Lello Gurrado – Non doveva finire così

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Lello Gurrado è nato a Bari nel 1943. È giornalista dal 1965. Dopo aver fatto uso di libri che parlavano di droga (“Gli sdrogati”, “Mamma eroina”, “Don Mazzi, un prete da marciapiede”), ironizzato sul proprio mestiere (“Il mestieraccio”, “Se ho smesso io”), ucciso una libraia (“Assassinio in libreria”), arrestato un giallista (“La scommessa”) e fatto una carneficina in diretta TV su un’isola maledetta (“Nomination”)… dopo tutto questo, più due libri più banali legati alla cronaca (“Khomeini e la questione iraniana”, “San Siro, la Scala del calcio”), ha cominciato a scrivere romanzi di denuncia. Prima ha raccontato la crisi di un padre al bivio tra resistenza al lavoro e pensionamento (“Invertendo l’ordine dei fattori”), poi ha denunciato le discriminazioni e il razzismo esistenti nella società di oggi (“Fulmine”), perfino in modo grottesco e divertente (“Nel gommone”).

Per Edizioni del Gattaccio, disponibile in brossura e ebook, esce il nuovo romanzo intitolato “Non doveva finire così”, di cui vi riportiamo la sinossi:

Non doveva finire così è un romanzo – anomalo e coraggioso – che racconta la crisi di uno scrittore che d’improvviso si trova in conflitto con il personaggio letterario che lui stesso ha creato. La controversia nasce per il fatto che il romanzo, un noir, che doveva finire in un certo modo, si conclude in maniera totalmente differente, lasciando esterrefatto lo stesso autore. Il protagonista d’improvviso si ribella, esercita il libero arbitrio e fa terminare la storia a modo suo: con un omicidio.

Lo scrittore va in crisi, si sforza di capire come mai il personaggio ha preso il sopravvento sulla sua volontà, dove e quando ha sbagliato e per farlo ricostruisce passo dopo passo tutta la trama del suo romanzo, cercando di scovare quel momento in cui qualcosa è andato storto. È un percorso tormentato che lo scrittore ripercorre con sofferenza perché tocca anche tematiche che evidenziano le sue inquietudini, i suoi rapporti con la famiglia, i figli e gli amici.

Il libro dunque si sviluppa su due piani: su uno il noir vero e proprio, una trama che   parla di giovani, droga, delinquenza, carcere e quant’altro; sull’altro la crisi professionale ed esistenziale dell’io narrante.