Editore Garzanti / Collana Narratori Moderni
Anno 2020
Genere Giallo
320 pagine – rilegato e epub
Un tradimento, una fuga in mutande, la perdita di un portafoglio danno il via ad un nuovo capitolo della serie che trova la sua ambientazione a Bellano, piccolo centro della provincia di Lecco e fondamentale palcoscenico per le storie che ci racconta Andrea Vitali.
Un affresco di quel tipo di provincia che non esiste più, o meglio forse esiste ancora, ma che si tiene ben nascosta da tutta quella frenesia quotidiana che tanto imperversa, che si tiene lontana dai riflettori per conservare intatte umanità e tranquillità.
Siamo ad aprile del 1929, l’Italia si sta affacciando su un periodo nerissimo della sua Storia.
Ecco alcune delle donne protagoniste: Percilla Massamessi, moglie del nuovo direttore dell’ufficio postale – Aneto Massamessi – che vive la sua relazione extraconiugale. In un piccolo paese non è certo semplice, ma Percilla riesce ad organizzarsi in tal senso e tutto partirà da qui in un susseguirsi di avvenimenti che seguono un percorso ad effetto domino.
Suor Anastasia, determinata e risoluta, presenza costante e determinante nell’ospedale del paese, coordinatrice meticolosa.
Fusagna Carpignati che viene presa dall’enfasi politica e potete immaginare per quale parte politica considerato il periodo. Si innamora ogni tre per due di chiunque incroci, di un innamoramento esplosivo, deflagrante. Il soggetto del suo amore diventa il pensiero ricorrente della giornata. Poi basta un niente e il soggetto cambia, ma non cambia l’impeto che ci mette in quell’amore a senso unico.
I suoi innamoramenti sono inversamente proporzionali a quelli che non nascono nei suoi confronti, in uno squilibrio e in una sproporzione altamente malinconici.
E poi c’è il potere politico rappresentato dal senatore Vince Dissetati, che viene invitato a cena dal podestà locale a una cena dove ci sono le personalità di Bellano.
Sapete cosa ho apprezzato di questo personaggio? La scelta dell’autore di renderlo protagonista di una situazione alquanto imbarazzante. Come prendersi gioco del potere ridicolizzando chi lo rappresenta.
Il maresciallo Maccadò e l’appuntato Misfatti, i rappresentanti delle forze dell’ordine, entrambi sposati, vivono con il conforto di una vita familiare tranquilla e regolare, con dei momenti pensierosi e/o piccole discussioni ma sempre affrontati e superati insieme dalle rispettive coppie.
“Non era ancora riuscito a inquadrare per bene quel maresciallo: che tipo fosse, che carattere, come andasse preso. Sulle prime gli era sembrato lunatico. Poi aveva sospettato che fosse scontento della destinazione che gli era capitata. A seguire l’aveva giudicato riservato, forse un po’ geloso del suo ruolo, con una punta di vanità. (…) Di una sola cosa era certo: il maresciallo Maccadò era rigoroso con sé stesso e uguale rigore pretendeva da tutti fin nei particolari, quali potevano essere la decenza e l’ordine della divisa.”
Rappresentanti della legge professionali e rigorosi che non disdegnano l’umanità, anzi, ne fanno il loro punto di forza.
Quando ad esempio fanno di tutto per proteggere un cittadino di Bellano, Salvatore Chitantolo. Salvatore a quindici anni ha avuto un incidente.
“Difficile definire cosa fosse successo nella mente del ragazzo, se non arrendersi all’idea che lo si doveva accettare per quello che era, un essere il cui cervello s’era fermato al momento dell’incidente” e ora che Salvatore è trentenne “Fuori, quieto, il giovanotto girava come annusasse una traccia, vagabondo per il paese, immobilizzandosi a scrutare chissà che, ovunque si trovasse. Poteva essere sulla riva del lago, a guardare quell’acqua che aveva tentato di prenderselo. O davanti a un negozio, agganciato da qualche profumo, oppure a fissare una finestra aperta o in un angolo di contrada”.
Appuntato e maresciallo prendono a cuore il ragazzo e sua madre, molto preoccupata per suo figlio, un ragazzo più debole degli altri che va difeso e protetto, aiutato, meritevole com’è di vivere una vita dignitosa e tranquilla.
Cosa che, Misfatti e Maccadò con grande umanità e sensibilità, riusciranno a dare a Salvatore.
Erminio Fracacci, il portalettere di Bellano.
Lui vive solo, non è sposato, e spesso – proprio perché non ha molta voglia e volontà di prepararsi il pranzo – si ferma a mangiare all’osteria del Ponte o a quella del Cantinone. E lì approfitta per ordinare la corrispondenza, talvolta macchiandosi la divisa da portalettere con il pranzo. Insomma, un tipo un po’ distratto ma un gran lavoratore. Sarà lui a ritrovare il portafoglio. E dopo vari ripensamenti, ci possono stare quando si è indecisi sul da farsi – è perdonato per questo – , la sua moralità lo farà propendere per la consegna dell’oggetto ai carabinieri. E in aggiunta il suo intervento non solo sarà giusto da fare, servirà anche a far più luce sul mistero dell’uomo in mutande.
In una girandola di situazioni tragicomiche, Vitali ci trasporta nella sua bella cittadina, ci descrive i protagonisti e le protagoniste e sembra proprio di vederli, incastra perfettamente i capitoli in un delizioso gioco stilistico, lega i vari fili fino a mostrare l’intera vicenda, lascia decidere Maccadò e Misfatti sul comportamento da seguire alla luce delle scoperte fatte.
Cecilia Dilorenzo
Lo scrittore:
Dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco, Andrea Vitali si laurea in medicina all’Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale.
Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004).
Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway.
Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo di nozze. L’anno successivo escono Le tre minestre, lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di Ilide ce n’è una sola. Nel 2014 Quattro sberle benedette, Premiata ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto, signorina!; nel 2015 La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi, Le belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi benedetti, Un amore di zitella (tutti editi da Garzanti). Nel 2016 Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le mele di Kafka (Garzanti), Viva più che mai (Garzanti). Nel 2019 esce Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti), Sotto un cielo sempre azzurro (Garzanti) e Documenti, prego (Einaudi). Altre sue pubblicazioni sono: Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti, 2020).
Da ricordare che con il romanzo Almeno il cappello (edito nel 2009 da Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei letterati ed è stato finalista al Premio Strega.
I suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti, sono stati tradotti in molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.