Antonio Manzini – Rien ne va plus

1666

Editore Sellerio Editore Palermo / Collana La memoria
Anno 2019
Genere Giallo
410 pagine – brossura e ebook

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“Rocco, mi dispiace…”
“Cosa, ti dispiace?”.
“Che non ce la fai. Eppure è facile, Rocco, amore mio, dipende da te”.
Accanto alla porta, Cecilia guardò spaventata il figlio. “Che fa?”.
“Parla…” rispose il ragazzo.
“Ma chi c’è nella stanza?”.
Gabriele sorrise appena. “Sua moglie”.

Bastano poche righe, ma intense come quelle citate, per rituffarci nel mondo magico (per noi lettori) di Rocco Schiavone. Si attendeva con ansia questo romanzo, perché il precedente , “Fate il vostro gioco”, era terminato incompiuto, con tanti punti oscuri e situazioni da definire.
Ma non era solo quello, il motivo: il fatto è che quando si è Schiavone-dipendenti, si aspetta e basta! Come degli assetati. E la sete, anche questa volta, è stata placata, da una bella storia, sotto tanti punti di vista.
Ricapitolando, la “puntata” precedente era terminata lasciando molti dubbi sulla morte di Romano Favre: Schiavone si era reso conto di avere commesso errori di valutazione,di essere giunto troppo frettolosamente alla conclusione del caso, con buona pace di tutti. Non sua, però.
Il tempo passa e, nonostante i suoi travagli, la stanchezza – morale, più che altro – le arrabbiature, Rocco è sempre un segugio di prim’ordine. E l’indagine riparte.

Nel frattempo, un altro caso viene a turbare i sonni valdostani dei nostri eroi: Rocco, la sua squadra – di cui dirò a parte – il medico legale Fumagalli, Michela Gambino. Un furgone portavalori proveniente dal Casinò, con tre milioni di euro a bordo, scompare nel nulla. Dopo il primo sbigottimento, viene ritrovato uno dei due autisti ferito e drogato, che non sa però essere d’aiuto agli investigatori.
L’inchiesta procede su un doppio binario. Rocco si convince infatti, nonostante tutti lo dissuadano da quest’idea, che la sparizione sia legata strettamente all’omicidio Favre, lasciato irrisolto, a suo parere. Così attiva la sua squadra che, ormai,avendo inquadrato e soprattutto accettato il suo caratteraccio e le sue stranezze, lo segue ciecamente. E sarà una buona decisione, perché le intuizioni del nostro vicequestore (non commissario, prego!) si riveleranno esatte.
Non vorrei aggiungere altro alla trama, perché è bello scoprire un tassello alla volta, di questa complessa storia, seguendo lo stesso ritmo degli investigatori.

Vorrei invece fare qualche considerazione sul romanzo in generale. Che Manzini scriva in modo eccellente, è ormai risaputo. La storia procede fluida, regalandoci pagine variegate, che passano dalla commozione alla divertita tenerezza; dalla suspence di alcuni momenti al dolore. Dolore puro, e basta. La presenza della moglie morta è in ogni pagina e, come dice Rocco, ci sarà sempre. Non è più, però, straziante come all’inizio – è vero che il tempo è un buon medico – ma accompagnata da un senso di dolcezza, di malinconica rassegnazione. I dialoghi tra loro, quelli che ci hanno incantati nei primi romanzi di Manzini, sono rari ormai; quello citato all’inizio, e ascoltato da Gabriele e dalla madre Cecilia, è struggente.
Anche la figura di Caterina, altra “spina” nel cuore di Schiavone, è sempre presente: è terribile avere affidato il proprio cuore già duramente provato ad una donna che ci ha ingannati. Ennesima delusione, tutto da resettare. Una lettera della donna, recapitata a Rocco “rinnoverà il dolore” (come diceva Enea a Didone nell’Eneide), ma il caso incalza, non c’è tempo per piangersi addosso. E tra un paio di Clarks rovinate e l’altro, un loden zuppo di pioggia e l’altro, si va avanti.

Lupa è sempre più presente: quasi una co-protagonista, si potrebbe dire. Ormai vive in simbiosi col suo padrone, accettata da tutti, anche sul lavoro come facente parte della squadra, o a rosicchiare tappeti finti-persiani nell’ufficio di Baldi. Un affetto ormai irrinunciabile per Rocco: è come se Lupa potesse colmare un poco i suoi vuoti. E di Gabriele vogliamo parlare? Questo ragazzino strano e tenero, che è entrato a poco a poco nella vita del vicequestore, trascinandoci un passetto alla volta anche la madre Cecilia. Rocco è stanco di essere solo: è un po’ come avere acquisito una famiglia, stramba finché si vuole, ma volete mettere il calore di rientrare stanchi in un appartamento e trovare qualcuno che aspetta? E magari vi offre pasta riscaldata?

In questo romanzo Manzini ha dato più spazio ai poliziotti del suo team, come protagonisti di episodi proprio a loro dedicati, e mostrandocene così un volto diverso. Il più simpatico è certo quello di Casella e del suo travagliato tentativo di conquista della vicina di casa: manovre, consigli, brutte figure… Una bella macchietta, che ci ricorda un poco il Catarella del Maestro Camilleri, e che dà un tocco di sorriso e di simpatia in più al romanzo. Anche Deruta ha il suo momento di gloria quando, in una delle mansioni assegnate da Schiavone, fa una scoperta importantissima! Deruta e D’Intino sono due personaggi necessari all’insieme eterogeneo della squadra, e davvero simpatici.
Non solo dolore, perciò, ma anche un tocco di leggerezza.

Ultimi, ma non ultimi per importanza, gli amici romani: il “passato”. E’ sempre commovente notare l’amicizia profonda ed immutata che lega questi uomini, nonostante tutto, anche se Sebastiano è ancora chiuso in casa, negandosi a tutti, a rimuginare sui suoi dolori. Queste parti, in cui sono protagonisti i quattro amici, sono le più sofferte della storia, anche perché un grave problema dovrà essere da loro affrontato e risolto. C’è tutto, ma proprio tutto, nei romanzi di Antonio Manzini.
E allora, dopo avere letto… letto… letto fino all’ultima riga, ci sentiamo un poco orfani e non ci resta che attendere la prossima storia!

Rosy Volta

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Lo scrittore:
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio e La giostra dei criceti, quest’ultimo pubblicato da Sellerio nel 2017. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione(2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018) e Rien ne va plus (2019). Nel 2015 ha pubblicato Sull’orlo del precipizio in altra collana di questa casa editrice.