Editore SEM
Anno 2019
Genere Thriller metafisico
703 pagine – brossura e epub
Antonio Moresco, scrittore e drammaturgo, una delle voci più autorevoli della letteratura italiana, torna in libreria con un l’opera conclusiva di un lungo viaggio letterario e personale: Canto di D’Arco si presenta al lettore come un thriller metafisico, abbattendo totalmente i canoni e i confini, mettendo a nudo il protagonista e se stesso, presentando il mondo nella sua parte più malvagia e grottesca.
Mi chiamo D’Arco e sono uno sbirro morto. Sono in forza da tre anni presso la Centrale di Polizia nella città dei morti.
D’Arco, poliziotto dagli occhi bianchi protagonista di questo romanzo, si trova nella città dei morti da tre anni ma in realtà gli anni, in quella città, non si contano come si potrebbe fare nella città dei vivi. A lui viene affidata una missione senza speranza, missione che solo lui potrà affrontare: tornare nella città dei vivi e sconfiggere il male.
Continuava a guardarmi, senza smettere di cantare. Nessuno mi rispondeva. Mi guardavano per un istante e poi riprendevano a cantare con gli occhi girati verso l’alto o con gli occhi chiusi.
Come mai i bambini cantano di notte, unendo le proprie voci in canti udibili in tutta la città dei morti? Cantano a causa del male, per accogliere altri bambini che il male lo hanno vissuto. Perché solo loro possono comprendere quel che è accaduto.
Vi mostrerò solo quel poco che è necessario per rivelarvi tutto il male che c’è nel mondo, per farvelo vedere e toccare e perché possiate veramente capire e sentire.
In Canto di D’Arco il lettore non troverà più dettagli di quelli che non siano effettivamente utili, non troverà descrizioni di combattimenti particolareggiate e non troverà scene tipiche dei noir che fino ad ora ha potuto leggere: Canto di D’Arco arriva al confine e lo travolge e stravolge, portando il genere ad un livello ancora non conosciuto. Un thriller, metafisico per l’appunto, astratto che si interroga sulle più grandi domande che un uomo può porsi nella propria vita, lasciando infine libero il lettore stesso nel cercare le risposte che lo stesso protagonista va cercando.
“Ma allora perché l’amore non è mai dentro l’amore? Ma allora come si fa a portare l’amore dentro l’amore?”
Ci sarà spazio anche per l’amore e le riflessioni che ne derivano: Quella, la donna salvata e amata nella città dei vivi che dovrà essere riconosciuta e amata anche nella città dei morti. Si può amare la persona che siamo ora se si è amata la persona che si è stata prima? E cosa viene prima? Forse solo scegliendo di nuovo la morte e cominciando nuovamente ad amare potremmo ritrovare la persona che abbiamo conosciuto realmente per prima.
“Sono nella morte o sono nella vita? Sono morto o sono vivo? Sono vivo perché sto morendo o sono morto perché sto vivendo?”
Un’opera corposa e densa, di profonda meditazione sul male e sulla salvezza, che racchiude anche le opere L’amore e Le città di confine, andando a concludere un viaggio iniziato dallo scrittore con il volume de L’addio.
Quanto male esiste nel mondo? Può un uomo solo, nonostante incurante dei limiti, combatterlo o l’eliminazione del dolore potrà terminare solo con la morte? E siamo certi che sia proprio la morte la via d’uscita dal dolore o il dolore sarà in grado di inseguirci fino a nuova rinascita? D’Arco, con i suoi occhi bianchi, con la sua morte e il suo amore, con il suo dolore e le sue cicatrici, condurrà il lettore in un viaggio tra due regni, forse mai così simili e così distanti, scoprendo lentamente se stesso, ferendosi per i suoi stessi pensieri, abbattendosi davanti alle sue sconfitte.
E il lettore vivrà ogni dolore, ogni sconfitta, insieme a lui, lasciandosi trascinare in un vortice di riflessioni che non potranno lasciarlo indifferente. Un romanzo che lascia nel lettore una impressione di sazietà, come se nessuna lettura potrà avvenire dopo, come un’opera finale dovrebbe fare.
Adriana Pasetto
Lo scrittore:
Dal sito dell’autore: Sono nato a Mantova il 30 ottobre 1947. La mia infanzia, la mia adolescenza e la mia giovinezza sono state contrassegnate da una condizione famigliare anomala, da grave difficoltà ad apprendere e problematico rapporto con la scuola, da tre anni di seminario e da dieci anni di lotta rivoluzionaria. La mia vita di scrittore è stata contrassegnata da una lunga gestazione sotterranea per il rigetto da parte dell’editoria, Ho esordito a 45 anni con un libro scritto a 30, intitolato Clandestinità. Da allora, passando attraverso molti editori grandi e piccoli, ho pubblicato più di trenta libri, tra i quali: Giochi dell’eternità, opera scritta nell’arco di 35 anni e in tre grandi parti (Gli esordi, Canti del caos, Gli increati), Lettere a nessuno, La lucina, Gli incendiati, I randagi, L’adorazione e la lotta.