Antonio Manzini – Gli ultimi giorni di quiete

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Editore Sellerio / Collana La memoria
Anno 2020
Genere Noir
240 pagine – brossura e epub


Nora è sul treno di ritorno da casa della sorella dove ha passato qualche giorno. Le stazioni si susseguono alternandosi al paesaggio attraversato dalle rotaie. Il suo sguardo indugia sugli altri passeggeri. Scambia qualche parola ma lo stretto necessario. Poi i suoi occhi si bloccano su una figura. Un uomo seduto come gli altri non troppo lontano da lei. Un uomo che non vorrebbe riconoscere. Non riesce a staccare lo sguardo da lui. Vorrebbe sbagliarsi. Non è possibile.
Poi lui scende e Nora quasi senza ragionare lo insegue ma lo perde di vista subito dopo. Non importa però perché ormai questo incontro ha cambiato il suo destino. Nuovamente.

“Non poteva essere lei a sostenere gli altri, a piangere il loro dolore. Quella che ci aveva rimesso di più, a parte suo figlio, era lei. Lei e nessun altro.”

Il 12 marzo del 2010 un uomo entra nella tabaccheria di Nora e del marito Pasquale con l’intenzione di compiere una rapina, uccidendo loro figlio Corrado. Paolo Dainese, l’assassino viene processato e condannato.
Ma quel giorno mentre Nora torna a casa è proprio lui che vede tra i passeggeri. Sono passati poco più di cinque anni e l’assassino di suo figlio è di nuovo in libertà con la possibilità di andare avanti e di rifarsi una vita mentre Corrado giace sotto terra.
Questa notizia deflagra all’interno della famiglia portando Nora e Pasquale a due diverse reazioni con conseguenze differenti, forse irreversibili.
Antonio Manzini torna in libreria con “Gli ultimi giorni di quiete”, un romanzo breve e affilato, edito da Sellerio. Una storia che prende spunto da una vera e sprofonda nell’abisso di dolore di una perdita, allargandosi in un vuoto incolmabile, nutrendosi di odio e rabbia. La morte di un figlio che azzera ogni desiderio di continuare a vivere, annulla la possibilità di tornare a sorridere, acuisce il senso di colpa per esserci, impedisce di guardare avanti restando bloccati in un passato di ricordi e tenerezza.

I luoghi di questo romanzo sono crudi, dolorosi, ancestrali.
Sono il ventre materno vuoto da una presenza che non riesce a diventare essenza, che lacera come ricordo e pensiero, ma non colma come memoria. Sono il cimitero che custodisce spoglie che non dovrebbero essere lì, che ci sono perché il Destino ha mosso mani sbagliate, ha indotto scelte sbagliate, che sono sfociate in tragedia e morte. Sono il Tempo. Un tempo lasciato non misericordiosamente a una madre annientata e sfrangiata da una perdita innaturale perché continua a vivere, camminare, dormire e mangiare al posto della creatura del suo ventre. E sono una coppia, un marito e una moglie che diventano sepolcri anche loro. Il sepolcro del frutto del loro amore, perché la morte prende il posto della vita e loro questa perdita sono costretti a custodirla, a conviverci, a farne una loro parte.
Le ambientazioni di questo romano possiedono tutte l’amarezza della sconfitta. Come quando si torna in una casa che non si riconosce più come propria e che non può essere riempita da niente altro che non sia dolore, rimorso, desiderio di vendetta.
E i lettori de Gli ultimi giorni di quiete tutto questo lo vivono in maniera assoluta e vibrante fin dalle prime righe, fin da quando anche loro, proprio come la protagonista, hanno il desiderio impellente di scendere da quel treno e inseguire la loro nemesi.
Ma non c’è nessun posto per nascondersi in questo romanzo di Manzini.
Nessun luogo dove trovare pace.
Perché l’autore non lo ha previsto e allora tutta la narrazione diventa un unico claustrofobico posto.
Tutto questo non deve indurre a pensare, però, a una lettura difficile o buia. Tutto il contrario.

Manzini scrive illuminato e questa luce pervade ogni pagina, ne risalta il dolore, ma altresì anche la bellezza di un racconto intimista e familiare. Un racconto in cui l’autore decide scientemente di accantonare l’ironia della sua penna, quella cosa che lo contraddistingue da sempre e lo fa amare dai suoi lettori, e presentare l’altra faccia della sua scrittura, con uno stile raccolto, recondito, sorprendente. Una scelta accurata delle parole, dei termini, delle riflessioni concesse ai protagonisti affinché anche il linguaggio contribuisca all’immedesimazione con il lettore.
Un Manzini quasi inedito. Da leggere e conservare.

“Due nel mirino”: Federica Politi e Antonia del Sambro


Lo scrittore:
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017) e Gli ultimi giorni di quiete (2020). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019) e Ah l’amore l’amore (2020). In altra collana di questa casa editrice ha pubblicato Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019).