Aliya Whiteley – L’arrivo delle Missive

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Editore Carbonio Editore / Collana Cielo Stellato
Anno 2018
Genere Sci-fi
160 pagine – brossura e ebook
Titolo originale “The Arrival of Missives
Traduzione di Olimpia Ellero


L’arrivo dell’email di Cecilia, che mi consegnava l’epub di questa lettura, mi ha fatto trasalire, non poco, quando con la velocità distraente delle occhiate che gettiamo agli oggetti delle nostre poste elettroniche ad una prima lettura il cognome Whiteley si era mutato in Whateley (Lavinia Whateley è la madre di Wilbrun Whateley, l’Orrore di Dunwitch, Lovecraft, n.d.r.). Ecco allora che i miei sensi deviati avevano subito fatto contrarre il mesencefalo il quale, in un nanosecondo, aveva prodotto nella substantia nigra una quantità di dopamina pari a quella che ivi si genera quando addento un quadrello di cioccolato fondente Van Houten. Mentre ancora ebbro di questo pungolo motivazionale, con fare inebetito rileggevo il nome, ecco che il livello di dopamina si allineava a “standard” permettendomi di compitare, con correttezza “Whiteley”. La cosa, comunque, non faceva scemare l’abluzione di liquido cererbospinale che aveva da poco inondato i miei peduncoli celebrarli, per cui, la vivida curiosità rischiava di decussare in modo definitivo i miei occhi. Bene, alla fine sono riuscito a calmare il tutto e a lasciare che i repentini movimenti saccadici delle mie pupille si distendessero, dandomi così modo di leggere queste favolose 160 pagine.

Novella. Che bel nome usano in Inghilterra per questo genere di racconti. Tutti, all’udire il termine, lo associano al religioso “buona novella”, ma spesso, la “novel” non ha questo intento. Whiteley ce ne dà un copioso assaggio sebbene il metraggio del suo scrivere sia definito in sì poche pagine. L’ambientazione – resa in modo impeccabile – è quella di un villaggio rurale dell’Inghilterra del primo dopoguerra in cui abita Shirley, una “quasi diciassettenne” che – per i tempi – è già con un passo nell’età adulta. Shirley mostra, con la pudicizia e la consonanza del momento storico, un amore folle per il suo insegnante, il signor Tiller, un giovane uomo ventiquattrenne rimandato in patria a seguito di alcune ferite subite in guerra le quali, a detta della pettegola signora Barbery, non ne farebbero più un vero uomo “non dopo quella ferita”, lasciando bene intendere dove quella ferita abbia colpito.  Ma la quasi adulta, ma ancora ingenua Shirley, crede che la signora Barbery faccia riferimento alla zoppia fintanto che non decide di capirci un po’ di più, spiando il claudicante Mr. Tiller mentre si spoglia.

Non vi dico altro, dato che racconti come questi evolvono con rapidità inaudita, ma non aspettatevi banalità o mostruosità d’accatto. Vi trovate fra le mani un piccolo, potentissimo tesoro di letteratura, una novella (ho già detto che adoro questo termine?) che si distingue per tanti aspetti. Ve ne cito alcuni.
Dunque, innanzi tutto ogni persona trasuda umanità e autenticità, passandovi la netta sensazione che esse siano di transito in questo racconto, giusto per dargli sostegno, ma che poi ognuno abbia una sua vera vita da vivere altrove. Vi troverete l’Inghilterra che, sebbene siano gli anni ’20, è ancora profondamente “Vittoriana”: le donne hanno dimostrato di poter fare molto di quanto fanno gli uomini, ma il loro posto è ancora quello delle madri e delle mogli, non certo di aspiranti universitarie o men che meno indipendenti. Centosessanta pagine in cui Whiteley inanella una straordinaria ricchezza di relazioni interpersonali che evolvono da pochi tratti: ad esempio, poche scene con la madre mostrano, per la capacità descrittiva e indiretta di Whiteley, una relazione più ricca, profonda, autentica. Percepiamo distintamente il tutto senza noiosi e sbrodolati dialoghi.

Se l’ho messo nell’area dell’horror/sci-fi è perché ci sono elementi soprannaturali, ma posti con un garbo ed una sottigliezza smarcanti. Non abbiamo il classico wit soprannaturale che permette al protagonista di fare cose fuori dal comune, anzi, in questo caso il supernatural la spingerebbe a prendersi dei rischi, nulla di diverso – però – da quelli che le ragazze reali, del mondo reale, prendono regolarmente ogni giorno; un’ottimo bilanciamento tra straordinario ed ordinario. Chiude il tutto una trama vivace, coinvolgente ed anche divertente (oltre che molto intelligente). Una novella che dovete leggere, mentre io di certo mi procuro la precendente “La Bellezza” (sempre di Carbonio) di cui ho letto un estratto in originale che mi ha rapito prima ancora di arrivare alla fine della terza riga.

Michele Finelli

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Aliya Whiteley è nata a Barnstaple (North Devon) nel 1974 e attualmente vive nel West Sussex. È autrice di romanzi, racconti, poesie e saggi pubblicati su diverse testate, antologie e siti letterari, tra cui «The Guardian», «Interzone», «McSweeney’s Internet Tendency». È stata nominata due volte per il Pushcart Prize e nel 2007 ha vinto il Drabblecast People’s Choice Award. L’arrivo delle missive è stato finalista a diversi premi (John W. Campbell Award, BFS Awards, BSFA Awards, James Tiptree Awards, Saboteur Awards). Di Aliya Whiteley Carbonio ha già pubblicato La Bellezza.
Scrive su: aliyawhiteley.wordpress.com e su Twitter (@AliyaWhiteley)