Jean-Christophe Grangé – L’ultima caccia

1970

Editore Garzanti / Collana Narratori moderni
Anno 2020
Genere Thriller
336 pagine – rilegato e epub
Traduzione di Doriana Comerlati


Quando parlo di Jean-Christophe Grangé debbo fare una premessa. L’autore francese rappresenta uno dei miei modelli letterari del genere thriller e quando nelle sue trame tiene ben saldi i piedi per terra, spesso ha scritto dei romanzi fuori dal comune, degni di una trasposizione cinematografica.
Uno di questi romanzi fu senza tema di smentita “I fiumi di porpora”. Un thriller che affondava nella scienza e nella storia le proprie radici con un plot eccezionale e dei protagonisti ottimamente costruiti.
Con “L’ultima caccia” Grangé sembra essere tornato agli albori con una trama che si richiama alla storia. E per farlo affronta la narrazione affidandosi allo stesso protagonista de I fiumi di porpora, lo scorbutico e pragmatico detective Pierre Niémans interpretato magistralmente al cinema da un’icona del cinema francese e non solo, Jean Renò. Ad aiutarlo però non c’è più Karim Abdouf, ma stavolta una donna, il tenente Ivana Bogdanovi, una vegana tabagista dal passato, neanche a dirlo, travagliato.
Il delitto su cui devono indagare è stato commesso nella foresta di Trusheim, in Alsazia. La vittima è Jürgen von Geyersberg il rampollo di una nobile e miliardaria dinastia operante nel settore automotive. Il corpo del conte è stato rinvenuto nei boschi della Foresta nera sventrato e con evidenti segni di mutilazione come fosse stato vittima di una caccia all’uomo.
Un movente finanziario legato alla ingente eredità o un atto di vendetta da parte degli attivisti contro la caccia?

Tutto comunque sembra ruotare intorno alla caccia, alle sue tradizioni, alle armi, ai metodi, ad una filosofia di vita legata al sangue.
L’unica cosa certa infatti è il rituale di morte utilizzato, riconducibile alla Pirsch, la cosiddetta caccia vagante, una tradizione venatoria che permette al cacciatore di portarsi il più vicino possibile alla natura e alla selvaggina. Un rituale che nella stessa zona, in un passato mai sopito venne utilizzato dalla squadra capeggiata dall’SS-Oberführer Dr. Oskar Dirlewanger, i cosiddetti Cacciatori neri, la più spietata unità antipartigiana di Hitler, un gruppo di criminali senza scrupoli assoldati da Himmler durante la seconda guerra mondiale per rintracciare ed eliminare gli ebrei.
Parte così la caccia di Niemans all’assassino, “lui che faceva il poliziotto e passava il tempo a inseguire le bestie più pericolose di tutte”. Per arrivare alla verità infatti a Pierre Niémans e a Ivana Bogdanovi non resta che stare al gioco del carnefice che sta dietro a tutto e trasformarsi in predatori, prima che qualcuno pensi a loro come a delle prede.

“L’ultima caccia” in realtà non è l’opera più originale di Grangé, perché non sembra altro che una rivisitazione in chiave moderna de Il mastino dei Baskerville di Conan Doyle. Le basi di partenza sono le medesime, lo sviluppo simile, le conclusioni diverse e più articolate. E Grangé questo sembra quasi dircelo con un chiaro ed evidente richiamo al mastino, rendendo protagonista un terribile e feroce cane appartenente ad una razza vietata che si pensava fosse già estinta. Inoltre l’autore ha deciso di declinare la trama verso una china del tutto coerente con quella del libro di Conan Doyle di cui è meglio non parlare per non svelare troppo.
Invece per quanto riguarda i personaggi non sono possibili confronti in quanto Niemans e Bogdanovi sono quanto di più lontano da Sherlock Holmes e John Watson.

In ogni caso un thriller assolutamente piacevole che si legge quasi tutto di un fiato grazie alla grande esperienza e mestiere di Jean-Christophe Grangé, che è abilissimo ad affabulare il lettore e portarlo a braccetto verso ciò che vuole. La suspense è sempre ben viva e la ridotta lunghezza dei capitoli dà il giusto respiro a chi vuole leggere sempre un capitolo in più rispetto ad uno in meno.

Piccola nota finale, un po’ come per i blooper che vengono montati a fine pellicola durante o dopo i titoli di coda con gli errori degli attori durante le riprese… della serie anche i grandissimi scrittori possono sbagliare: una preda, per far perdere le tracce e non farsi percepire dai cacciatori non scappa controvento, ma esattamente il contrario…

Andrea Novelli


Lo scrittore:
Jean-Christophe Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del poliziesco tradizionale. Dopo l’esordio negli anni Novanta, giunge alla notorietà grazie al film di Mathieu Kassovitz tratto da I fiumi di porpora (2000), interpretato da Jean Reno e Vincent Cassel, il primo di numerosi adattamenti delle sue opere per il cinema e la televisione. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo e venduti in milioni di copie, sono pubblicati in Italia da Garzanti: Il volo delle cicogne, I fiumi di porpora, Il concilio di pietra, L’impero dei lupi, La linea nera, Il giuramento, Miserere, L’istinto del sangue, Amnesia, Il respiro della cenere, Il rituale del male, L’inganno delle tenebre e La maledizione delle ombre.