Mirko Zilahy – La forma del buio

1931

Mirko Zilahy (Roma, 1974), laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi su Dracula di Bram Stoker, ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino dove ha insegnato lingua e letteratura italiana. È giornalista pubblicista ed è stato editor per minimum fax nonché traduttore letterario dall’inglese (ha tradotto, tra gli altri, il premio Pulitzer 2014 Il cardellino di Donna Tartt).

È così che si uccide (Longanesi 2016), il suo primo romanzo, è stato accolto con grande entusiasmo dai critici e dai lettori. La forma del buio è il suo nuovo romanzo e sarà disponibile dal 18 aprile 2017 in tutte le librerie.

Questa la sinossi:

«La forma del buio prosegue il percorso iniziato con È così che si uccide tra le strade, i cunicoli, i monumenti classici e post industriali, il sotto e il sopra, l’acciaio e il verde della mia Roma. Se È così che si uccide è un libro sul senso (relativo) della giustizia e sulla disumanità di cui sono capaci gli uomini, La forma del buio affronta il tema della realtà e del suo doppio: l’illusione, la visione, la trasformazione.»

Roma è nelle mani di un assassino, un mostro capace di dare forma al buio. Una tenebra fatta di follia e terrore, che prende vita nel rito dell’uccisione. Le sue visioni si tramutano in realtà nei luoghi più sconosciuti ma pieni di bellezza della città, perché è una strana forma di arte plastica quella che il killer insegue. Lui si trasforma, e trasfigura le sue vittime in opere ispirate alla mitologia classica: il Laocoonte, la Sirena, il Minotauro. Sono però soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo. Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, è lontano dall’essere l’uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall’abisso. Mentre nuove ‘opere’ di quello che la stampa ha già ribattezzato ‘lo Scultore’ appaiono sui palcoscenici più disparati, dalla Galleria Borghese all’oscura, incantata Casina delle Civette a villa Torlonia, dallo zoo abbandonato all’intrico dell’antica rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in servizio e messo di fronte a quella che si dimostra ben presto la sfida più terribile e complicata della sua carriera. O forse della sua stessa vita.