Anna Grue – L’arte di morire

2209

 

Editore Marsilio Collana Farfalle
Anno 2017
Genere Giallo
464 pagine – brossura e ebook
Traduzione di M. V. D’Avino
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Come disse Gandhi, “quello che semini raccoglierai, la legge del karma è inesorabile”. Ed è proprio il cattivo karma che tira le fila di questo nuovo romanzo di Anna Grue. Pubblicato in Danimarca nel 2009, è il terzo romanzo della serie Il Detective Calvo, dopo “Nessuno conosce il mio nome” e “Il bacio del traditore”.

Camille Schwerin, nota scultrice e moglie di un facoltoso magnate dell’arte, rientrando nella sua casa di Christianssund, paesino che si affaccia su uno splendido fiordo vicino a Copenaghen, trova il cadavere della madre ottantenne e lo studio completamente devastato, le sue opere sbriciolate. In seguito comincia a ricevere lettere minatorie e subisce due tentativi di omicidio. Un anno dopo, insieme ad altri sette concorrenti, partecipa al reality show, “Caccia all’assassino”. I partecipanti, tra i quali troviamo il Detective Calvo, vengono rinchiusi in un ex ospedale psichiatrico sull’Isola dei Sospiri, luogo incontaminato e bellissimo che fa da sfondo a gran parte del romanzo. Com’è facile immaginare, ben presto la finzione di mescola alla realtà.

I personaggi principali sono molto ben caratterizzati. Dan Sommerdahl, soprannominato il Detective Calvo, è un pubblicitario che si improvvisa detective e affianca la polizia nelle indagini. Dotato di intelligenza e fiuto, avvenente, tutto ciò che fa gli viene facile. Come investigatore è un po’ pasticcione, ma molto amato dal pubblico, che lo considera un esperto di “stili di vita” e gli perdona qualche piccola scappatella. Flemming Torp, storico amico di Dan, è l’ispettore di polizia titolare delle indagini, un po’ timido, un po’ moralizzatore (bacchetta sempre le persone interrogate), sfortunato. I due investigatori sono quanto di più diverso si possa immaginare: uno affascinante, impulsivo, infedele, l’altro pacato, rimane in secondo piano e ancora non ha perdonato a Dan di avergli soffiato la fidanzata. Uno è l’opposto dell’altro, e in qualche modo si completano. Per dirlo con le parole della brava autrice danese, il vincente e il perdente.

Camille Schwerin è una nevrotica sprovvista di senso dell’umorismo e di empatia, manipolatrice, “ha un’intolleranza alla vita, non sopporta i batteri, il disordine, i peli di animale, le calorie, le battute e soprattutto i pareri contrari al suo, crea una pessima atmosfera ovunque vada”. In poche parole: un pessimo karma.

I concorrenti del reality show sono tutti un po’ strambi e molto particolari, un gruppo di persone delle quali vengono mostrate tutte le umane debolezze (per non dire bassezze!); tutti hanno dei segreti e dei secondi fini, che piano piano ci vengono svelati (bellissimi i dialoghi nella sala degli interrogatori). Ci sono la ex partecipante eliminata in finale di X-Factor, lo stilista gay in cerca di clienti, l’attrice bellissima che non riesce a liberarsi del suo personaggio in una popolare serie tv, il supermacho televisivo omofobico e sessista, l’esperta di bon-ton semialcolizzata, il giovane deputato in cerca di consensi per le prossime elezioni, la scultrice nevrotica che tutti detestano e, infine, il Detective Calvo.

Il romanzo è godibilissimo e molto scorrevole, i dialoghi sono semplici e ben strutturati, come in un’opera teatrale. L’elemento centrale della narrazione è l’investigazione, qua e là vengono seminati indizi, che il lettore riconosce con chiarezza e che alimentano il mistero. Bella l’idea del gioco nel gioco, di ambientare i fatti in un moderno reality dove i concorrenti sono spiati 24 ore su 24, diventano via via sospettosi gli uni con gli altri e vengono manipolati dalla produzione. Leggere questo libro è stato un po’ come partecipare ad una gigantesca partita di Cluedo. Gli unici aspetti negativi, se proprio devo trovarne qualcuno, sono la poca azione in generale, la lunga introduzione ai fatti principali e qualche piccola sbavatura nella traduzione italiana.

Anna Grue è stata spesso paragonata ad Agatha Christie, ed è facile vederne i parallelismi, sebbene in chiave moderna. A parte l’ovvio rimando, peraltro esplicitato, alla trama di “10 piccoli indiani”, ci sono elementi riconducibili ad “Assassinio sull’Orient Express” e in generale allo stile della Christie. A partire dalla coloritura di tutti i personaggi, il loro avere dei segreti che ci vengono mostrati poco alla volta, lo snocciolarsi degli indizi, la galleria dei personaggi utilissima prima dell’inizio, il detective improvvisato. Gli elementi di divergenza sono, a mio avviso, un minor rigore nella trama giallistica da parte dell’autrice danese e in generale un clima meno drammatico che fa da cornice agli eventi.

Questo romanzo è una perfetta lettura estiva se vi piace il genere, poco impegnativo, divertente, coinvolge il lettore nelle indagini. In Italia sono stati pubblicati solo tre romanzi sui sette scritti finora circa le avventure del Detective Calvo, spero che presto verranno tradotti anche i successivi. Consigliatissimo a tutti.

Barbara Gambarini
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La scrittrice:
Anna Grue (1957) è la più nota autrice di genere danese. Giornalista e scrittrice, ha raggiunto il successo con il personaggio del Detective Calvo, diventato un beniamino del pubblico, celebrato dalla stampa per la sua arguzia e il suo calore; la serie che lo vede protagonista è stata nominata tra l’altro al Prix SNCF du Polar in Francia. Anna Grue ha tre figli e vive con il marito non lontano da Copenaghen.