Hanna Lindberg – Il gusto di uccidere

1788

Editore Longanesi / Collana La Gaja scienza
Anno 2019
Genere Thriller
416 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Renato Zatti


Il motto di una favolosa birra irlandese cita: “Il meglio arriva a chi sa attendere”. Bene, con la cadenza simile a quelle che si riservano alle comete – senza che questo presupponga natività fuori calendario – arriva, con mia gioia, il seguito a quello STHL Confidential (così il titolo in Svezia) che oltre un anno fa (2017) aveva portato in Italia la frescura di un nuovo modo di intendere il giallo/thriller in terra nordica. La mia curiosità sul suo seguito – del quale la stessa Lindberg ci informò durante l’intervista che ne seguì – era di capire se si fosse trattato di un fuoco di paglia oppure se, finalmente, qualcosa stesse cambiando nel metodo ormai fittile che aveva piombato la produzione letteraria nordica, bloccandola in una serie di situazioni ripetitive stantie e di accatto (pochi ed eccelsi i fuori quota, molti, troppi quelli che si erano adeguati). Così arriva STHL Grotesque (e qui torna la mia sorta di ubbìa nei confornti dei titolisti che elaborano un “Gusto di uccidere” e fanno perdere la continuità dei titoli… vabbè, poi me lo spiegate in separata sede) e io, come quello che sa attendere, mi preparo per il meglio.

Anche se non avete letto il primo libro di questa serie, il presente romanzo è in grado di stare in piedi senza problemi ed i riferimenti a fatti avvenuti prima non vi precludono di gustarvi tutta l’azione e la suspence che questo thriller si porta dietro, anzi, diventano un volano per spingervi a “mettervi in pari” e leggervi la prima avventura della nostra Solveig Berg. Alcune delle ingenuità, se così vogliamo chiamarle, presenti nel primo libro hanno avuto la loro maturazione e quello che andrete a leggere è un thriller ottimamente congegnato, rapido, tagliente e preciso come un cucù svizzero. Se in STHL Confidential Lindberg prendeva di mira la vacuità e la follia del mondo modaiolo e delle riviste patinate di settore, questa volta tocca agli oramai indigesti chef che imperversano pressoché ovunque e dei quali – io per primo – vien voglia di sbarazzarsi nei modi più  vari. Nella fattispecie il tentativo di eliminarne uno in particolare porta con sé una morte inaspettata, quella della responsabile del blog per cui ora Solveig lavora, morte che la lascia senza un’amica, senza un lavoro e  – dulcis in fundo – senza un compagno.

Lindberg si dimostra un raro esempio di giornalista portata nel romanzo di genere che non si vende al trend del momento, ma che invece continua a sviluppare una sua idea di racconto e di trama. I personaggi sono quello che sono, nel bene e nel male. Nessuno di loro, a ben vedere, è senza colpe, seppure vi sia sempre quello più scaltro o meglio assolutamente privo di ogni scrupolo. Il male, come sappiamo, sta variamente distribuito: in alcuni casi, però, tende a concentrarsi in un punto preciso e ad assumere aspetti fallaci, imbellettati e dissimulati. Quello che mancava un po’ nel primo romanzo – un minimo di approfondimento sui singoli protagonisti – è rimasto tale, ma ha assunto una ragion d’essere: Lindberg non ama sbrodolature e stream of consciousness fuori luogo e predilige – grazie – un molto più secco e definitivo approccio alle situazione, mettendo in luce i lati positivi ed oscuri di ciascuno. Solveig è una donna fin troppo forte, che a un tratto si rende conto di come le sue relazioni – sentimentali, amicali – siano fuori luogo. Sì, le servono, ma come edulcorante. Lei basta a se stessa, sempre e comunque, anche a costo della propria vita. Proprio con questa convinzione – di rischiare solo per se stessa – persevera nel solo mestiere in ci si riconosce: la “giornalista d’assalto”.

Il ritmo del libro è adrenalinico e ogni congettura fatta quattro pagine prima viene smentita poi ripresa, poi smentita, poi ripresa ancora ed ancora una volta messa in discussione. E la rivelazione è una bella epifania. Tradotto molto bene, come nel precedente verrete lanciati a perdifiato tra le vie, le piazze e le strade di una bellissima città – Stoccolma – e anche se non ne conoscete nessuna, anche se i suoi nomi suonano più come imprecazioni o scioglilingua, stranamente si prestano a far da quinte e le descrizioni accurate non vi fanno rimpiangere il fatto di non sapere dove diavolo si trovi a Stoccolma il parco di Tegnérlunden (dove si trova la statua di Strimberg, una delle colonne portanti della cultura umanistica svedese).
Sembrerebbe che Lindberg abbia voglia di scrivere un terzo racconto…Lo aspetto.

Michele Finelli

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La scrittrice:
Hanna Lindberg è nata nel 1981 e vive a Stoccolma. È una giornalista di costume che lavora soprattutto sul web. Stockholm Confidential, il suo romanzo d’esordio, uscito presso Longanesi nel 2017, è subito arrivato in cima alle classifiche svedesi ed è stato pubblicato in oltre 10 paesi.