Antonio Fusco – Alla fine del viaggio

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Editore Giunti / Collana M
Anno 2019
Genere Noir
228 pagine – brossura e epub

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Il commissario Casabona non è un poliziotto sui generis. E’ un uomo normale, con una vita normale, scandita dal lavoro e dalla famiglia. Non ha vizi, tranne il suo lavoro, che fa con dedizione e intuito investigativo.
In questo quinto romanzo di Antonio Fusco, la cui ambientazione è ancora una volta Valdenza, una cittadina toscana nella quale si svolge il palio di San Jacopo, viene ucciso un uomo lasciandolo legato a una sedia a rotelle sui binari del treno, con conseguenze devastanti. Quale cattiveria può aver commesso la vittima, per essere stata trucidata in un modo così orribile?
Guarda caso, la stessa sorte toccò anni prima a un ragazzo: fu travolto da un treno in corsa e rimase il dubbio se si trattasse di suicidio o di una sfortunata circostanza.

Casabona sta affrontando un periodo particolarmente difficile: i figli si sono allontanati per crearsi il proprio futuro e, quando marito e moglie restano soli, spesso si guardano negli occhi e non si riconoscono più. Le priorità sono sempre state altre e ci si trascura, non si alimenta il matrimonio, soffocato dalla quotidianità e il risultato è di non avere più un percorso comune, un obiettivo che permetta di proseguire una vita insieme.

Ci sono due momenti importanti nella vita di un uomo: quando incontra la donna della sua vita e quando la perde. Del primo ha la piena consapevolezza, poiché la sua esistenza inizia improvvisamente ad avere un senso compiuto. La sua forza un fine e le sue doti una realizzazione. Del secondo, invece, potrebbe non accorgersi mai.

Ma il male non può aspettare e, anche se il rischio è trovarsi soli senza avere neanche il tempo di lottare, il lavoro può essere un’ottima panacea per scacciare i dispiaceri e concentrarsi.
La bravura di Fusco è quella di sapere tratteggiare i personaggi del romanzo con sapienza e introspezione, dando quell’aspetto intimista utile per entrare in empatia con ognuno di essi.
Ed è così che Francesca, la moglie del commissario, ci costringe a immaginare quanto possa essere difficile decidere di lasciare tutto, di ricostruirsi una vita ricominciando da zero. Di avere paura di come possa reagire un compagno ferito, nell’orgoglio di uomo e di marito, tanto da sentirlo come una minaccia. Una cosa che mi ha colpito in questa storia, è quello strano meccanismo che scatta quando l’uomo non accetta la separazione e la moglie si sente subito minacciata, tanto da averne paura. Un monito ad affrontare le separazioni con più lucidità e meno accanimento? Certamente non è il caso del commissario, ma quando le donne finiranno di avere paura dell’uomo?

Ed è così che entriamo nella squadra di Casabona, che conosciamo i suoi compagni di lavoro, gioie e dolori di chi si deve coordinare e con i quali condividere le informazioni. Perché il successo di una squadra dipende soprattutto da questo.
Comprendiamo il duro lavoro del poliziotto, la cui famiglia è proprio la squadra con cui lavora, ancora prima di quella che lo aspetta a casa, sempre con l’ansia di sfuggire alla morte, di mettere in salvo la pelle e con quella precarietà che non consente di fare programmi, di non prendere impegni.
Noi non roviniamo nessuno. Non diamo giudizi morali, non emettiamo sentenze di assoluzione o condanna. Il nostro compito è quello di ricostruire i fatti.
In una società in cui i processi si fanno negli studi dei talk show e non dentro i tribunali, una società in cui il lavoro delle forze dell’ordine è sempre messo in discussione, quasi a depauperare la professione e incrementare la scarsa fiducia, in questo caos è importante avere delle certezze, dei punti fermi.
Così come lo è la famiglia, che in questo romanzo assume contorni sfocati, se ne percepisce l’assenza, più che la presenza. Un’assenza ingombrante, con una propria dimensione fisica, attraverso la fragranza di un profumo in un armadio vuoto o sul cuscino, qualcosa che percepisci rientrando nella casa desolata e che, per assurdo ti fa compagnia.

Fusco dà molto spazio anche all’indagine, che si dipana dal deep web, al dark web, al surface web: uno spazio parallelo e sotterraneo che non conosciamo. Guardiamo internet solo in superficie, ma il male è molto più in profondità. l’importante è avere sempre un appiglio per non lasciarsi trascinare.
L’unico consiglio è lasciarsi trascinare, sì, ma solo dalla lettura di questo romanzo.

Cecilia Lavopa

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Lo scrittore:
Antonio Fusco, nato nel 1964 a Napoli, è funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense. Dal 2000 si occupa di indagini di polizia giudiziaria in Toscana. Ha pubblicato con Giunti Editore Ogni giorno ha il suo male, 2014, La pietà dell’acqua, 2015, Il metodo della fenice, 2016, Le vite parallele, 2017. L’ultimo romanzo è Alla fine del viaggio, 2019