La capitale argentina è molte città in una, scenario ideale per ambientarvi racconti gialli d’ogni tipo.
Il genere noir e poliziesco è spesso racconto metropolitano, a maggior ragione in un Paese come l’Argentina dove la capitale Buenos Aires, con i suoi sobborghi, rappresenta circa un terzo della popolazione complessiva. Ma Buenos Aires non è solo una città, è molte città. I vari quartieri della capitale, con i loro diversi stili di vita e caratteri, offrono scenari così differenti che si potrebbe dire che qualsiasi storia criminale può avvenire da queste parti. Forse tutto è iniziato da quel porto che l’ha unita al mondo, un luogo vincolato ai trasporti e al progresso ma anche alla trasgressione. «In passato Buenos Aires cominciò a prosperare anche grazie ad attività commerciali illegali e a crimini associati al contrabbando», ha notato Ernesto Mallo, direttore del festival Buenos Aires Negra (BAN). «E queste origini torbide e inquietanti devono aver segnato qualcosa nel carattere della città». La letteratura, e in particolare il genere poliziesco, ha descritto e spiegato le diverse forme di violenza, nonché l’insolita capacità di sopravvivenza dei suoi abitanti. Ma il romanzo noir argentino, soprattutto negli ultimi tempi, aggiunge un altro ingrediente: la violenza non è esclusiva dei quartieri marginali, anzi ha nei quartieri alti gli ambienti più propizi per raccontare il delitto.
Lo scrittore Jorge Fernández Díaz, che cita “Gli ultimi giorni della vittima” di José Pablo Feinmann come il suo romanzo noir preferito, ricorda che Mendizábal, l’assassino su commissione, per vigilare sull’uomo che deve uccidere si installa nel vecchio Hotel Europa a Belgrano, quartiere residenziale e benestante. E anche Inés Garland sceglie Belgrano come ambientazione per la sua storia “La esposa muerta”. «Come lettore mi diverto molto quando il crimine, con una certa raffinatezza, si intrufola in quartieri o ambienti nei quali sembrerebbe impossibile, e mi piace trasferirlo nei miei romanzi», spiega Fernandez Díaz, autore di “El puñal”. «Dagli anni ’70 e ’80 in poi scrittori come Juan Sasturain – autore del “Manual de perdedores” -, Pablo De Santis o Guillermo Martínez, grandi scrittori del poliziesco nazionale, hanno dimostrato che la violenza è trasversale: attraversa i diversi strati della vita sociale. Già nella tradizione americana, Hammett e Chandler hanno mostrato i legami tra la classe alta, la politica e la marginalità, spiegando come il delitto li collegasse. Di solito il crimine è frequente nelle classi inferiori, ma la sua presenza nelle classi altolocate è stata una costante riflessa anche dalla letteratura di genere».
Claudia Piñeiro sottolinea invece che nei suoi romanzi il pericolo non si annida laddove prevalgono i pregiudizi collettivi, vale a dire nei nei quartieri poveri. “Las viudas del jueves” (pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo “Le vedove del giovedì”) si svolge nel quartiere privato e super vigilato di Altos de la Cascada, dove la vita è idilliaca, tra case che imitano palazzi con ampi giardini e piscine riscaldate: «Il villaggio privato funziona qui come la stanza chiusa, un classico del poliziesco, e in tal senso mi è servito come luogo emblematico della crisi degli anni ’90 e del 2001. Ma, soprattutto, mi piace trasgredire il concetto che la violenza è solo nei quartieri più poveri, associati alla criminalità: può accadere a casa tua o nel luogo più protetto», spiega Piñeiro. Nel suo romanzo “Catedrales” si commenta: «Chi avrebbe mai immaginato che qualcosa di simile – qualcosa di terribile – sarebbe successo a una ragazza di Adrogué (paese a sud di Buenos Aires, ndr), a pochi metri da una parrocchia?». «Nel mio racconto “La muerte y la canoa”, ho scelto il quartiere di San Telmo, che è una zona per certi versi inquietante, ma poi ho ambientato il crimine in un altro posto, a Puerto Madero. Ci sono altri miei romanzi in cui il luogo è decisivo anche per la trama: in “La crepa” (Feltrinelli), ad esempio, c’è un un riferimento a certi quartieri di Buenos Aires basato sugli edifici liberty sparsi per la città. Il punto è che non sempre c’è un rapporto diretto tra il luogo considerato pericoloso e il crimine, che avviene in modo inaspettato», conclude.
Articolo di Giorgio Ballario su Latin Noir