Editore: Marsilio
Collana: Giallosvezia
Anno: 2014
544 pagine – Titolo originale: “Viskleken”
Traduzione: Carmen Giorgetti Cima
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Prima di proseguire con la recensione, permettetemi: perché – con la stessa grossolana abitudine di coloro che “traducono” i titoli dei film – si passa da un “Viskleken” (titolo originale in svedese traducibile con “The Wispering Game”) a “Brama”? Se vogliamo, è l’unico vero appunto da fare a Marsilio, ma ve lo chiarirò a fine articolo.
Allora, altro autore del quale non mi era ancora capitato di leggere qualcosa, ma dal quale sono rimasto molto colpito. Di là dalla qualità scrittoria che rimane in linea con il livello dei suoi conterranei migliori, la cosa che più mi ha impressionato nella tecnica di Dahl (o Jan Arnald, suo vero nome) è il fatto di riuscire a mettere insieme quattordici personaggi senza lasciarli a meri ritratti o peggio, schizzi, ma farli diventare quattordici protagonisti legando con non comune abilità tutti i fili che compongono questo romanzo.
La globalizzazione non ha permesso solo alle persone di relazionarsi in modo più prossimo ed immediato: anche il crimine internazionale ne ha grandemente beneficiato. Questo il comune denominatore da cui Dahl fa partire il suo romanzo. La crisi finanziaria è al suo massimo storico e le istituzioni rischiano sempre più di diventare terra di conquista per persone senza scrupoli. Ecco che allora Dahl richiama in servizio sei degli appartenenti al precedente Gruppo A (Serie del “Gruppo A” – di cui Marsilio ha pubblicato Misterioso, La Linea del Male, Falso Bersaglio ed Europa Blues – composto da 11 libri di cui sette ancora inediti in Italia) e li inserisce in un organismo di polizia sovranazionale denominato OpCop (Overt Police Cooperation) una sorta di FBI europea che opera sotto copertura all’interno della più nota Europol.
A capo di questa particolare unità troviamo Paul Hjelm (già del Gruppo A) assieme ad una selezione di poliziotti particolarmente capaci da diversi paesi europei, tra cui l’Italia. In realtà la Svezia è sovrarappresentata in questo caso con ben quattro elementi (tutti ex Gruppo A), ma questo non “guasta” il clima e l’andamento del racconto.
Arne Dahl non si perde certo in preamboli e fin dalle prime pagine verrete catapultati in media res. Un susseguirsi di situazioni molto complesse tra cui il ritrovamento di un corpo, nella zona di Hampstead (a Londra) sistemato in modo bizzarro che contiene (letteralmente) un inequivocabile messaggio all’OpCop e al fatto che nella loro struttura che dovrebbe essere “segreta” esiste una falla… A questo troverete collegato lo strano titolare di un mobilificio di Nacka (in Svezia) legato a doppio filo con la mafia italiana, una banca americana che muove quantitativi esosi di denaro, dipendenti di una fabbrica di mobili cinesi che si ammalano… e un cinese che durante il G20 di Londra sussurra una strana frase all’orecchio di Arto Söderstedts. Non chiedetemi come, ma Dahl riesce a tenere tutto quanto in perfetto equilibrio e a descriverlo senza perdere il ritmo.
Cosa dire ancora? Beh, a un certo punto ho pensato che Dahl cercasse di competere con il non comune Le Carré, ma poi mi sono reso conto di come questo match fosse già difficile in partenza: lo stile netto e senza sbavature di Le Carré si scontra con alcune situazioni rigide e leggermente prive della necessaria sostanza nello scrivere di Dahl che si lascia prendere (come molti ultimamente) più dal complicato disegno della trama che dalla trama stessa.
Fatto salvo questo aspetto il resto è notevole e merita tutto il rispetto possibile questo sforzo di Dahl di scrivere un romanzo che coinvolga una così larga porzione di eventi a livello mondiale in un’arena dove banchieri e malviventi vestono spesso gli stessi abiti. Davvero rimarchevole e, cosa migliore di tutte, davvero ben scritto. Sarà l’inizio di una tetralogia, almeno stando all’autore (in Svezia sono già usciti altri due libri della serie), quindi se vi piace questo genere, benvenuti.
Ah, la chiosa relativa al titolo del libro: in apertura del romanzo uno degli eventi è quello relativo a un cinese che viene travolto da un’auto durante la parata delle autorità al G20 di Londra. Poco prima di spirare tra le braccia di Arto Söderstedts, il cinese “sussurra” una frase, ovvero fa un “Whispering Game” o “Chinese Game” come lo definiscono gli inglesi (il nostro passa parola) e Viskleken ha proprio questo significato, non “brama”, ecco!
Michele Finelli
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Lo scrittore:
Arne Dahl, tra i cinque candidati all’European Crime Fiction Star Award per il suo diffuso riconoscimento internazionale, è lo pseudonimo di Jan Arnald (1963). Scrittore e critico letterario, a Stoccolma collabora con l’Accademia di Svezia e cura una rubrica sul quotidiano Dagens Nyheter. Autore di romanzi e racconti, ha raggiunto le classifiche internazionali con la pluripremiata serie del Gruppo A, di cui Marsilio ha pubblicato quattro episodi.Brama è il primo romanzo di una nuova serie in traduzione in 20 paesi.