Alberto Pizzi – I disegni perduti di Leonardo

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Editore Vallecchi Firenze
Anno 2021
Genere Giallo
320 pagine – brossura e epub


L’autore azzarda l’intrigante ipotesi che Leonardo da Vinci nel maggio del 1507 di passaggio diretto a Locarno, dove su incarico del governatore francese di Milano Charles d’Amboise doveva realizzare il rivellino a modifica del castello Visconteo, si sarebbe fermato alle cave a Candoglia, da dove veniva ricavato il marmo per la Veneranda Fabbrica del Duomo milanese.
Nel 1994, ben tredici anni prima, tutto il marmo destinato alla costruzione del Duomo di Milano veniva sempre trasportato direttamente dalle Cave in città, via acqua su barconi che dal Toce, raggiungevano il lago Maggiore, poi navigando sul Ticino arrivavano ai Navigli. Ma durante un viaggio di ritorno un barcone trasportava Ginetto Gaffurio, praticamente un ragazzo e la cassa di legno che conteneva i preziosi disegni del Maestro Leonardo da Vinci a lui affidati. Una volta arrivato, Ginetto si sarebbe dovuto arrampicare fino all’imbocco della Cava Superiore. E là affidare i disegni al cavatore più esperto affinché provvedesse al marmo di gran pregio adatto per la composizione destinata all’altare del Duomo.

Ma, mentre i naviganti attraversavano quel tratto del lago Maggiore, in pochi attimi, all’improvviso, si scatenò una fatale burrasca. Il barcone della Fabbrica del Duomo, riconoscibile per la sua grande scritta gialla, troppo leggero perché privo di carico, cominciò a scarrocciare paurosamente prima di essere sbatacchiato come un guscio di noce senza controllo contro uno scoglio vicino a Baveno e calare a picco in fondo al lago. Il corpo del ragazzo fu ritrovato dopo qualche giorno da alcuni pescatori. Ma della cassa che custodiva i disegni preparatori del Cenacolo, che secondo la volontà di Leonardo da Vinci, non avrebbe dovuto essere un affresco ma una scultura da porre all’interno del Duomo, nessuno seppe più nulla. Ragion per cui si immaginò che cassa e disegni fossero finiti per sempre in fondo al lago Maggiore.

Ci furono voci che sostenevano invece che la cassa con dentro i disegni fosse stata ritrovata, ma nelle pieghe burocratiche di contestazioni e contrasto tra la Fabbrica del Duomo e il nuovo governo milanese fosse finita nei depositi della cava. Probabilmente proprio per quelle voci, Leonardo era andata a cercarla, ma senza successo. E magari fu quello il motivo quindi che lo indusse inferocito, prima di andarsene da Candoglia, a scagliare una maledizione su quei disegni perduti.
Ma torniamo al nostro “I disegni perduti di Leonardo”. Deluderò subito gli amanti dei gialli storici spiegando che nonostante la corposa premessa non si tratta di un giallo storico.
Nossignori, Alberto Pizzi si è elegantemente avvalso di una leggenda tramandata dal passato per collegarci sia pur idealmente a quell’epoca. Ai tempi il grande artista operava in Lombardia, prima al sevizio degli Sforza e poi a quello dei francesi. Ma solo una gustosa leggenda che ha offerto il destro all’autore dandogli il brillante spunto per costruire un giallo particolare.

Il tema abbastanza classico si rifà alla notizia, fatta filtrare artamente presso una celebre Fondazione d’Arte parigina dell’esistenza o almeno pare e nella disponibilità di Leonardo Cardini, un tranquillo abitante di Stresa e la cui famiglia era legata alle Cave di Scandoglia, dei famosi disegni di Leonardo. Un cugino di suo nonno addirittura era stato direttore della Cava di Montorfano e quindi era possibile e, non solo perché questi famosi disegni sarebbero stati addirittura autenticati dalla perizia del più celebre esperto in materia, venuto apposta a Milano proprio con quello scopo. Leonardo Cardini da tempo è in segrete trattative con una famosa Fondazione culturale francese. Ed è disposto a venderli per un milione di euro in contanti. Dunque un’operazione illegale? Assolutamente. E direte anche : ma valgono molto di più? Certo! Logicamente, se i disegni fossero come si dice di Leonardo, varrebbero almeno dieci volte tanto, però non ci sarebbe modo né di venderli né di ottenere il permesso per l’esportazione. Ma sulle tracce di questi disegni ohimè non ci sarà solo Marcel Martini, finanziare francese d’assalto, addirittura l’agente incaricato dal presidente della Fondazione, accompagnato dalla sua bella amante, la giornalista d’arte Catherine Charondière, ma anche tutta una squadra di misteriosi individui. Anche loro a caccia dall’eccezionale scoperta. Pare difficile pertanto riuscire a recuperare i disegni e farcela portarli in Francia. Insomma, per cominciare e tanto per inserire un bel pizzico di rosso acceso nel giallo, ci scappa il morto. Morto che complica subito la tentata vendita e mette in moto una funambolica giostra di personaggi e … no basta ora chiudo, rischio di fare spoiler. Meglio fermarsi e cedere il passo ai lettori.

Una storia, leggera ma gustosa e ben trovata, una trama scorrevole che fila via anche per fortuna sul filo del sorriso e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno di questi tempi. Personaggi sfiziosi, un tantino sforzati talvolta ma lo stesso abbastanza credibili per un gradevole e intrigante giallo d’avventura.

Patrizia Debicke


Lo scrittore:
Alberto Pizzi è nato nel 1954 a Casale Corte Cerro, dove risiede. É libero professionista nel settore finanziario con la passione per la corsa. Ha pubblicato per Edizioni Buk nel 2011 “Quell’Hotel sull’oceano” e nel 2012 “Il segreto di Mila”. Nel 2016 è uscito “Il compito” (Edizioni Gilgamesh). Suoi racconti sono contenuti nelle antologie “Giallolago” (Eclissi), Delitti di Lago, Nuovi Delitti di Lago e Delitti di Lago vol. 3 (Morellini).