Editore Corbaccio / Collana Narratori Corbaccio
Anno 2020
Genere Giallo
240 pagine – brossura e epub
Il commissario Gigi Berté, nato dalla vena lirica e poetica di Emilio Martini (pseudonimo delle sorelle Elena e Michela Martignoni) è tornato con Il caso Mariuz, il nuovo capitolo della fortunata serie.
Sono due le vicende in particolare che danno vita al libro e che mi hanno accompagnata in questa lettura per il blog e per il mio piacere, considerato che seguo il commissario sin dall’inizio e mi ci sono affezionata. Curiosa ogni volta di scoprire nuove avventure e nuovi particolari sull’evoluzione del personaggio.
Il primo caso riguarda Renzo Costa, cronista di nera, barbaramente picchiato; il secondo è strettamente legato al nostro commissario e riapre una ferita mai del tutto sopita.
Renzo Costa non rientra nelle simpatie di Berté, in genere un giornalista non è molto sopportato, per svolgere il suo lavoro rischia di diventare invadente e di irritare coloro che dovrebbero dare le risposte alle domande poste. Il Costa è un cronista d’assalto, si piazza davanti al Commissariato, scatta foto e succede che ci ricami sopra con trafiletti allusivi. Nonostante ciò Berté è molto preoccupato nel vedere Costa ridotto male in un letto di ospedale e per di più in sala rianimazione.
Non si capacita mai davanti a tali avvenimenti e continua a chiedersi ogni volta come mai gli esseri umani siano capaci di siffatte violenze.
“Pestato a sangue, chissà da chi e chissà perché, rischiava a sua volta una fine ingloriosa per aver infastidito qualcuno fino all’esasperazione, come era solito fare, o invece si era eroicamente ribellato a un misterioso aggressore?”
Berté deve e vuole trovare al più presto chi ha compiuto questo massacro. Per un discorso di giustizia e perché bisogna dare delle risposte alla moglie affranta e disperata del Costa – Anna – che è molto provata da questa vicenda. Anna fa la sarta in un atelier di Genova e delle inchieste che segue suo marito non sa nulla, visto che lui non le parla mai del suo lavoro.
E così per le indagini Berté deve far ricorso ai colleghi e al direttore del giornale per cui lavora come free-lance per cercare di individuare la pista giusta per risolvere il caso.
“Come diceva suo padre, i poliziotti non hanno il compito di punire o rieducare, ma solo quello di scovare i colpevoli e consegnarli alla Giustizia…”
Suo padre – anch’egli poliziotto – e sua madre – infermiera – avranno una forte relazione con la seconda vicenda narrata.
I genitori di Berté sono deceduti vent’anni prima a causa di un incidente stradale. Un dolore fortissimo per Gigi che ritorna prepotente perché lui riceve della lettere anonime che gli rivelano che quell’incidente è stato voluto. Non è un incidente, chi scrive è convinto che sia un assassinio.
“Vuoi sapere perché sono morti i tuoi genitori? Come lo sai, ma non conosci il perché…”
“Credi ancora che si sia trattato di un incidente, di una fatalità? No! Non è andata così.”
“Se vuoi sapere la verità sulla morte dei tuoi genitori ti aspetto al bar Tulip alle 18. Vieni solo. O non saprai niente.”
Ed ecco che il passato riaffiora, un passato mai certo dimenticato. Una sorta di rassegnazione a cui aggrapparsi, quella rassegnazione che in parte mitiga il dolore, non lo cancella di certo, ma ti aiuta ad andare avanti, una rassegnazione che crolla davanti a queste rivelazioni e ti corrode i pensieri, il cuore e l’anima, i perché che rimbalzano e vanno a scontrarsi con quello che hai sempre saputo, perché niente ha mai fatto pensare al contrario.
Cosa è successo e chi scrive e manda le lettere? Domande che si pone Gigi e con lui il lettore che viene trascinato ancora una volta in quella parte di Berté sensibile, riflessiva, che fa i conti con se stesso, che si pone domande, che non dà nulla per scontato, che ha paura di perdere quello che ha faticosamente conquistato, che teme di far soffrire chi è con lui, che interagisce con la sua coscienza che ogni tanto spunta e lo punzecchia. Insomma quel Berté che mi piace molto, che sa di avere dei difetti come tutti, che pensa di non meritare la pace che gli regala la sua Marzia. Nei momenti in cui è arrabbiato o deluso, gli basta parlare con la sua amata che sa come prenderlo, riesce a smussare gli angoli ed è capace di donargli la tranquillità di cui ha bisogno.
Ma nel nuovo capitolo arriva questa legnata, un colpo devastante.
Lettere anonime che lo mettono in crisi.
Chi gli scrive ha una storia struggente alle spalle, una storia di ingiustizia e di totale solitudine. E quando il mondo ti crolla addosso e nessuno ti crede, arriva uno squarcio di luce, una fonte di calore che ti scalda nel freddo più totale. Quello squarcio di luce e quella fonte di calore sono stati il papà di Gigi, Tony Berté.
Un poliziotto sensibile che non si ferma davanti alle apparenze, che crede in un’altra verità, che intuisce che a dispetto di tutte le prove c’è qualcosa che non quadra. Ma quel maledetto incidente ferma quella voglia di scoprire ciò che era accaduto in realtà.
Berté ha un sogno, quello di diventare scrittore.
Lo scrittore ci mette la faccia e il cuore in quello che fa, spera di regalare emozioni a coloro che lo leggeranno, estrapola dalla sua vita e dalla sua persona tutto quello che può servire per scrivere una storia affascinante, incantevole, elegante, armoniosa.
Così come un commissario ci mette la faccia e il cuore, spera di procurare pace a coloro che soffrono a causa di un’ingiustizia, estrapola dalla sua vita e dalla sua persona tutto quello che può servire a risolvere nel migliore dei modi le indagini che deve affrontare.
Il commissario e lo scrittore sono uomini prima di tutto, frutto delle loro esperienze e degli esempi che hanno avuto.
I genitori di Gigi sono stati un ottimo esempio ed una guida fondamentale per la crescita emotiva e professionale del loro figlio.
Per la prima vicenda troveremo le risposte.
Per la seconda non ancora.
Ci vorrà tutta la forza possibile da parte di Berté per affrontare questa nuova ulteriore prova per lui e sono sicura che ce la metterà tutta, le difficoltà saranno innumerevoli conoscendo la sua sensibilità e fragilità, ma la ricerca della verità e della giustizia lo aiuteranno a trovare la carica e l’energia giusta.
Le sorelle Martignoni regalano un nuovo emozionante capitolo.
La loro unione creativa dona storie che conquistano il lettore con uno stile scorrevole, che dalla prima all’ultima pagina ci racconta di vicende umane attraverso una notevole introspezione, introspezione che è fondamentale per capire a fondo i personaggi, renderli reali e farli sentire vicini a noi.
Le autrici ci riescono benissimo. Quando i personaggi esprimono i loro pensieri, le loro paure, i sensi di colpa quasi si trattiene il fiato perché si ha paura di rovinare quell’atmosfera magica e quella loro capacità evocativa che tanto bene sanno trasmettere.
Al prossimo capitolo!
Cecilia Dilorenzo
Le scrittrici:
Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore aggiunto in carne e… coda brizzolata, che opera in un commissariato italiano.
Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il Commissario, sono milanesi e frequentano da anni la Liguria. Insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora e Il duca che non poteva amare, e i gialli con protagonista il commissario Berté, oltre a Il caso Mariuz, La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso, Doppio delitto al Grand Hotel Miramare, Il mistero della gazza ladra, Invito a Capri con delitto, Il ritorno del Marinero e Ciak: si uccide, Il paese mormora, oltre alle raccolte I racconti neri del commissario Berté e Talent Show.