Antonio Invernici – La Valle Dei Cadaveri

2993

Editore Newton Compton Collana Nuova Narrativa
Anno 2016
Genere Thriller
416 pagine – brossura o Ebook


inverniciUltimamente la mia mai doma pusher di libri mi rifila piccole chicche. Magari, dato che è da un po’ che non scrivo stroncature o recensioni tranchant (come mio uso in certi casi), magari, dicevo, mi vuol tener buono e darmi in pasto cosucce che non rilascino lo Nyarlathotep che c’è in me (se non sapete chi è Nyarlathotep… cercate su Wikipedia). Infatti dopo la mia recente escursione islandese (che ha avuto poi un inaspettato seguito di cui troverete testimonianza a breve), Cecilia mi ha procurato l’ebook dell’ultimissimo e nuovissimo lavoro di Antonio Invernici, uno scrittore poco noto – questo è il suo secondo romanzo – ma che se continua così potrà portare di certo molto giovamento al livello e alla qualità del thriller italiano. Si comincia.

Da cosa capite che il libro che avete davanti è scritto bene? Ognuno ha la sua cartina di tornasole: la mia è quando mi rendo conto che mi ritrovo a pagina 100 dopo un tempo ridicolo. Ho già scritto altrove del fatto di poter godere della capacità di leggere decisamente molto in fretta – rispetto alla media – cosa che ho sviluppato durante i miei studi universitari e che la mia passione per la lettura tout-court mi ha portato a mantenere allenata e ad affinare. Ora quando mi ritrovo oltre pagina 100 nell’arco di meno di mezz’ora allora ho una prima risultanza: il testo è ben scritto, fluido e sufficientemente attrattivo dal non farmi distrarre. Certo, non baso tutto su questo mero dato metrico, ma diciamo che è un ottimo indicatore di qualità. Tralasciando i tecnicismi, ho trovato questo romanzo decisamente interessante e di buona, se non ottima, qualità: e adesso cerco di spiegarvi perché.

La capacità di uno scrittore di thriller sta, almeno in parte, nel sapervi tirar dentro a una situazione di assoluta normalità dalla quale scaturisce o si mostra il lato orribile. Giornalmente siamo esposti a questa dicotomia, ma è solo quando veniamo condotti per mano a scoprirne con dovizia i segnali che ci rendiamo conto di quanto terribile possa essere la quotidianità che ci circonda. Persone e cose che vediamo e salutiamo tutti i giorni, luoghi in cui la natura dà il meglio di sé fanno da velo a mostruosità che solo l’aberrante mente dell’uomo è in grado di creare. La follia della tortura, della distruzione sistematica di un corpo altrui per trarne piacere è una di queste perversioni che definire tali è errato: la perversione è molto meno terribile, molto meno foriera di dolore. Qui siamo di fronte ad esseri che di umano hanno solo la genetica, ma al cui interno non v’è nulla. Li abbiamo incontrati spesso sulle pagine dei quotidiani o nei racconti di cronaca, ma abbiamo una forma di salvaguardia che ce li fa dimenticare perché il solo pensare a loro e a come possano appropriarsi delle vite altrui per il loro sollazzo ci farebbe piombare nel terrore costante.

Gli abusi, il mercificare il proprio corpo per ottenere un risultato, il desiderio adulterino verso il corpo adolescente, il senso di falso potere quasi divino nel decidere sulla sorte di un altro essere umano dopo averlo usato alla stregua di un oggetto, spesso molto peggio. Ah, di certo tutto questo accade in quelle parti del mondo dove c’è più degrado… no. Questo accade proprio laddove il denaro e il potere sono all’apice, poiché quando denaro e potere non sono più in grado di comprare null’altro ecco che la cosa più folle è quella di comprare la vita altrui e farne l’uso che se ne crede. E allora eccoli qui, in questo libro, tutti gli attori di questo grand guignol: i biechi lestofanti che si muovo nelle terre della miseria e che, con il miraggio di una vita migliore, dragano giovani e bambini da inserire in un incubo dove si attardano i grandi magnati, gli avvocati di grido, coloro che si sono arricchiti sulla pelle degli altri e che ora sfruttano questo potere per un senso di piacere rivoltante. Talmente ributtanti che quando pare che in questo mondo sia per sbaglio caduta la figlia diciassettenne di uno di loro si scandalizzano. Talmente ributtanti da essere in grado di assoldare reietti della società quali aguzzini loro malgrado o guardiani di vite altrui.

In tutto questo s’infilano le vite di quattro ragazzi, Benedetta, Federico, Massimo e Metz. Benedetta è quella che scompare, Federico e Massimo quelli che a loro modo potrebbero trovarla perdendo qualcosa di loro nel frattempo, Metz è colei che scopre molto di più di quello che avrebbe voluto. Parallelamente a loro una squadra delle forze dell’ordine molto ben congegnata (a tratti molto simile a qualcosa di già visto in tv, ma è forse l’unica pecca che posso trovarci, n.d.r.) che si affanna anche in maniera poco ortodossa nella parossistica ricerca della soluzione contro il tempo.

La tensione è palpabile per tutta la durata del romanzo, anche in quei momenti di calma apparente o di svago c’è sempre, a latere, l’incombente. La scrittura di Invernici vi porta per mano rimanendo per la più parte entro i binari che lui stesso ha posto e solo in un paio d’occasioni s’affastella rischiando di perdersi, ma l’autore ne riesce a venir fuori positivamente. Ottimamente riuscita la ricostruzione del parlato giovanile – merito anche del supporto delle figlie dell’autore da lui ringraziate in calce al romanzo – e dell’atteggiamento “legaiolo” di alcuni personaggi del libro che rimane equilibrato e non cade nella facile macchietta. Notevole la descrizione della natura e del paesaggio che circonda: il bello, la pace, le lucciole – prodromi al terrore esplodente – contribuiscono ad una buona dose d’atmosfera.

Ah, dimenticavo la mia polemica sui titoli: da fonti ben informate il libro si sarebbe dovuto intitolare “La valle dei cani”, titolo che avrebbe avuto un richiamo evidente nella trama (a voi scoprirlo…). La scelta dei “cadaveri” ha certamente più presa sul pubblico…. In conclusione: bello, teso per la maggior parte del tempo, a volte, pochissime, leggermente prolisso, ma sempre con il coup-de-théâtre che ti riporta in pista. Mi sei piaciuto Invernici. Ora tocca a voi.

Michele Finelli
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Lo scrittore:
Antonio Invernici è nato nel 1965 a Milano, dove tuttora vive, lavorando come dirigente in una multinazionale americana. Appassionato di libri e di scrittura, ha due splendide figlie alle quali dedica tutto quello che scrive. Nel 2010 ha pubblicato La quinta vittima. La valle dei cadaveri è il suo secondo romanzo.