Paula Hawkins – Dentro L’acqua

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Editore Piemme Collana Narrativa
Anno 2017
Genere Thriller
372 pagine –  cartonato e e-book
Traduzione di: B. Porteri


Come nelle migliori tradizioni, arriva il secondo libro dell’autore – autrice, in questo caso – che ha “fatto il botto” con il primo, tanto da averne anche una versione cinematografica (per gli appassionati: il film è bello, sarà perché c’è Emily Blunt per la quale ho un crush quasi adolescenziale, ma è bello, uno dei pochi libri trasposti con senso). Come nelle migliori tradizioni ecco che si creano i due schieramenti: “è brutto”, “è bello”. Spinaciando tra i vari blog e sulla rete il commento più comune, ed anche più amorfo, è “non è bello come il precedente”. Si tratta del solito commento da bar, di quelli fatti da chi, spesso, il libro nemmeno l’ha letto. È qualcosa che accade anche per tanti altri libri, ma trattandosi di quello che ho letto e che mi accingo a recensire, mi fa rimanere sempre stranito.
Si allinea, questo modo di commentare, a tutta quella schiera di italiana letteratura che produce mediocrità e che al primo suono di una voce stonata, tra tutte quelle che osannano acriticamente, rimane interdetta e reagisce piccata, con quel modo capriccesco tipico dell’età del dito in bocca. Bene, non vi tedio oltre su questa débâcle che porterebbe il tutto troppo lontano da quello che vogliamo raccontare.

Partiamo dal commento più banale: il libro è – fortunatamente – completamente diverso da “La Ragazza del Treno”. Quando lo stesso libraio vi dice “se ti è piaciuto il primo, ti piacerà di certo anche questo”, ecco guardatelo bene, perché di certo non ha letto il libro. I presupposti dei due racconti sono completamente diversi, l’introspezione così potente del primo qui non c’è perché l’idea del racconto è ancorata ad altro: le reazioni e la vita di una piccola comunità inglese ad un fatto di cronaca. Lo stesso afflato di mistero è gestito con modi diametralmente opposti.

Ne “La Ragazza del Treno” Hawkins giocava con pochi personaggi, qui ne tira in ballo una discreta quantità, mettendo così a dura prova quei lettori che non amano disperdere l’attenzione su troppi punti di vista: Lena, Jules, Nel, Sean, Erin, Helen, Patrick, Nikie, Mark, Louise. Allora è complesso? No. Hawkins riesce a saldare tutti i quanti in una serie di situazioni e a fornirle al lettore in modo accessibile. Per quanto mi riguarda l’unica cosa degna di nota è stato rendermi conto come non abbia sviluppato per nessuno di essi – forse un po’ di più per Lena – quella sorta di “affetto” o “interesse” che si prova per un dato personaggio. La più parte mi è rimasta indifferente, utile alla storia, nulla di più.
Volendo spendere un paio di parole in più su questo aspetto, mi si conferma una sensazione che ho avuto con diverse scrittrici di gialli: i loro personaggi sono, spesso, decisamente antipatici o assolutamente poco piacevoli, una sorta di anti-personaggio. La cosa, di per sé, mi piace particolarmente poiché è più veritiera, meno artefatta; il lettore non indulge, ma viene strattonato: e la cosa è positiva.

Ricado, mio malgrado, nel gioco del confronto quando vi dico che questo libro ha anche una diversa tensione emotiva generale. Sebbene il tono sia un’ottima mistura di mistero, ossessione e di qualcosa d’oscuro che pare incombere, alla fine non sortisce l’effetto sperato e rimane appoggiato lì, quasi dimenticato fino a quando la trama si tramuta in una serie di spiegazioni che lo smontano. Gli oltre dieci personaggi vi racconteranno via, via gli accadimenti e i retroscena: questo rischioso sistema, che ad Hawkins riesce con maestria, crea un ottimo intrigo, spinge la lettura e, di quando in quando, sconcerta, ma il fatto che la colpa sembri spalmarsi con fin troppa equità tra i sospetti, fa calare l’attenzione e rende l’effetto finale più debole.

Anche qui, sempre nel pantano del confronto, questo libro – nonostante l’argomento – risulta decisamente meno drammatico e scabroso. Dubito che salterete sulla sedia – come chi ha letto il primo ha di certo fatto: vi troverete difronte alla soluzione del caso e la cosa apparirà in tutta la sua tragicità, ma nulla di sconvolgente.

Allora è brutto? Per carità. Hawkins ha scelto di cambiare registro, ma è rimasta una scrittrice molto affascinante – ve lo consiglio in lingua, se potete – e, soprattutto, contemporanea. Per chi è amante delle serie televisive questo libro ricorda molto “Broadchurch” (l’originale BBC), sia nell’ambientazione che nei personaggi. Me lo sono gustato, mi ha appassionato e l’ho trovato notevole in certi aspetti ed è per questo che leggerò con piacere anche il prossimo di Hawkins!

Michele Finelli
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La scrittrice:
Paula Hawkins, inglese, con un passato di giornalista, vive a Londra ed è l’autrice del bestseller internazionale La ragazza del treno, il “thriller dei record” che ha venduto più di 18 milioni di copie nel mondo in meno di due anni, e solo in Italia è arrivato a un milione, senza mai lasciare le classifiche.
Dentro l’acqua è il suo nuovo, attesissimo romanzo, che uscirà in più di quaranta Paesi ed è già considerato l’evento editoriale dell’anno.