Fred Vargas – Il morso della reclusa

1886

Editore Einaudi Collana Stile libero Big
Anno 2018
Genere Thriller
440 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Margherita Botto

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Non sono mai stata a Parigi. Mi piacerebbe visitarla. Attraversarla. Percorrere i suoi “boulevards”. Soffermarmi in un “café”. Passeggiare lungo la Senna. E sono sicura che qui, in riva al fiume si formerebbe davanti ai miei occhi un’immagine. O meglio una figura. Di un uomo. Dai contorni imprecisi. Spettinato. Trascurato. Con lo sguardo fisso verso un luogo indefinito e con i pensieri avvolti in una nebbia fitta. Un taccuino tra le mani o sdraiato su una delle tante panchine vicino all’acqua. Questo perché nella mia fantasia ormai, il commissario Adamsberg è imprescindibile da questa città.

Eccomi di ritorno dalla lettura dell’ultimo libro edito per Einaudi di Fred Vargas “Il morso della reclusa”, uscito a tre anni dall’ultimo “Tempi glaciali”. Ritorno soddisfatta e con la convinzione che il commissario Adamsberg con la sua personalità, la sua stravaganza e il modo di esprimersi bizzarro, resti uno dei miei preferiti. Il tutto reso possibile dalla scrittura dell’autrice che conserva nella sua modernità qualcosa di antico, qualcosa che proviene da un mondo perduto, medioevale, gotico, fatto di ombre, di leggende ma anche di fatti che sono parte integrante della storia di un popolo e del suo paese.

Ma che un individuo nebbioso se ne andasse in un Paese nebbioso gli sembrava invece azzardato e gravido di conseguenze. Danglard temeva ripercussioni problematiche, forse irreversibili.

Il commissario Adamsberg si trova su un’isola islandese quando viene richiamato a Parigi perché la sua squadra si trova ad indagare su un caso. “ Una donna travolta da un auto. Un marito, un amante. Non tanto semplice. Gradita presenza. Seguono informazioni.” Così il commissario fa ritorno all’anticrimine nel 13esimo arrondissement, con un’andatura beccheggiante, lo sguardo fluido ed un sorriso vago. Viene aggiornato e subito decidono come proseguire nell’indagine. Nel frattempo, però, nota sul computer di Voisenet notizie su un ragno velenoso, comunemente detto reclusa e la probabilità della morte di tre anziani, a distanza ravvicinata, per il suo morso. Sembrerebbe una casualità ma qualcosa si mette in moto: come direbbe il suo vicino di casa e amico, Lucio, questo morso comincia a prudere nella mente e bisogna grattarlo fino che non smette. Così Adamsberg non può fare a meno di indagare nel passato delle vittime, finendo per dividere la squadra, alimentando l’ostilità in una persona che di solito gli è indispensabile fino ad uno scontro risolutivo, in una maniera o nell’altra.

Per quanto mi riguarda la forza dei romanzi della Vargas non risiede solo nel personaggio del commissario Adamsberg che, può piacere o meno, ma che io trovo dotato di un fascino insolito e ammaliatore. Ma anche nell’atmosfera che riesce a creare e nei componenti della squadra. A partire dal vice commissario Danglard con la sua eleganza e le sue citazioni. Proseguendo con Veyrenc, con le sue quattordici ciocche rosse tra i capelli bruni e la sua natura poetica. La dea polivalente Retancourt. Il brillante informatico Mercadet, che necessita di dormire ogni tre ore circa. Froissy con il suo armadio prieno di scorte alimentari sempre attenta alle necessità degli altri. Voisenet, ittiologo esperto di pesci. Il timido brigadiere Lamarre. E tutti gli altri, singolari per un lato del carattere o per un modo di fare.

Unitamente a questo, il modo di scrivere dell’autrice che di volta in volta ci trasporta parallelemente al presente in una sorta di bolla che proviene dal passato. I temi affrontati sono diversi: dalla natura alla violenza , al dolore, all’abbandono e al male che si possono nascondere in certi ambienti e che finiscono per segnare irrimediabilmente le persone e tracciare i loro destini.

Ho ritrovato la curiosità di sapere provata nelle prime indagini del commissario. C’è stato uno scontro che mi ha dato fastidio ma in fin dei conti, forse, necessario per rendere i rapporti umani più realistici.

E ora non resta che aspettare il prossimo libro per ritrovare il commissario. Intanto me lo immaginerò, come già detto, mentre passeggia lungo la Senna o sotto l’albero nel giardino di casa, insieme a Lucio mentre fuma una sigaretta rubata al figlio Zerk.

Federica Politi

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La scrittrice:
Fred Vargas è uno pseudonimo. L’autrice ha deciso di adottarlo in omaggio alla sorella gemella Jo, una pittrice che nelle sue opere si firma appunto Vargas (Vargas è il cognome del personaggio interpretato da Ava Gardner nel film La contessa scalza).
Di Fred Vargas Einaudi Stile libero ha in catalogo: Io sono il Tenebroso (2000, 2003, 2006), Chi è morto alzi la mano (2002 e 2006), Parti in fretta e non tornare (2004 e 2006), Sotto i venti di Nettuno (2005 e 2008), L’uomo a rovescio (2006, 2008), Nei boschi eterni (2007 e Super Et 2008), L’uomo dei cerchi azzurri (2007), Un po’ piú in là sulla destra (2008 e 2010), Un luogo incerto (2009 e 2011), Prima di morire addio (2010, 2011, 2018), I quattro fiumi (2010), Critica dell’ansia pura (2010), La cavalcata dei morti (2011 e 2012) e le raccolte La trilogia Adamsberg (ultima edizione 2015), che riunisce le prime inchieste del commissario, Scorre la Senna (2009), raccolta di tre racconti con protagonista il commissario Adamsberg, e I tre evangelisti (2010), che riunisce in un unico volume i romanzi Chi è morto alzi la manoUn po’ più in là sulla destra e Io sono il Tenebroso; nel 2015 Tempi glaciali (uscito anche in Super ET nel 2016) e nel 2018 Il morso della reclusa.
Nel 2012 Einaudi ha pubblicato, nei Super ET, la uniform edition comprendente le raccolte I casi dei tre evangelisti e I casi del commissario Adamsberg. Nel 2013, sempre per Einaudi, è uscito Piccolo trattato sulle verità dell’esistenza; nel 2014, La seconda trilogia Adamsberg (comprendente Sotto i venti di Nettuno, Nei boschi eterni, Un luogo incerto).