Enzo Verrengia – L’eredità di Hyde

1006

Editore Piemme / Collana Piemme Open
Anno 2013
Genere Thriller
389 pagine – brossura e epub


Pochi, davvero, sono i personaggi che si portano appresso un cospicuo carico di fascino come il duo Jekyll/Hyde. Stevenson, ai suoi tempi, fu un vero precursore, creando nei suoi racconti – e in questo in particolare – quel concetto di suspence che poi venne usato da altri altrove. Assieme alla inossidabile “Isola del Tesoro“, “Lo strano caso del Dottor Jekyill e del Signor Hyde” è approdato tra le mie letture di ragazzo e da lì non si è più mosso. Una decina d’anni fa comprai anche una versione Penguin con testo in originale e commentario (favolosa) dove una buona parte delle analisi di fine racconto erano legate a quanto dirompente fu questa storia che portava alla ribalta tutte le discussioni sulla teoria darwiniana (vedansi i tratti scimmieschi del “mostro” Hyde) e le paure della società vittoriana nei confronti della scienza. Ma il punto più spettacolare, a mio avviso, non è il romanzo, ma la sua fine:

Il vero momento della mia morte è questo; quello che succederà dopo non riguarda me, ma un altro. E così, nel momento stesso in cui depongo la penna e mi accingo a sigillare la mia confessione, metto fine alla vita dell’infelice Henry Jekyll.

Ed è da qui che mi immagino sia partito anche Verrengia, mosso da un comune interrogativo che attanaglia tutti coloro che hanno letto il libro: ma siamo sicuri che sia davvero finita?

Verrengia, da navigato autore e sceneggiatore qual è, ha elaborato in modo più profondo questo semplice dubbio di lettore fugace, aggiungendovi altri interrogativi disturbanti: morendo Jekyll, è morto anche il suo alter-ego negativo? La “duplicità nel sangue” era qualcosa indotta dal farmaco preparato o qualcosa che invece era già insito nell’uomo Jekyll? Ma soprattutto: se Hyde non è morto, dov’è e sotto quali spoglie agisce?
Hyde è il Male, con la violenta accezione che la mente vittoriana gli associava, un male che ora ha la possibilità di muoversi indisturbato visto che il mondo crede che esso sia morto assieme al suo folle creatore. La sottile e terribile verità che Verrengia lascia trapelare – nella sua interpretazione del seguito – è che Jeckyll abbia scientemente deciso di ritornare al mondo sotto le spoglie di Hyde, forse perché Hyde è il vero Jekyll e il suo obiettivo non è tanto quello di bearsi della furia omicida dei suoi primi passi, ma quello di affidare al Male l’intera umanità: non c’è la scusante del tratto selvaggio ed istintivo privato dei freni della ragione, ma una tremenda razionalità che pianifica in modo estremamente congegnato, che affascina nella sua terribilità e attrae.

Chi può cercare di limitare tutto ciò? Verrengia crea quattro personaggi molto ben caratterizzati (il fatto che Verrengia sia autore e sceneggiatore di un fumetto favoloso come Martin Mystère si nota molto.. ndr.): Newcomen, poliziotto di Scotland Yard, Hutterson, un avvocato e un giovane medico dal nome risonante come Conan Doyle. Ai tre si aggiunge una particolarissima figura femminile: Gladys Ramsford. Questa aggiunta è una delle tante derivazioni che Verrengia fa dal sentiero Stevensoniano: nei racconti di Stevenson le donne non sono presenti, o lo sono molto lateralmente, poiché – per sua stessa ammissione – lo scozzese non era capace di scrivere e far agire l’universo femminile. La Gladys di Verrengia, invece, è un personaggio che serve a mostrare quanto potente possa essere l’attrazione del male.
Un altro aspetto del racconto, che promana dal background di Verrengia, è l’ambientazione e il ritmo della narrazione. Siamo in una Norimberga anni trenta dettagliatamente ricostruita, con un uso completo e cristallino del linguaggio descrittivo. Un mondo molto “steampunk” in cui appaiono anche oggetti anacronistici quali un aliante e una “macchina analitica”. Alla potente capacità descrittiva e ambientativa si affiancano molti riferimenti storici, di letteratura, di filosofia, ma senza che nessuno di essi aggrovigli il racconto.

Verrengia porta Hyde in una realtà molto simile a quella da cui proviene, ma lo riveste di novità senza stravolgerlo. La sua evoluzione sembra molto naturale, anche se l’originario concetto del “doppio” come scaturigine del senso di colpa, diviene una strategica pianificazione con l’obiettivo del trionfo del Male puro. Tutto questo trova il suo apice in un finale assolutamente a sorpresa, come nella migliore tradizione. Quindi, miei cari, è necessario leggerlo…

Michele Finelli

[divider] [/divider]

Lo scrittore:
Enzo Verrengia, scrittore e giornalista, collabora con «L’Unità» e «La Gazzetta del Mezzogiorno» con approfondimenti di costume, società e recensioni. Ha pubblicato alcuni romanzi e racconti, e collabora inoltre alla serie a fumetti «Martin Mystère», dove ha firmato Zeppelin!, sull’incendio inspiegato dell’Hindenburg. Vive tra Pescara e la Puglia.