Jeffery Deaver – L’ombra del collezionista

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Editore Rizzoli Collana Rizzoli Best
Anno 2014
Genere Thriller
489 pagine – rilegato
Traduzione di Rosemary Prencipe
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5715531_299767Ripetitivo, ripetitivo, ripetitivo. Per chi ha letto le altre indagini di Lincoln Rhyme nulla di nuovo all’orizzonte rispetto alle precedenti avventure. Il solito schema: Tom, Ron, Mel che girano come trottole all’interno dell’abitazione-laboratorio di Lincoln. Lon Sellitto che entra e esce come se utilizzasse una porta girevole, la solita immancabile lavagna, Amelia, che corre da una parte all’altra della città in tempi stratosferici.

Più che una casa laboratorio sembra un palcoscenico di un teatro con i personaggi che appaiono e scompaiono dietro le quinte.

Sui tempi non è credibile tutto l’impianto narrativo, è un castello di carta che viene giù con un soffio. Lo dimostro portando un solo esempio tra i tanti: l’omicidio al ristorante Provence2.

Non è possibile che Amelia, in poco più di un ora, possa: indossare la tuta protettiva, percorrere la griglia, raccogliere i vari reperti, individuare un possibile sospetto tra la folla, parlare con una collega per tenderle una trappola e ritornare a casa di Lincoln; forse in un romanzo di fantascienza questo sarebbe possibile. L’autore vuol farci credere che il tempo è fondamentale per risolvere il caso, in realtà non lo sa gestire ecco perché cita, più volte, H.G. Wells, il grande scrittore di fine ‘800 che scrisse “La macchina del tempo”: Deaver vorrebbe possedere il marchingegno ideato dalla fervida e geniale fantasia dello scrittore di fantascienza.

In tutto il romanzo ricorre in modo ossessivo il termine “cosco”: viene citato 293 volte (con l’erader è facile questo conteggio), un po’ più di immaginazione! Ci vuole poco ad utilizzare termini diversi: alla fine questo lemma mi sembrava una parolaccia.

Preciso che all’esordio di Lincoln Rhyme sono stato un suo fan sfegatato e questa infatuazione è durata per un bel po’, poi, d’improvviso, mi sono accorto di questa grave anomalia ed avevo già avuto modo, con il commento relativo a “La luna fredda”, di farlo notare, ma mi sono illuso che potesse migliorare, quindi, se ho perso tempo, tempo, tempo che avrei potuto dedicare ad altre letture più piacevoli, devo fare solo mea culpa, mea culpa, mea culpa.

Aurelio
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Lo scrittore:
Jeffery Deaver è nato a Chicago nel 1950. I suoi romanzi, bestseller internazionali tradotti in 25 lingue, hanno venduto nel mondo oltre 20 milioni di copie con titoli come “Il collezionista di ossa”, da cui è stato tratto l’omonimo film con Denzel Washington. Tutti i suoi libri sono disponibili in BUR. Il sito dell’autore è www.jefferydeaver.com.

Scopri di più: www.jefferydeaver.com