Gaspare Freddi – Il pianeta Venere e i suoi abitanti – Gli abitanti di Marte

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Editore Cliquot  / Collana Generi
Anno 2018 – Prima pubblicazione 1904 – 1906
Genere fantastico
288 pagine – ebook


Perciò dobbiamo giudicare un racconto fantastico non già dall’intreccio, ma dal grado di emozione che riesce a suscitare nel suo momento meno terreno” (H.P. Lovecraft “L’orrore soprannaturale in letteratura” 1925). Lovecraft scrisse questo saggio una ventina d’anni dopo la pubblicazione dei racconti di Freddi. Non credo abbia mai avuto la possibilità di leggerli, dato che non vennero mai tradotti, ma è sintomatico come questo fermento verso il fantastico fosse già divenuto “genere” a suo modo almeno da un paio di lustri. La letteratura del fantastico è stata – assieme a quella classica indotta dalla programmazione scolastica – la mia porta d’ingresso nel mondo della lettura, credo di avervelo già detto in diverse occasioni, al punto non solo da risultare ripetitivo, ma forse anche un po’ stucchevole. Correrò un ulteriore rischio in questa direzione, non me ne vogliate. Ho già letto altre pubblicazioni di Cliquot verso la quale ho un debito di riconoscenza per questo lavoro incessante di recupero di storia letteraria, a dimostrazione che certa letteratura era più che mai viva e pulsante anche in quel locus amenus dell’Italia d’inizio secolo.
Di quel periodo storico abbiamo i nomi altisonanti che imperversano tutt’ora (Verne, H.G Wells), creatori di romanzi il cui taglio è difficile da ascrivere ad un genere – “romanzo avventuroso”, “romanzo scientifico” – ma che bene viene descritta dalla metafora di Gianfranco de Turris che la chiama “protofantascienza” (grazie alla prefazione di Maculotti per questa notazione).

A leggere i due racconti, la prima impressione che passa è – a noi ormai adusi al fantastico – una generale ingenuità, o meglio, una netta sensazione che colui che scrive si stia baloccando con un genere talmente nuovo che gli permette deviazioni fino ad allora inconsuete. Lo scrittore del fantastico, quando corroborato da una cultura letteraria solida e da molteplicità di letture, è in grado di elaborare visioni che seppur fuori dal seminato, rimangono vivide e “reali” nella loro fantasia. Ecco allora la descrizione dei personaggi con un taglio più da rotocalco che da romanzo d’antan: il dottore Cosimo Torresi un “giovane simpatico, sui 30 anni, alto e snello, dalla maschia figura e dalla fronte spaziosa e intelligente” (cit.) esperto di “magnetismo” (mesmerismo) che guarisce Clelia, la figlia di un vicino – l’ingegnere Felli – fin da bambina afflitta da forme convulsive, ma che ora, guarita “ha messo su un po’ di colorito, si è sviluppata alquanto nelle forme e ora è […] una vezzosa giovanetta di diciott’anni” (cit). È proprio Clelia che si dimostra molto predisposta, tramite l’imposizione del “sonno magnetico” da parte del dottore Torresi, a forme di veggenza molto complesse, tanto da poter descrivere con precisione assoluta cose e fatti di cui non ha alcuna conoscenza e che si trovano molto distanti da lei. Così, una sera in cui il pianeta Venere si trova maggiormente vicino alla Terra, tramite la sua percezione magnetica, Clelia esplora e descrive il pianeta dapprima al dottore Torresi, che ne monitora il sonno indotto, poi agli amici che convengono alla casa del dottore mossi da una incredibile curiosità.

I racconti di Clelia sono piccoli capolavori di fantasia, ma soprattutto mostrano quale fosse, ai tempi, il sentimento verso il futuro, verso quello che il progresso e le esplorazioni (allora al loro culmine) avrebbero portato: promesse, desideri, aspirazioni a una vita migliore, di una società più giusta e organizzata in modo più efficiente. Le descrizioni che Clelia dà prima di Venere poi di Marte (nel secondo racconto) diventano un modo indiretto con cui discutere del presente. I convitati che ascoltano i resoconti fantastici non sono meri fruitori, ma s’infervorano e danno vita a dibattiti e discussioni piene di suggerimenti e riflessioni:  si usa il medio del racconto fantastico per cercare di portare nuovi spunti che possano cambiare – in meglio la società presente.

L’incedere scrittorio di Freddi è piacevole: sembra quasi di sentire i radio drammi di un tempo, con quell’incedere per noi rétro, senza alcun anglismo e sempre permeato di una vaghezza, di un’aura di serenità, di pace, di ottimismo. La descrizione degli eventi anche quando potenzialmente pericolosi, non è mai truculenta o neppure violenta: viene descritta, quasi medicalmente, con la giusta dose di note e particolarismi, ma senza mai eccedere. I personaggi di Freddi sono, probabilmente, una sua emanazione: gestiscono la situazione con tranquillità smarcante, interagiscono nel preciso rispetto delle convenzioni sociali, ridono, ma non sguaiatamente, s’impressionano e s’impauriscono, ma sempre nei modi e nei termini giusti. Oltre la prosa, la fantasia di Freddi è notevole e mostra quanto già la “letteratura di genere” avesse seminato seppur nata da non più che un paio di lustri.

Si può provare una sorta di figliale bonomia al termine di questi racconti, un sentimento che ci fa sorridere di quella forma d’ingenuità tipica di chi ancora non era stato toccato da guerre e distruzioni e che vedeva nell’utopia del fantastico un “Mondo Nuovo” (come il distopico libro di Huxley che vedrà la luce nel 1932) più giusto e piacevole. Di fronte alle tragedie odierne, all’inettitudine dei governanti, al livellamento verso il basso di ogni aspetto del vivere civile – cultura compresa – il fantastico non è un non-luogo in cui rifugiarsi alla stregua di struzzi, ma un mezzo per continuare a perpetrare quei valori che, visto il presente, sono divenuti pura fantascienza.

Michele Finelli

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Lo scrittore:
Gaspare Freddi (1844-19??) fu ufficiale d’artiglieria del Regio esercito e, specializzatosi nel ramo tecnico, divenne scrittore di argomenti militari. Ideò alcune armi automatiche che furono realizzate soltanto come prototipi, e le cui caratteristiche tecniche sono discusse nei libri Studio sopra un nuovo sistema di fucile a tiro celere e sulla applicazione al fucile mod. 1870 (1887) e Proposta di una carabina a rinculo utilizzato per l’armamento delle truppe d’Africa (1888). Ritiratosi a vita privata, si dedicò alla narrativa fantastica scrivendo Il pianeta Venere e i suoi abitanti (Società editrice La Milano, 1904), e il seguito Gli abitanti di Marte (a puntate su “Per Terra e per Mare”, 1905-1906).