Anno: 2012
382 pagine – brossura
Traduzione di Katia De Marco
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Se Rebecka Martinsson pensava che accettare il posto da procuratore a Kiruna avrebbe significato, finalmente, un po’ di tranquillità… si sbagliava di grosso. Il ritrovamento del cadavere di una donna in una casa ai confini con la foresta apre la strada a un’indagine che rivela una serie di morti all’apparenza accidentali che hanno colpito, negli anni, la famiglia della vittima.
Il bandolo della matassa sembra risalire, addirittura, al 1914 anno che celebrò Kiruna come la “città più giovane del mondo”, città pronta a vendere le sue preziose materie prime ai paesi coinvolti nel primo conflitto mondiale. Qui giunge la nonna della vittima, donna giovane, bella e dotata di cultura (è una maestra elementare), il cui fascino per il progresso rapisce l’animo del direttore della miniera di ferro, l’uomo più influente di tutta la Lapponia.
Da questo passato scaturisce un desiderio di vendetta che si protrae nel tempo fino al presente e che Rebecka andrà scoprendo pezzo per pezzo fino al terribile finale.
Rebecka Martinsson e la sua narratrice, Åsa Larsson, hanno fatto la loro comparsa sul mio comodino per pura casualità. Cercavo un nuovo libro di Åke Edwardsson di cui avevo appena finito “Il cielo non è un posto sulla terra” (di cui, magari, vi parlerò più avanti), finché il mio sguardo non si è posato sulla copertina – bella – e sono stato attratto dal titolo accattivante di questo “Sacrificio a Moloch”. Ho iniziato il romanzo la sera stessa in cui l’ho comprato e sono arrivato alla fine in poco più di due giorni. Entusiasta. Premetto che per circa otto anni ho lavorato a stretto contatto con la Scandinavia ed ecco spiegato un primo motivo che mi ha spinto verso il giallo nordico. Ebbene, nel romanzo della Larsson la Svezia che conosco e che ho frequentato c’è tutta, racchiusa in fluide descrizioni che ci conducono per mano, creando l’ambiente fondante delle vicende narrate.
Come altri nordici, anche la Larsson usa qui la tecnica del flashback, ma dimostra d’avere una marcia in più perché il ritmico passaggio dal presente al passato s’intreccia con lo sviluppo della narrazione creando un climax naturale che spinge il lettore a girare pagina (ecco perché l’ho finito così in fretta…).
La città di Kiruna, che nel primo Novecento ebbe importanza strategica per le enormi quantità di ferro estratte dalla sue montagne – il ferro svedese – usate da tutte le potenze belligeranti (la Svezia, durante la I Guerra Mondiale rimase neutrale), ma soprattutto la vita quotidiana dei minatori, sono ottimamente resi. Ciliegina sulla torta: il far parlare Meankieli (dialetto della minoranza linguistica norvegese) ad alcuni dei personaggi non fa altro che renderli ancora più presenti.
Rebecka Martisson, il procuratore legale protagonista di tutta la serie, viene coinvolta in una indagine cruda, bugiarda, che mostra amici e nasconde terribili nemici. Il suo muoversi tra le tracce e il cercare di mettere insieme i pezzi di questo omicidio passano attraverso momenti bui del suo io scosso dagli eventi accaduti nei romanzi precedenti. Anche questi aspetti molto psicologici sono tratteggiati con levità, ovvero non occludono la lettura, ma intensificano il valore del personaggio e dei suoi rapporti interpersonali.
Poi ci sono gli animali: orsi (l’incipit del romanzo…oh!), ma soprattutto cani. Forse è qui dove Åsa Larsson mette un altro buon tassello alle sue capacità narrative: ce ne sono diversi, per tutto il romanzo, entrano ed escono dall’azione, ci aiutano a capire l’evoluzione delle vicende, sono protagonisti di un drammatico epilogo.
Alcuni commentatori – superficiali, secondo me – hanno sottolineato alcune descrizioni crude che vedono come protagonisti gli animali, ma sono necessarie all’economia del romanzo.
Åsa Larsson dimostra una buona tecnica nel tratteggiare le psicologie dei personaggi e metterli in relazione tra loro, creando macchiette (quando necessario) o mostrando i limiti di ciascuno (siamo umani…): ci si affeziona presto a Rebecka, ma anche ai suoi colleghi, soprattutto la piccola, bassa di statura, Maria Mella.
I migliori personaggi di questo romanzo? Markus, il bambino che finge d’essere un cane del branco per via di un trauma emotivo e tutti i cani. Perfetti.
Che dire ancora? Åsa Larsson riesce nell’intento di spingere un lettore che s’imbatte in uno dei suoi libri a procurarsi anche i precedenti (o successivi), proprio per scoprire come le vicende personali di ciascuno dei protagonisti (che qui sono alla loro quinta apparizione) abbiano originato o evolvano. Dico questo perché io stesso, alla fine di questo libro, mi sono procurato tutti e quattro i libri precedenti questo romanzo e li ho letti con voracità. Ma di ciascuno ve ne parlerò a tempo debito.
La scrittrice:
Åsa Larsson è nata ad Upssala nel 1966 ed è un avvocato fiscalista. Dal 2003 ha iniziato la carriera di scrittrice con “Tempesta Solare” il primo libro della serie che ha vinto il primo premio all’Accademia Svedese come miglior giallo d’esordio, confermato anche nel 2004 con “Il Sangue Versato” che l’è valso il premio come miglior giallo.
La serie che l’ha resa famosa è composta di cinque libri: Tempesta Solare, Il Sangue Versato, Sentiero nero, Finché sarà passata la tua ira e Sacrificio a Moloch.
Michele Finelli