Arkadij e Boris Strugackij – La seconda invasione dei Marziani

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Editore Marcos Y Marcos / Collana Gli Alianti
Anno 2025
Genere Sci-fi
128 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Marco Zapparoli
Illustratore Andrea Dr Bestia Cavallini


Da qualche parte in un paesino dove sembra si conoscano tutti e tutti si chiamano con nomi del mito e della commedia greca, dopo una guerra mondiale in cui i nazisti sono stati sconfitti e i fascisti hanno cambiato camicia, su un pianeta chiamato Terra dove lo spettro della guerra nucleare a tratti appare e in altri viene scacciato come una chiacchiera noiosa, il protagonista attende che la sua pratica di pensionamento venga approvata. Una notte però, in questa parte del mondo che Inisiero Cremaschi identifica con l’Italia, qualcosa accade. Tutti sono certi che sia scoppiata una guerra: esplosioni, boati, fiamme e luci accecanti dall’orizzonte della notte, movimenti di truppe e corsa alle armi sono segni incontrovertibili. Al mattino qualcosa è cambiato. Una guerra è scoppiata e sembra essere già finita. Non è la guerra che tutti si aspettavano, in ogni accezione. La taverna è piena di beoni e chiacchieroni, al municipio i funzionari rubano e cospirano come al solito, la pensione ancora non arriva, voci e pettegolezzi fanno a gara per l’attenzione degli abitanti e un’invasione è in corso. Sono arrivati i marziani e, parafrasando la protagonista dell’ultimo show di Vince Gilligan, Pluribus, nessuno però sa come andrà a finire questo film.

6 Giugno
Temperatura più sedici, cielo prevalentemente nuvoloso, vento da sud-ovest, sei metri al secondo. L’anemometro ha ripreso a funzionare.
L’eczema mi tormenta, devo fasciare le mani. Mi fanno male anche le orecchie, congelate, di sicuro cambierà il tempo.
I marziani sono proprio marziani. Sono stufo di discuterne.

Installazioni militari e centri comando vengono colpiti, il caos e lo shock arrivano, il panico si diffonde. Se ci sono scene di annientamento e disperazione, episodi di eroismo come la HMS Thunder Child ne la Guerra dei mondi di Wells, avvengono lontane dallo sguardo dei personaggi e sono presto dimenticate. Quello che giunge al protagonista sono cospirazioni, mezze verità che sanno tanto di propaganda di guerra già sentita, storie di complotti governativi e malgoverno. In una confusione al lettore e alla lettrice molto familiare, mentre la vita quotidiana e l’ordine misteriosamente tornano in una sorta di normalità, i primi racconti cominciano ad emergere. Non è una fake alien invasion, quel trope cospirativo in cui un governo o un’entità potente finge un’invasione aliena per controllare la popolazione. Gli alieni sono reali, vengono da Marte, portano pace e del grano blu e pagano bene, molto bene per i succhi gastrici degli umani.

Questa dei fratelli Strugackij è in molti modi davvero La seconda invasione dei marziani dopo quella di H. G. Wells. Questa volta però i marziani hanno guardato meglio la natura umana. I marziani di Wells sono lo specchio della macchina imperiale genocida britannica, i marziani dei Strugackij sono in molti modi persino più insidiosi: le insidie della macchina imperiale nella tarda modernità fatta di manipolazione, soft power, accettazione. Le guerre mondiali, la guerra per il consumismo e contro la noia hanno creato un’umanità piena di illusioni, mansueta, disillusa, un altro momento perfetto per l’attacco dei marziani.
Il racconto dell’invasione è svolto da Apollo, uomo “ragionevole” e professore di astronomia. Lo sguardo del protagonista, invece di guardare le stelle, prende nota del meteo e del gossip, offre una forma progressiva di normalizzazione dell’orrore, il disincanto sul presente apocalittico. Politici e comandanti militari, infiltrati e sostituiti dai marziani, fanno discorsi folli, quasi senza senso ma è quello che hanno fatto politici e militari durante guerre tutte umane. I dialoghi sono divertenti, brillanti, sciocchi e insieme oscuri.

Il racconto alterna il comico, il grottesco di questa seconda invasione e il tragico e quanto velocemente gli umani si adattano alla tragedia. Gli Strugackij fanno un sottile, intelligentissimo, commentario sulla natura umana. Rivelano non l’umanità al suo peggio e al meglio tipico del romanzo catastrofico ma per quello che è. Questa oscura lucidità che emerge è la cifra autoriale di quei giganti della fantascienza non ingenua che sono gli Strugackij. Adesso che gli umani sono diventati sempre più strani, i marziani e gli alieni sono quasi indistinguibili dagli umani come in Litania del disprezzo di Volodine, come l’umanità abbandonata ne la Fantarca di Giuseppe Berto. Visionari da sempre gli Strugackij trovano che i tentacoli siano un tratto quasi invisibile, irrilevante.

Gli uomini non hanno più futuro, diceva. L’uomo ha smesso di essere il vertice della creazione. D’ora in poi e per sempre l’uomo sarà un fenomeno ordinario, come un albero o un cavallo, niente di più. La cultura e in generale tutto il progresso hanno perso ogni senso. L’umanità non ha più bisogno di svilupparsi, il suo sviluppo sarà pilotato dall’esterno, e per questo non serviranno più scuole, istituti e laboratori, non serviranno il pensiero sociale, la filosofia, la letteratura, insomma, non servirà tutto ciò che ha distinto l’uomo dagli animali, e che fino a ora è stato chiamato civiltà.

Nonostante il tono e lo svolgimento de La seconda invasione dei marziani questa è una apocalisse, una catastrofe in cui i cieli non diventano rossi e neri e la terra brucia ma dove qualcosa di più profondo e altrettanto finale accade. L’inganno dei marziani, con i loro bisogni e il loro commercio, sembra migliore di quello offerto al mondo postbellico della guerra fredda. Il monito satirico dei fratelli Strugackij e di tutto il genere è potente. L’uomo è diventato un bene di consumo, un animale che con piacere lascia che si estragga un prodotto dal suo corpo. Forse lo è sempre stato. Siamo stati convinti che la resistenza sia qualcosa di sciocco. Non c’è rivelazione più potente e questo è il compito apocalittico del romanzo.

Antonio Vena


Gli scrittori:
Arkadij e Boris Strugackij sono tra i massimi esponenti della narrativa del fantastico mondiale. Nato nel 1925, Arkadij si è dedicato al lavoro editoriale; Boris, nato nel 1933, alla ricerca astronomica. Insieme, i due grandi scrittori russi hanno raccontato scenari plausibili del futuro prossimo e lontano. Nel 1972 hanno pubblicato per la prima volta, dopo un lungo e tormentato conflitto con la censura istituzionale sovietica, il loro capolavoro, Picnic sul ciglio della strada, che ha ispirato a Tarkovskij uno dei suoi film più belli, Stalker. Anche È difficile essere un dio ha una straordinaria potenza immaginifica e ha ispirato a sua volta ben due film. Un miliardo di anni prima della fine del mondo, sempre pubblicato da Marcos y Marcos nella bella traduzione di Paolo Nori, racconta il pomeriggio di un astrofisico che in pieno agosto tenta invano di concentrarsi sulla sua ricerca, solleticato dalle più allettanti distrazioni. Arkadij è morto a Mosca nel 1991, Boris a San Pietroburgo nel 2012.