Pieter Aspe – Sangue blu

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Editore: Fazi; Collana Lain
Genere Thriller/Gialli
Anno 2014
Traduzione: Alessandra Liberati
318 pagine – ebook

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1381Esce in Italia, per Fazi, Sangue blu, il sesto romanzo del belga (fiammingo) Pieter Aspe, pubblicato originariamente nel 2000. E questo è un aspetto che è necessario tener presente durante la lettura, visto che ci sono sia pur rari passaggi nei quali una tecnologia un po’ più avanzata (ad esempio uno smartphone) avrebbe potuto risolvere qualche problema ai protagonisti. E poi, si può fumare nei bar.
Detto questo, passiamo al romanzo.
Pieter Van In è un commissario della polizia di Bruges che si inserisce nel largo filone degli ufficiali di polizia “ribelli”, quelli che non seguono le regole e stanno antipatici ai superiori ma che raggiungono sempre l’obiettivo. È sposato con il sostituto procuratore Hannelore Martens, una “donna in carriera” che però trova molto tempo per la famiglia (la coppia ha due figli, gemelli), e il suo unico vero alleato in polizia è il suo diretto sottoposto e amico fraterno Guido Versavel, che però non accetta sempre i capricci e i colpi di testa di Van In senza discutere. Entrambi sembrano essere alle soglie di una promozione importante.
Il romanzo si apre con Hannelore Martens che si dirige verso un locale dove ha appuntamento con Valentijn Heydens, il suo primo fidanzato che però l’ha contattata per motivi di lavoro. O almeno così ha fatto capire alla donna. Le sue intenzioni, in realtà, sembrano essere ben altre. Van In viene a sapere di questo incontro solamente tramite l’amico Versavel, che si trova costretto a chiedere un alibi a Heydens il cui padre viene trovato impiccato proprio quella sera (e la scientifica sospetta che non si tratti di un suicidio).
Insieme, quindi, a un caso molto complesso, Van In si trova ad avere a che fare con la gelosia e il sospetto, che finiscono per farlo precipitare in una seria crisi coniugale che lo distrae e, forse, lo porta a commettere qualche errore.
Coinvolti nell’investigazione di Van In, che rifiuta di muoversi con i piedi di piombo, sono il Gran Maestro della massoneria locale e nientemeno che il re del Belgio (un re fittizio, in quanto il personaggio qui descritto non corrisponde ad Alberto II, che regnava nel 2000), che si rivela un uomo simpatico e molto alla mano. Dalla sua presenza, e dalla sua sospettata parentela illegittima con uno dei personaggi, viene il titolo del romanzo: appunto, Sangue blu.
A un centinaio abbondante di pagine dalla fine, l’autore ci svela chi sia il colpevole. Smaltita la delusione nello scoprire che si trattava di colui o colei (non voglio fare nessuna anticipazione che possa rovinare la lettura) che avevo sospettato fin dalle prime pagine, mi sono reso conto che in questa maniera l’autore permettendo al lettore di essere un passo avanti rispetto a Van In godendosi così ancora di più le varie sfumature della storia, aumentando la tensione nell’attesa di qualcosa che l’assassino (uso il maschile per semplicità, ma potrebbe anche essere una donna) ha intenzione di fare. Riuscirà la polizia ad anticiparlo, o avverrà una tragedia irreparabile? È qui che il giallo diventa noir, quando Aspe ci consente di sfiorare e cercare di comprendere i processi mentali malati di questo individuo – mentre, allo stesso tempo, “tifiamo” per Van In nella sua caccia.
Uno dei temi non focali ma importanti del romanzo è il fastidio provato da Van In (che evidentemente, almeno in questo aspetto, rappresenta Aspe) per i turisti che affollano Bruges in qualunque momento, con una scena buffa e allo stesso tempo tragica nella quale un gruppo di persone si scontra quasi fisicamente con la polizia perché insistono di avere il diritto di attraversare un determinato ponte – che è appena stato teatro di un tentato infanticidio e di una sparatoria.
Interessante, almeno per i canoni italiani, il fatto che l’omosessualità di Guido Versavel (che è in una relazione molto stabile con un tale Frank) sia trattata come un fatto assolutamente normale: i due sono una normalissima coppia, e solo in un istante scelgono di evitare di tenersi per mano, quando Versavel è in uniforme vicino alla scena di un delitto. Ugualmente, Van In e la Martens evitano di abbracciarsi in una situazione simile.
Un romanzo insomma estremamente godibile, ambientato in una Bruges che, nonostante ad Aspe i turisti evidentemente non piacciano, è chiaramente meravigliosa, leggermente decadente ma forse per questo ancora più affascinante. Mi auguro che i romanzi di questo autore (ne ha firmati, per il momento, 32) continuino ad essere pubblicati anche in Italia, a beneficio dei molti che non sono in grado di leggere il fiammingo.

Marco Piva-Dittrich
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Lo scrittore:
Pieter Aspe è nato a Bruges nel 1953. Ex precettore, fotografo, commerciante di vini, venditore di granaglie e cereali, custode di una basilica, impiegato in un’impresa tessile e lavoratore stagionale per la polizia marittima, ha esordito come scrittore nel 1995 con Il quadrato della vendetta. Nel 2001 ha vinto il premio Hercule Poirot come miglior scrittore fiammingo di gialli. Autore di 32 romanzi, ha venduto in patria oltre 2 milioni di copie.