Stefano Crupi – A ogni santo la sua candela

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Editore Mondadori Collana
Anno 2016
Genere Narrativa
236 pagine – brossura
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9788804659822Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna.
No, c’è una madre. Solo le madri desiderano davvero il bene dei loro figli, solo le madri.

Chi è Maristella? Qualunque madre potrebbe riconoscersi in questo personaggio, apprensiva come solo le mamme italiane possono essere.
Ha occhi solo per il suo unico figlio, Ernesto. Il suo amore viscerale e al limite dell’ossessione la spinge ogni giorno a cercare il benessere e l’agio che il quartiere in cui vivono non potrebbe mai concedere.
Quartiere Spagnoli, Napoli.
E’ cresciuta in fretta, Maristella. La madre la perse a dodici anni e il padre due anni dopo. Una famiglia numerosa rimasta senza timone e lei a tirare le fila delle sorti del fratello e delle sorelle.
“Se hai fame impari in fretta, non si scappa.
Quando sei in una situazione di debolezza poi, capisci anche che è con il più forte che ti devi alleare.”
La madre chioccia accudisce il figlio come fosse il migliore del mondo e, rimasta presto vedova, il suo unico scopo nella vita è far emergere dalla massa dei reietti il suo ragazzo, riscatto per la sua modesta esistenza.
Aveva escogitato tutti gli stratagemmi per farlo lavorare in Economia e commercio.
Con gli anni aveva capito che la fortuna aiuta gli audaci, ma che i santi servono di più. In gioventù aveva conosciuto un potente boss della malavita, Alfonso Malatesta – detto “Il re di Napoli” – e quella conoscenza poteva essere utile per la carriera che aveva immaginato per suo figlio.
Maristella gli fa trovare camicie pulite e stirate tutti i giorni, cravatte diverse e scarpe tirate a lucido. Se curi il tuo aspetto la gente ti guarda con occhi diversi.
Si votava a tutti i santi le venissero in mente. Il marito era sempre stato un uomo mediocre, suo figlio non doveva fare la stessa fine.

Ma quando si tocca da vicino il potere, ci si sente inebriati. Non si ha voglia di partire dal basso, di fare la gavetta. E’ una straordinaria sensazione di forza, far parte di un’élite. Ci si sente giganti che hanno la possibilità di calpestare un insetto.
E Ernesto Ferrante si sente invincibile, affianca i più forti e egli stesso si nutre di quel potere che non è il suo. Come Icaro e le sue ali di cera, più Ernesto si avvicina alla luminosità dei grandi capi, più si brucia, fino a cadere irrimediabilmente nel baratro da cui ha cercato di emergere.

Stefano Crupi, autore di Cazzimma nel 2014 (Mondadori), affronta un tema quanto mai attuale. La difficoltà di trovare un lavoro nella pubblica amministrazione e la scalata – anzi, direi, l’arrampicata – per raggiungere i piani alti nel più breve tempo possibile. Non importa se calpesti chi quel posto se l’è conquistato onestamente (ma sarà davvero così?), l’unico scopo è arrivare in cima, studiando colleghi – ignoranti ma presuntuosi, alcuni manipolabili – e meccanismi, con scaltrezza e avidità.
Lo scrittore ci accompagna nei labirinti della burocrazia, ramificata e contorta, nella quale si annidano corruzione e criminalità, in cui avere amicizie che contano vale più di mille concorsi.
Nel romanzo i dialoghi sono privi di ogni vincolo di virgolette, tuttavia scorrevoli come non mai. Mariastella parla in prima persona, una madre che si espone pericolosamente per consentire al figlio di ascendere a una brillante carriera, è una donna il cui unico fine è annullarsi per amore.
Mi ha ricordato Mariasole, la protagonista del romanzo di Luigi Romolo Carrino, una donna che respirava malavita e, nonostante ciò, riusciva a restarne distaccata.
Con la stessa furbizia e strategia, le due donne cercano di condurre un gioco pericoloso, l’importante è non farsi prendere la mano. Il gap tra la vita di strada e quelli che vivono in gabbie dorate non si colmerà mai, neanche votandosi ai santi.
Trovo un leit motiv tra il romanzo precedente, Cazzimma e questo: la sopravvivenza dei giovani a una società dove i padri sono assenti, ragazzi costretti ad emergere per non essere fagocitati dal crimine che impera nelle strade e recluta deboli menti per i propri affari. L’amore unico, viscerale delle madri, capaci di qualsiasi cosa per i propri figli.
Fatico a inquadrare il genere di Crupi con questo romanzo, una via di mezzo tra un noir e denuncia sociale e mi sarei aspettata più azione, più tensione. Ma questo dipende dalla mia forma mentis.
Sicuramente un autore da tenere d’occhio, lettura consigliata.

Cecilia Lavopa
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Lo scrittore:
Stefano Crupi è nato a Caserta nel 1977. Giornalista dal 2010, si occupa di cronaca e attualità.