Stefano Brusadelli – Gli amici del venerdì

1830

Editore Mondadori Collana Scrittori Italiani e Stranieri
Anno 2017
Genere Noir
Pagine 228 – brossura e ebook

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“Chi sostiene che la vecchiaia è la stagione della serenità mente. Se ne renderà conto anche lei. Senectus ipsa est morbus; e non solo per colpa delle malattie. O almeno non di quelle che curano i medici. SI ACCORGERA’ CHE LA VECCHIAIA E’ LA STAGIONE DELLE TEMPESTE. Della rabbia per tutto quello che si è perso, e dell’angoscia per il fatto di non avere più tempo a disposizione. E anche della paura di esporsi al ridicolo, se si vuole afferrare ancora qualche cosa”.

Sembrerà strano che io abbia citato quel brano, proprio quello, nell’introdurre il discorso su questo bel noir. A parte il fatto che mi abbia colpito in particolare, per l’amarezza profonda e senza speranza…poi rispecchia benissimo il contesto della storia tutta. Storia che si svolge in una Roma degradata, fatta di rioni popolari con palazzoni e gente di ogni tipo che vi ruota intorno; con personaggi apparentemente perbene, ma che nascondono segreti e abitudini non proprio limpide.

E’ qui che viene trovato ucciso un pensionato, sgozzato nel bagno; un uomo tranquillo, solitario, che aveva come unica consuetudine quella di riunirsi il venerdì a cena con un gruppo di anziani pensionati – da qui il titolo. L’uomo aveva chiamato poco prima di essere ucciso un vecchio amico – Ausilio Serafini, il protagonista principale- dicendogli di avere assolutamente bisogno di parlare con lui. Non parleranno mai, purtroppo, ma Serafini, ex poliziotto ora ritirato a vita privata e garagista di mestiere, non vede chiaro in questa morte ed inizia ad indagare, convinto (a ragione) che bisogni partire da quegli incontri del venerdì. E qui mi fermo. Ai lettori il seguito.

Un personaggio interessante, questo Serafini; con un vissuto doloroso: matrimonio fallito, lavoro abbandonato per un’inchiesta andata male ….E’ pieno di rancore, di amarezza, deciso a stare da solo; non si aspetta più nulla dalla vita.
L’autore ce ne dà un ritratto preciso, ricco di sfumature, tanto che, procedendo nella lettura, pare di conoscerlo. Lo stesso vale per Roma, che non è descritta qui come la “capitale” , piena di luci, di bella gente, di negozi, di vita.. E’ piuttosto un triste ritratto di un posto desolato, popolato da gente che tira avanti in un modo o nell’altro;da figuri poco rassicuranti; da persone che si lasciano vivere o che cercano ancora qualche sprazzo di giovinezza perduta in squallidi incontri.
Un’umanità dolente.

“L’alba era l’unico momento di luce che sopportava.
Ne apprezzava la mancanza di pietà.
L’alba strappa tutti i veli posati dal buio, illumina senza misericordia ogni bruttezza, e dissolve le illusioni. Era una perfetta rappresentazione del suo modo di intendere l’esistenza”.

Triste.
Ma un romanzo profondo, ricco di introspezione psicologica, con un efficace affresco della Roma meno “raccontata”: quella forse più normale. Certamente non un romanzo che incuta buonumore, ma una bella prova di questo scrittore , che ancora non conoscevo.

Rosy Volta

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Lo scrittore:
Stefano Brusadelli è nato a Roma il 13 febbraio 1955. Ha lavorato per molti anni nei giornali, tra cui “Il Mondo” e “Panorama”, occupandosi in prevalenza di politica italiana. Ora scrive sulla “Domenica” del “Sole 24 Ore”. Nel 2010 ha pubblicato per Vallecchi Piccole atrocità, una raccolta di racconti ambientati nella Capitale. Il suo primo romanzo, I santi pericolosi, è uscito per Mondadori nel 2013 e ha vinto il premio Crovi per il miglior esordio nel genere noir. Nel 2015 ha pubblicato Le ali di carta (Palombi), cinquanta incontri con personaggi italiani che parlano del loro “libro della vita”.