Massimo Lugli e Antonio Del Greco – Il giallo di Via Poma

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Editore Newton Compton
Anno 2020
Genere Giallo
288 pagine – brossura e epub


Trent’anni di ipotesi e indagini a tappeto senza riuscire a inchiodare un colpevole. A trent’anni di distanza infatti dall’efferato omicidio di Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa con ventinove coltellate sul posto di lavoro il 7 agosto 1990, il caso è ancora irrisolto. Una orrenda e tragica pagina di cronaca nera che forse non si riuscirà mai a chiudere. Sarebbe stato un delitto perfetto, quindi? Ma quale fu il movente e le modalità di come il delitto avvenne, mai completamente chiariti dalla polizia nonostante l’allargamento delle indagini a 360 gradi? Si pensò addirittura anche a un possibile – ma mai dimostrato – coinvolgimento dei servizi segreti. Chi poteva violentare e poi uccidere Simonetta Cesaroni, una bella ragazza romana di ventun anni nel suo ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze? Un omicidio d’impulso? Il gesto di un folle? Un incontrollabile raptus? Chi lo fece aveva le chiavi per entrare? Oppure Simonetta lo conosceva e gli aprì senza timore?

Sono passati trent’anni da quel 7 agosto, un torrido agosto romano. Simonetta Cesaroni, come sempre era arrivata puntuale al suo posto di lavoro. Simonetta da più di un anno era stata assunta come segretaria presso uno studio commerciale, la Reli Sas. Ma nel luglio del 1990 le era stato proposto di lavorare per alcuni giorni della settimana anche come contabile presso la sede dell’A.I.A.G. (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù), associazione che faceva riferimento alla Reli Sas e che aveva sede in via Poma. Alle 17.15 era al suo posto e parlò a lungo per telefono con una collega, e quindi a quell’ora era ancora viva. Ma alle 18,20 non telefonò come invece era previsto al suo datore di lavoro, prima di chiudere l’ufficio. Alle 21,30 la famiglia Cesaroni, preoccupata dal mancato ritorno a casa della figlia, sempre molto precisa e scrupolosa, cominciò a cercarla. Alle 23,30 quando il portiere aprì loro la porta dell’ufficio di via Poma, si ritrovarono di fronte ad uno scenario raccapricciante: Simonetta è riversa a terra con il reggiseno abbassato e la canottiera arrotolata verso il collo. I suoi vestiti e alcuni effetti personali erano spariti, ma le scarpe lasciate vicino alla porta. L’assassino aveva ripulito accuratamente tutta la scena del crimine dal sangue, salvo una piccolo traccia che la scientifica rinvenne in seguito sulla maniglia del portone.

Del delitto furono indagati e accusati prima uno dei portieri del condominio, poi il nipote del proprietario dell’immobile e infine l’allora fidanzato della ragazza, addirittura portato a processo nel 2009, dopo ben diciannove anni dal delitto e poi assolto in appello con formula piena nel 2011. Assoluzione definitivamente confermata anche dalla cassazione. L’arma del delitto, un coltello o un acuminato punteruolo e gli abiti indossati dalla vittima non furono mai ritrovati. Questa oggi è la storica versione dei fatti, ormai acquisita da Magistratura, polizia carabinieri e stampa ma Massimo Lugli, a quei tempi inviato speciale di Repubblica che seguì direttamente le indagini e Antonio Del Greco, allora funzionario della squadra mobile che le diresse, ricostruiscono per noi oggi, in forma di romanzo e con nomi di fantasia, le tante svolte di un’inchiesta tutta in salita e piena di insidie. Si inventano l’arrivo di una lettera in redazione. Una lettera che anticipa particolari. Particolari che solo l’assassino potrebbe conoscere, una lettera latrice di un imperdibile scoop, che potrebbe portare alla soluzione del caso e svelare l’identità di chi ha ucciso in via Poma il 7 agosto 1990 Carla De Simoni, pseudonimo dietro il quale per esigenze narrative nascondono Simonetta Cesaroni e danno una storia, un volto, un nome e un movente a un possibile assassino o, per lo meno, a colui che potrebbe aver commesso l’omicidio. Una lettera che costringerà i giornalisti e gli inquirenti a ricostruire, passo dopo passo, tutti i successivi e affannati passaggi delle indagini, senza ignorare i disguidi, gli errori commessi che spesso si sono rivelati un boomerang e più di una volta hanno portato gli inquirenti fuori strada. Le tante difficoltà di confrontarsi con una diversa metodologia investigativa che nonostante il poco tempo a disposizione, aveva consentito all’assassino spazio e tempo di fuga e con la pressione mediatica subita per le false e pretestuose rivelazioni e accuse vendute alla stampa da un truffatore.

Insomma, le nuove e fantasmagoriche tracce rivelatesi poi sopravvalutate o peggio false. Un romanzo che si avvale di un intrigante e ben calibrato mix di realtà e finzione, come per gli altri libri scritti a quattro mani dai due autori, una coppia ben collaudata, che consentirà al lettore di scoprire nuovi particolari sul caso, mai venuti alla luce, fornendo spunti inquisitivi e interpretazioni dei fatti secondo i due diversi e talvolta contrastanti punti di vista: quello della stampa e quello della polizia. Una versione romanzata che si consente, con innegabile maestria, la zampata del leone che esalta la fiction con una intelligente conclusione. Un versione dei fatti che ci regala un bel colpo di scena e cambia le carte in tavola con un azzardato bluff finale. Avrebbe potuto essere possibile? E perché no?

Patrizia Debicke


Gli scrittori:
Massimo Lugli si è occupato per «la Repubblica» di cronaca nera per quarant’anni. Ha scritto Roma Maledetta e per la Newton Compton La legge di Lupo solitario, L’Istinto del Lupo, finalista al Premio Strega, Il Carezzevole, L’adepto, Il guardiano, Gioco perverso, Ossessione proibita, La strada dei delitti, Nelmondodimezzo. Il romanzo di Mafia capitale, Stazione omicidi. Vittima numero 1, Vittima numero 2 e Vittima numero 3, Città a mano armata, Il criminale e nella collana LIVE La lama del rasoio. Suoi racconti sono contenuti nelle antologie Estate in giallo, Giallo Natale, Delitti di Ferragosto, Delitti di Capodanno e Delitti in vacanza. Ha firmato con Andrea Frediani Lo chiamavano Gladiatore. Insieme ad Antonio Del Greco ha scritto Città a mano armata, Il Canaro della Magliana, Quelli cattivi, NarcoRoma e Il giallo di via Poma. Cintura nera di karate e istruttore di tai ki kung, pratica fin da bambino le arti marziali di cui parla nei suoi romanzi.

Antonio Del Greco è nato a Roma nel 1953 ed è entrato in Polizia nel 1978. Dopo i primi incarichi alla Questura di Milano, è stato dirigente della Omicidi. Sue le indagini su alcuni dei più grandi casi di cronaca nera degli ultimi anni, tra cui l’omicidio del “Canaro” alla Magliana, la cattura di Johnny lo Zingaro, il delitto di via Poma, la Banda della Magliana. Attualmente è direttore operativo della Italpol. Insieme a Massimo Lugli ha scritto Città a mano armata, Il Canaro della Magliana, Quelli cattivi, NarcoRoma e Il giallo di via Poma.