non ce ne frega più un cazzo di che ora è.
Inseguito da predoni e squadracce armate, preda e cacciatore, mentre attraversa la mappa della distopia adesso più equamente distribuita, Sparta incontra un’umanità in adattamento e a lutto, ferita e nostalgica, quella di un interregno che lo scrittore Emiliano Ereddia riesce sempre a mettere in scena come dinamico, guascone, coloratissimo. L’equilibrio tra disperazione e ironia è uno dei punti forti del romanzo. Capibranco e gregari hanno il ghigno, la resistenza e la psicopatia degli abitanti della wasteland milleriana. In questa Italia alcuni tipi umani imprigionati nell’inferno di Dante e dagli orrori della storia moderna sembrano essere adesso liberi. L’apocalisse sismica che ha colpito il paese e il mondo è il dispositivo narrativo perfetto per ribaltare la prospettiva: l’inferno si è trasferito in superficie e gli umani sopravvissuti adesso ci vivono in mezzo.
Vi abbiamo permesso di giocare ai piccoli dittatori, di fare un po’ di romanticismo, di infuocare gli animi delle bestiole e sbrigare un po’ del lavoro sporco, e avete portato giù un po’ di monnezza, diciamo. E devo dire che ci avete fatto anche comodo per un po’, ma fino a un certo punto. Ora è il momento di fare giocare i grandi, e gliel’ho detto: c’è una guerra sotterranea in corso e noi possiamo solo vincerla…
Spiccano, oltre il protagonista, altri personaggi come Cara e il Colonnello. Sono personaggi da thriller d’azione e spesso sembrano sottoutilizzati, a tratti infatti i dialoghi sembrano accaparrarsi uno spazio su pagina che poteva essere utilizzato meglio per ulteriori scene d’azione dinamiche e frenetiche nella terra desolata che è l’Italia. Tutti guerrieri e combattenti, veterani della sopravvivenza, a volte sembrano parlino troppo ma questo è un dettaglio. Le comunità descritte ne “Il settimo cerchio” sono tutte piccole chicche di gestione di trope e temi. La dialettica di un mostro quasi ancestrale, che precede la guerra fredda e che continua nel postapo nelle sue forme politiche ridicole e brutali è ulteriore pregio insieme nella trama e nell’idea creativa del romanzo.
Il mondo vecchio è quasi sparito e quello nuovo è un romanzo delle rovine. Sparta, compagni di viaggio e antagonisti, sono personaggi capacissimi e insieme i veicoli per lettrici e lettori per osservare, in un’immersione nella catastrofe come paesaggio, interiore e innaturale, che è il senso profondo di un postapocalittico contemporaneo.
Antonio Vena
Lo scrittore:
Emiliano Ereddia (Vittoria, 1977) è scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Oltre a racconti per diverse riviste e antologie, ha pubblicato il romanzo Per me scomparso è il mondo (2014) e, con il Saggiatore, Le mosche (2021).