Editore Adelphi / Collana L’oceano delle storie, 31
Anno 2024
Genere Sci-fi
503 pagine – brossura e ebook
Prefazione di Roberto Saviano
Traduzione di Svevo D’Onofrio
16 foto bn fuori testo, 4 cartine bn
Questa è una storia di alcuni uomini e di una terra, di eroi e signori della guerra, di lotta, sconfitte e ritorni, di barbarie e orrori contemporanei, di una eterna dialettica di montagne e i suoi cacciatori e di pianura con campi coltivati e confini. È la storia di alcuni decenni di un piccolo popolo che non ha una tradizione scritta, dei suoi vicini e degli stranieri, spie e rivoluzionari, poliziotti e diplomatici, con cui queste genti hanno combattuto e interagito, esattamente al centro di un’area del mondo misteriosa e importantissima: Il triangolo d’oro.
Da quelle parti, quasi sconosciute al grande pubblico, una storia dietro la storia si è svolta e si sta svolgendo ancora oggi. È un reportage ma il titolo, Narcotopia, racconta, in ogni capitolo e con ogni personaggio, qualcosa di più di un viaggio verso un narcostato che non appare sulle mappe ufficiali, di un popolo di montanari schiacciato da giganti ideologici e imperiali.
Wei incarnava l’incubo che gli esperti della CIA avevano temuto sin dall’era della Guerra Fredda. Un gruppo tribale, deriso come barbaro e analfabeta, aveva superato in astuzia gli strateghi di Langley, educati nelle università più prestigiose.
E Wei era solo all’inizio.
Il lettore e la lettrice, immersi in decenni di prodotti culturali intorno al Vietnam e ai traffici di droga, alle guerre tra gang e di mafia a Los Angeles, a Medellin o a Palermo, hanno velocemente qualcosa di simile a uno shock leggendo il libro di Patrick Winn: tutte quelle storie, in qualche modo, cominciano dove i protagonisti di Narcotopia hanno vissuto e agito; sono misconosciuti uomini nati senza acqua corrente in una giungla che hanno messo in moto quegli eventi. Dietro ogni romanzo o serie poliziesca di una caccia e guerra tra una squadra narcotici e trafficanti e spacciatori di droga c’è quasi certamente la storia vera di uno dei protagonisti intervistati o raccontati in Narcotopia. Questo libro è il tentativo di raccontarne la vita e la storia.
Il libro comincia con un’ottima prefazione di Roberto Saviano e in questo c’è un senso profondo ulteriore, nobile, dello scrivere. Narcotopia è un libro pervaso nello spirito di verità e rischio dello scrivere come testimonianza proprio di William Vollmann, qualcosa che accomuna Saviano e Winn. L’autore di Narcotopia come Vollmann viaggia in quei luoghi inaccessibili per un uomo bianco, intervista e prova a intervistare, testa e rimane sui confini fluidi di quei luoghi. Come Vollmann prova a entrare in Afghanistan così Winn quasi riesce nel suo intento nello stato non riconosciuto dei Wa. In questi tentativi c’è quasi un legame tra l’autore e Saw Lu, l’uomo che voleva un diverso mondo per il popolo Wa.
Il racconto vuole dei personaggi e leggendo questi emergono come dalla nebbia, come da dietro colline di mangrovie e campi di papavero. I principali sono Saw Lu, Khun Sa, Wei Xuegang, Bao Youxiang e ognuno di questi uomini hanno una storia in qualche modo larger than life. Le loro vite si intrecciano con la grande storia della Guerra Fredda e della Guerra alla droga. In qualche modo tutto è avventuroso in questo libro, il libro stesso è un’avventura, la possibilità di esplorare qualcosa di molto simile al cuore di tenebra di quelle guerre.
Quanti Wa aveva ucciso per realizzare l’utopia maoista – a che cosa era servito quel sacrificio di sangue? Uno dei commilitoni a cui era più legato, un comandante di nome Bao Youxiang, amava dire, con eccessiva franchezza, che i Wa « vivevano ancora come le scimmie» . Analfabeti. Vulnerabili alle malattie più banali. Isolati gli uni dagli altri.
Questa era la società in cui sarebbe cresciuto suo figlio.
Bellissima, sottotraccia, in tutto il libro l’interazione tra le tre figure principali dello Stato Wa. Una dinamica di potere umanissima, da tribù del paleolitico degli antropologi ottimisti sulla natura umana, una ancora più sorprendente perché si svolge su interessi miliardari, sui complotti delle grandi potenze come di apparati al collasso.
Winn racconta, con attenzione, eventi ed esistenze in pagine che suggeriscono premura, cura, come quasi come un archeologo di fronte a una tavoletta che contiene un capitolo mancante di una saga antica che potrebbe essere persa o distrutta per sempre. Spesso si sente la responsabilità di quelle pagine. A tratti si sente la paura dello scrittore di fallire o di perdere la vita, in fondo si sta avvicinando a una terra di sopravvissuti che vogliono continuare a sopravvivere e lo fanno producendo droga che devasta comunità, lontane e vicine, a quei campi e laboratori. I Wa, cacciatori di teste neolitici fuori tempo massimo, al confine dell’Impero e di tutti i tentativi imperiali, appaiono appena come in un racconto di genti lontane e mitiche, eppure sembrano costretti in quella gabbia di scelte obbligate che forse impropriamente chiamiamo realismo capitalista. In quel balzare da una parte all’altra dello spettro dell’esperienza umana collettiva tra una realtà distopica e le sfocate possibilità utopiche.
La Birmania era uno stato totalitario fino al midollo. La giunta possedeva praticamente ogni cosa e si accaparrava tutta la ricchezza del paese. La sua polizia segreta era onnipresente e ascoltava anche i sussurri nelle case da tè. I generali erano venali quanto i peggiori despoti, e si diceva che almeno uno di loro facesse il bagno nel sangue di delfino, credendo conferisse l’eterna giovinezza.
Oltre quattrocento pagine scorrono veloci nonostante siano tutte pagine colme di senso e svolgimento, dove la Storia contemporanea continua ad apparire prepotente, quello che emerge alla fine è una strana fascinazione per lo sforzo, di tutti i protagonisti, lo struggle, di chi sceglie e riesce a scrivere un libro così.
Antonio Vena
Lo scrittore:
Patrick Winn è un giornalista investigativo pluripremiato. Si occupa principalmente di ribellione e mercati neri nel sud-est asiatico. Winn è autore di due libri di narrativa non-fiction: Narcotopia: alla ricerca del cartello della droga asiatico sopravvissuto alla CIA (PublicAffairs / Icon Books) e Hello, Shadowlands: Dentro i feudi della metanfetamina, i nascondigli dei ribelli e le città festaiole segnate dalle bombe del sud-est asiatico (Icon Books).
Winn è attualmente il corrispondente asiatico per The World , un programma radiofonico trasmesso su più di 300 stazioni NPR in America. I suoi scritti e brevi documentari sono apparsi su/in The New York Times, Rolling Stone, la BBC, The Atlantic e molti altri canali. Ha ricevuto il Robert F. Kennedy Journalism Award (noto anche come il “Pulitzer dei poveri”) e un premio del National Press Club. Ha anche vinto tre volte gli Human Rights Press Awards di Amnesty International, tra gli altri premi.
Winn è stato produttore associato di Hope Frozen , un documentario originale Netflix, e produttore sul campo per l’episodio di debutto di Myanmar di Anthony Bourdain: Parts Unknown . Entrambi hanno vinto un Emmy.
Winn è cresciuto a Eden, una città industriale in declino della Carolina del Nord che un tempo produceva tappeti e birra. Si è laureato in giornalismo alla UNC-Chapel Hill nel 2003. I suoi primi reportage esploravano il decadimento economico nel sud degli Stati Uniti e la criminalità all’interno dell’esercito statunitense. Dal 2008, Winn vive a Bangkok e scrive articoli sul Sud-est asiatico. Legge e parla tailandese, e ogni tanto lo canta, male, nei locali di karaoke dell’entroterra.
(fonte: http://patrickwinnonline.com/bio)