Maurizio de Giovanni – Le parole di Sara

1216

Editore Rizzoli / Collana Nero Rizzoli
Anno 2019
Genere Noir
350 pagine – brossura e epub

[divider] [/divider]

Quello che c’è di bello o di brutto, nella vita è il modo in cui questa sa sorprenderci. Non dico che sia sempre qualcosa di piacevole ad attenderci dietro a una svolta. Può esserci l’inaspettato, anche ciò che non vorremmo trovarci, ciò che ci fa sorridere o che ci ferisce. Qualcosa che ci trova pronti o del tutto impreparati e che dobbiamo imparare e abituarci ad affrontare. Per quanto ci piaccia avere delle certezze, la possibilità che tutto possa cambiare, è ciò che rende le nostre giornate vibranti: sia che ci sforziamo di far restare tutto com’è, sia perché vogliamo con ogni fibra del nostro corpo che qualcosa cambi, sia perché qualcosa è mutato, che lo volessimo o no, e comprendere che questo ci rende diversi da come ci siamo sempre visti e inspiegabilmente felici, non è sempre facile da accettare. Né da far accettare agli altri.

“Ma il destino – l’avreste dovuto prevedere – non sta là ad aspettare. Al destino piace scegliere e disporre da sé, senza lasciarsi influenzare dalla volontà delle persone.”

Sara è costretta a tornare in azione, quando a chiederle aiuto è la sua vecchia collega e amica Teresa, che ancora si trova a capo di un’unità per la sicurezza dello Stato. Mentre la prima dopo la malattia e la perdita del compagno si è tagliata fuori dai giochi, la seconda ancora si trova in prima fila in attività che devono restare segrete, alle quali si preferisce non dare un nome nella presunzione che ciò che non può essere nominato non esista. Teresa contatta Sara dopo che un loro stagista, Minucci Sergio, 28 anni e ricercatore universitario, è scomparso senza lasciare traccia né dove lavora né dove vive. Ad aiutarla in questa ricerca ufficiosa , Davide Pardo, poliziotto sempre in lotta con i pregiudizi dei suoi superiori ma che quando affianca la Morozzi nelle sue indagini sa veramente tirare fuori il suo valore e farlo apprezzare.
Sara Morozzi è un personaggio particolare. All’interno della società sfruttava la sua attitudine nell’interpretare espressioni e posture. Nell’ambito della sfera privata ha compiuto scelte difficili ma consapevoli. Ha sbagliato tutto quello che poteva, ma rincorrendo un sentimento che è diventato parte di lei e non rimpiangendo nessuno dei passi compiuti.
In questo secondo romanzo la ritroviamo con piacere e forse un po’ cambiata. Con una perdita che ormai si è fatta consapevolezza, con la certezza di un affetto che non può sostituirsi a ciò che manca ed è mancato ma arricchire il presente e il futuro, con la capacità di vedere le cose che si mettono male e di saper attendere, tratto che la contraddistingue da sempre, con la sua natura calma e pacifica che sa farsi spietata nel momento in cui si sente minacciata.
Al suo fianco Davide Pardo, ispettore di polizia, il cui tratto distintivo è la preoccupazione a cui si accompagna un pessimismo senza cura. Davide che non crede al destino ma che un certo atteggiamento possa modificare l’andamento degli eventi. Lui che, però crede nella “giornata storta” che di solito inizia con l’essere trascinato non senza pericoli sulla strada, dal suo cane fuori taglia.
Un romanzo dove si riconosce il tratto di Maurizio de Giovanni, la profondità con cui riesce a confezionare i personaggi, anche quelli più ordinari come chi si ritrova per caso a scoprire un cadavere; la prosa poetica con cui descrive emozioni; la vena umoristica che si alterna ad altre parti in cui l’azione diventa protagonista, ma sempre senza effetti speciali, quasi in sordina. C’è una parte, legata ad indagini fatte nel passato che si ricollega a quella in corso, che non è riuscita a raggiungermi, che mi dava l’impressione di avere radici poco salde e poco profonde.

Il personaggio di Sara, per quanto mi riguarda, resta a metà, in una zona in penombra, in quanto suscita in me sentimenti contrastanti. Da una parte lo ammiro per le sue capacità, anche quella di prendere decisioni drastiche da cui avrebbe potuto tornare indietro ma non l’ha fatto, e dall’altra che comunque è collegata a questa, non riesco a comprendere alcune sue scelte. Forse una soltanto in realtà.
Mi è piaciuto il modo in cui l’amicizia lega due donne così diverse, ma complementari. Sara, la Mora, abilissima nell’interpretare espressioni e posture (come ho già detto); Teresa, La bionda, insuperabile nel formulare ipotesi sulle personalità. Così diverse anche nel loro atteggiamento verso la vita, verso l’amore ma che sanno incastrarsi alla perfezione nel momento della necessità facendo esattamente ciò di cui c’è bisogno anche se non è la cosa “giusta” da fare.
Una lettura che mi ha coinvolta: mi sono lasciata andare alle risate, mi sono commossa, mi sono intenerita in un legame che non è di sangue, mi sono appassionata in un amore che sta nascendo, ho trattenuto il fiato per uno sguardo e per dei passi, e sono rimasta colpita e affascinata dalla spietatezza di un gesto che aveva il sapore della vendetta.

Federica Politi

[divider] [/divider]

Lo scrittore:
Maurizio de Giovanni ha creato le serie bestseller del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone. Per Rizzoli ha pubblicato Il resto della settimana (2015), I guardiani (2017), Sara al tramonto (2019), per cui esiste un progetto di fiction televisiva, e l’antologia Sbirre (2018), con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo.