Gianni Mattencini – Onore e silenzio

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Editore Rizzoli / Collana Nero Rizzoli
Anno 2018
Genere Giallo
274 pagine – brossura e ebook

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A Borgodivalle, l’arrivo del novembre del 1924 non è scandito dalle lancette dell’orologio, inalberato gloriosamente sopra la stazioncina, ma dagli sbuffi del fumo sputato a singhiozzo della locomotiva in arrivo, apportatrice di progresso. Eh già, perché anche se nella placida e immaginaria cittadina calabrese in quell’anno del Signore millenovecentoventiquattro, per quelli che non ricordassero l’anno del delitto Matteotti, è arrivato il progresso. Sissignori è arrivato, preannunciato dal treno e portato dal treno. Da mesi il nuovo progetto del ponte per la ferrovia era stato avviato, in estate, erano già state costruite le spalle di pietra, futuri appoggi per la definitiva struttura, il pilone centrale…

Per questo a novembre gli operai si sono messi subito all’opera, hanno cominciato a piazzare i nuovi i binari, si sono accesi i fuochi e lungo la strada ferrata ha echeggiato il ferrigno clangore delle mazze che piegano l’acciaio. Ma nemmeno tre giorni dopo l’inizio della posa della nuova linea, uno degli uomini, il più giovane, ritroverà proprio vicino al nuovo ponte in ferro che deve attraversare il fiume, il cadavere martoriato del direttore dei lavori, l’ingegner Alessandro Alessi. Ma chi l’ha ucciso e perché? Beh, il movente sembra lasciare pochi dubbi. Dalle condizioni in cui è stato ritrovato il corpo e dall’ulteriore sfregio dell’orrenda mutilazione, si tratta senz’altro di un delitto d’onore. Dunque il perché sarebbe risolto, ma come e da chi? Certo che un delitto d’onore lascia largo spazio a dubbi e sospetti. Indubbiamente un arma da taglio, ma usata da chi? Qualcuno in paese? L’ingegnere era già stato a Borgodivalle d’estate per mettere a punto il progetto.

Questa volta ci tornava dopo mesi. Era stato visto per a sera all’osteria. Era passato per salutare scherzosamente gli operai, il capo cantiere gli aveva dato la buona notte mentre si avviava da solo per una passeggiata al chiar di luna camminando lungo la ferrovia. Sì, ma quando era arrivato a Borgodivalle? Scoperto il delitto nella cittadina tutto si blocca, in attesa. Per sciogliere l’intreccio del mistero, trovare l’omicida e ripristinare l’ordine e la giustizia, La Regia Procura spedisce subito in loco, in quel selvaggio avamposto piazzato ai fianchi di fitti boschi che rimandano con prepotenza ai briganteschi rifugi dei secoli passati, il brigadiere Maisano. E Maisano, in caccia della verità, inseguendo la pista insanguinata legata all’onore, in un continuo e faticoso viavai lungo la linea, si arrampicherà per giorni, per i collinari pendii dove regna la pastorizia governata da matriarche ruvide e dritte come bastoni di nocciolo e da femmine sicure e padrone di se stesse, ma i cui oscuri anfratti offrono comodo rifugio ai latitanti. E lui, uomo frustrato e pessimista, uno straordinario personaggio, forse finalmente per la prima volta nella vita arriverà persino a sentirsi motore e protagonista di qualcosa. Ma Maisano non sarà il solo a indagare… Altri dovranno provare a capire per permettere di far tacere la propria coscienza.

Un’ epoca passata, neppure tanto lontana, un mondo in cui non si voleva e non si intendeva parlare della politica, di quanto buono e cattivo c’era o stava accadendo altrove. Un mondo fatto di differenze sociali nettissime, ingiuste, scelte che inquinano la realtà, che conducono a bieca prevaricazione e a scelte sbagliate forse degne di severa punizione. Un romanzo molto voluto, raffinato e che riesce ad avvalersi della sua sottile ma convincente trama gialla, per inserire profondi significati nella nostra umana conoscenza con la precisione di una lama affilatissima.

Patrizia Debicke

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Lo scrittore:
Dopo Nel cortile e poco oltre (Pensa Multimedia 2013) e I segreti degli altri (Perrone 2016) questo è terzo romanzo di Gianni Mattencini, che fa il magistrato e vive e lavora a Bari.