Intervista a Leonardo Patrignani

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(c) Cecilia Lavopa

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Leonardo Patrignani è nato a Moncalieri nel 1980. Ha esordito nella narrativa con Multiversum (Mondadori, 2012), primo titolo di una trilogia venduta in più di 20 Paesi e con oltre centomila copie vendute all‘attivo. Ha poi pubblicato il thriller There (Mondadori, 2015) i cui diritti per il cinema sono già stati opzionati. Time Deal è il suo ultimo romanzo pubblicato dalla De Agostini per la Collana Young Adult.
Lo abbiamo incontrato in casa editrice e ci siamo fatti raccontare alcune curiosità su di lui e sul libro appena uscito.

1. Perché scegliere di ambientare il romanzo in un periodo poco lontano dal nostro? Perché non più avanti?
L.: Non volevo una civiltà troppo futuristica e, oltretutto, per come sono andati i momenti socio-politici in Aurora dopo la guerra, non vive un progresso come potrebbe viverlo Hong Kong. Sull’isola si trascorre una sorta di medioevo, dove i finanziamenti alla ricerca vengono tolti, anni bui in cui su Aurora non si progredisce, sono anni simili al periodo del proibizionismo. Se immagino una società tra cento anni, non vedo macchine che volano, diciamo che Aurora è una metropoli moderna e fa immedesimare meglio il lettore nei comportamenti di chi vi abita.

2. Ho letto che sei un fanatico di King e che avresti voluto scrivere Shining. Perché non hai scritto un thriller, allora, anziché un romanzo di fantascienza?
L.: In realtà l’ho anche scritto! E’ andata così: nel 2008 scrivo la prima bozza di Multiversum, finisco e lo metto nel cassetto. Mi metto a scrivere un thriller puro e psicologicamente violento. Durante la stesura, mi decido a mandare la proposta agli editori, sia di Multiversum, che una bozza del thriller di circa cinquanta pagine insieme a una sinossi. Quindi ero già proiettato verso il thriller, ma il primo interessamento fu per Multiversum da parte di Sonzogno. Avendo avuto questa chance, ho portato avanti questo romanzo di fantascienza – poi pubblicato da Mondadori – senza che me lo aspettassi. Il thriller l’ho riscritto nuovamente e visto che mi piace molto, lo userò come sceneggiatura. Forse non è ancora il momento, Contorni di noir prima o poi recensirà anche un mio thriller.

3. Ci racconti come nasce il look del libro?
L.: Per darvi l’idea di Aurora, sono stati fatti vari confronti e alla fine abbiamo deviato verso una copertina che esprimesse con un’immagine il concetto di fondo del romanzo: il tempo immobile e la struttura stessa della clessidra sdraiata che richiama l’infinito. Aggiungi uno strillo tematico, il colore e la lavorazione del logo di Time Deal ed ecco la copertina.

4. Mi sono piaciute le Teorie sull’Esistenza di Aileen, in particolare la prima: L’unica cosa che conta è il momento che stiamo vivendo. Nessun passato. Nessun futuro.”E’ riferito ai giovani d’oggi? Non hanno ancora un passato ma il futuro è ancora incerto? Come giovane, qual è la tua teoria sull’esistenza?
L.: Non è tanto riferito all’età ma è più un concetto filosofico, per cui la percezione dello scorrere del tempo non è tanto il suo fluire ma il susseguirsi di singoli momenti. Il momento attuale è come lo vivo, c’è sempre costantemente il presente. Non è legato al pensiero di un giovane, potrebbe essere la teoria anche di un adulto, quella di vivere il momento al massimo. Aileen trae delle conclusioni nella vita che vede e scrive di questo.

5. Quale personaggio proteggi di più, che senti tuo? Quando sei uno scrittore, i tuoi personaggi sono un po’ come i tuoi bambini.
L.: Sicuramente Sara, la sorellina di Julian. In realtà, c’è un po’ di me in Julian e anche in Aileen nel modo di percepire il mondo. Nella narrazione, ognuno ha i suoi ostacoli da superare: Julian è libero di scegliere, pur essendo ridotto male nella sua condizione di vita. Aileen, pur avendo la stessa idea di non invecchiare mai, si oppone, ma non è libera di decidere, soprattutto in un’isola come Aurora dalla quale non puoi andare via. Ci sono le idee dei vari personaggi che sento mie.

6. Qual è il messaggio principale che vuoi far passare ai tuoi lettori?
L.: Ce ne sono diversi, uno più idealistico: Gli uomini muoiono, gli ideali sopravvivono, un concetto centrale all’interno di questo romanzo. Gli uomini muoiono: è giusto che il tempo scorra dall’inizio alla fine del tuo ciclo di vita. E poi gli ideali sopravvivono: durante il tuo arco di trasformazione difendi il tuo ideale, che rimarrà, così come il domani di Aurora che sopravviverà agli uomini. Attenzione soprattutto a quando ti fanno delle promesse che sono irraggiungibili, nessuno ti dà la vita eterna gratis.

7. A cosa ti sei ispirato per creare il farmaco? Leggendo il romanzo mi è sembrato che ci fosse una sorta di militarismo, di fascismo.
L.: Nel creare il farmaco ho pensato principalmente al suo utilizzo come fattore positivo, mentre nell’uso del farmaco è vero che ricorda una specie di regime. Il potere che acquisiscono le case farmaceutiche diventa politico. L’uso del farmaco è una mia curiosità costante sulle scoperte scientifiche proiettate nel futuro. Ho letto studi sulle nanotecnologie con diverse applicazioni e, tra l’altro, esiste già una terapia delle nanoparticelle. E’ in piccolo quello che diventa Time Deal, ma potrebbe essere una medicina del futuro. Chissà quanto costerà!

8. Aileen e Julian cosa hanno in comune con Jenny e Alex di Multiversum? Mi piaceva l’idea che ci fosse una similitudine tra loro.
L.: Volendo vedere, di simile a Multiversum c’è anche un migliore amico, Marco in Multiversum e Stan in questo. Stan è una spalla, un aiutante, una figura taumaturgica di Julian mentre Marco è il protagonista assoluto. Comunque tra Aileen e Julian e Jenny e Alex di simili ci sono le iniziali al contrario! A parte gli scherzi, è una situazione talmente diversa che non riesco a confrontarli.

9. Nel book-trailer c’è la domanda pilota per il futuro lettore: “Julian ha promesso di amare Aileen per sempre. Quanto dura il per sempre?” Lo scrittore cosa ne pensa?
L.: La domanda: “Quanto può durare l’eternità?” non è il grosso dubbio che devi avere, ma cosa riesci a fare nel periodo che ti è concesso. Puoi anche vivere in eterno, ma puoi non vivere bene. Immaginate la vita di oggi con tutte le sue difficoltà e moltiplicatela per dieci. Non è detto che la vita su questa terra sia consigliabile, alla fine è meglio vivere bene nel momento attuale.

10. I genitori di Aileen che rappresentano lo stereotipo del cittadino di mezz’età che non si lamenta troppo di come gira il mondo senza indagare dietro le quinte è qualcosa che temi nell’ambito dell’uomo?
L.: L’appartenenza a una filosofia di vita, un credo particolare – non tanto inteso come religione ma come una setta – è quanto di peggio possa esserci, perché a quel punto le decisioni che prendi nei confronti della tua famiglia devono essere allineate, non è più il tuo pensiero. C’è chi disconosce un figlio, ad esempio. Ho preso spunto dalla realtà, ma ad Aurora è difficile perché non te ne puoi andare. A volte le condizioni sono estreme, distopiche. Fortunatamente i genitori di Aileen subiscono una trasformazione.

11. Nel tuo libro c’è chi è combattuto tra prendere o non prendere il Time Deal. Tu lo prenderesti o no?
L.: Penso proprio di si, a patto di avere un buon numero di anni per verificare le statistiche del farmaco. Comunque, pur avendo scritto una storia dove gli antagonisti sono una casa farmaceutica – quindi rivale è la scienza – io sono molto a favore della scienza e delle case farmaceutiche. Ho giocato al contrario, ho immaginato del marcio dietro qualcosa che invece trovo molto positivo: la prevenzione e il benessere. Ovviamente, dal punto di vista distopico, è agghiacciante. Ci sono degli studi in merito e non è detto che non ci arriveremo.

12. Il finale ha aperto altre possibilità. Ci sarà un seguito?
E’ un tipo di storia che – per come è raccontata – si presta a ipotetici seguiti. Dipende dal fatto che il pubblico gradisca o meno, ovviamente. L’impatto sui lettori è fondamentale, è la conditio sine qua non per pensare a un secondo romanzo. Gli ingredienti ci sono! Quello che volevo e per come l’ho impostato strutturalmente, era che Time Deal si aprisse, si sviluppasse e si chiudesse. A differenza di Multiversum che partiva come trilogia, questo era fine a se stesso.

Vi salutiamo con una bellissima canzone dei Queen: Who wants to live forever – citata dallo stesso Leonardo Patrignani qui e a cui siamo particolarmente affezionati per l’utilizzo nel film “Highlander” con un giovane Christophe Lambert.

Cecilia Lavopa