Niccolò Ammaniti – Anna

1383

Editore Einaudi / Collana Stile Libero Big
Anno 2021
Genere Sci-fi
274 pagine – brossura e epub
Serie TV su Sky nel 2021


Tutto, nella storia di Anna di Niccolò Ammaniti, comincia molto prima. Nelle scelte della madre, Maria Grazia Zacchetta, la protagonista spettrale. Una ragazza e poi una donna autonoma, già studentessa di Lettere classiche, che sceglie il proprio compagno, marito e padre di Anna fuori dalle dinamiche sociali, che decide della propria vita, ignora quello che si presume la società siciliana pretenda da lei. Maria Grazia è un personaggio divergente, non speciale, non eccezionale e prossimo alla realtà, lontano dal catalogo dei tipi umani rappresentati dalla narrativa ambientata in Sicilia. C’è attenzione ai dettagli e amore per il personaggio di Maria Grazia: una donna libera prima, un’eroina pre-apocalittica dopo. Senza la madre, questa madre, non ci sarebbe Anna la coraggiosa, Anna la scavenger capace, la sopravvissuta. L’apocalisse arriva, non importa se “a Palermo non fanno la quarantena” e Maria Grazia sa cosa fare, sa di avere poco tempo, che la sopravvivenza non basta, deve programmare, preparare il passaggio del testimone alla figlia maggiore.

Secondo Anna quel bosco era magico, l’incendio non era riuscito a bruciarlo, era arrivato al limitare, lo aveva assaggiato e aveva lasciato perdere. Tra i tronchi fitti il sole chiazzava di macchie dorate il manto d’edera e le rose canine che avviluppavano una recinzione fatiscente. Dietro un cancello il sentiero affogava tra cespugli di bosso che nessuno aveva più potato.

Provincia di Trapani, Sicilia, Italia, Europa. Sono passati alcuni anni dalla fine del mondo. La Rossa, un non identificato virus emorragico con una letalità del 100%, sembra aver sterminato l’umanità. Il virus emerge in Belgio, il contenimento fallisce, un vaccino, delle cure sembrano in arrivo ma non succederà. La civiltà, ogni civiltà, collassa e sul pianeta quasi vuoto si aggirano animali una volta domestici e addomesticati e bambini e bambine. In qualche modo umani e bestie ricordano il mondo che non c’è più; il mondo senza i grandi non è diventato un giardino ma una landa devastata dagli incendi e dal caos. Anna e il fratellino Astor vivono in un podere, qualcosa che Maria Grazia ha trasformato in un’ecofortezza nella definizione di Matteo Meschiari ma che il tempo ha logorato come la casa delle protagoniste di “Nella foresta” (Fandango, 2019) di Jean Hegland. Il tempo delle cose del mondo, le vestigia dell’opera dell’Uomo sta terminando. Altre dimensioni temporali si impilano nel romanzo aumentando la pressione sulla protagonista. La Rossa è un virus narrativo particolare, simile al virus Z romeriano: tutti sono contagiati, la malattia è solo una questione di tempo. La Rossa infatti rimane dormiente nei bambini per “attivarsi” una volta raggiunta la pubertà. Astor sta crescendo, Anna è costretta ad allontanarsi sempre più per trovare cibo e beni indispensabili. Il viaggio dell’eroina Anna è ineluttabile.

E così Anna comincia il viaggio, alla ricerca del fratello e poi della speranza. Spazio e tempo cospirano in quella che leggendo “Anna” non può non svolgersi come una piccola epica. Ad accompagnarla un altro bambino e un maremmano enorme e feroce, agenti capaci e vittime di mostri del mondo che fu. Incontreranno avversari e svolgeranno imprese, i tentativi di reboot in piccole e grandi embrioni di civiltà, abbozzi di società dello spettacolo, fossili del sistema capitalistico, ritorni ancestrali di riti e gruppi di innati cacciatori-raccoglitori. Su tutto il Demone dell’estinzione appare e scompare pur sempre presente nell’orizzonte degli eventi. Unico argine, come guerriere che gridano alla marea, Anna e le pagine previdenti lasciatele dalla madre Maria Grazia, lo specchio della Madre ne La strada di McCarthy con cui il romanzo di Ammaniti è ovviamente in dialogo, più che con il Signore delle mosche dove assente è il Demone.

La televisione aveva sospeso i notiziari e trasmetteva solo vecchi film. Le reti telefoniche smisero di funzionare una dopo l’altra. Quando anche l’elettricità si interruppe, l’uccello dell’Apocalisse spiegò le sue ali su Vita.

L’idea creativa del patogeno estinzionista che si attiva con la pubertà non è originale. Horacio Altuna ne “L’ultima gioventù” svolge la stessa dinamica virale e apocalittica come ci informa lo scrittore Omar di Monopoli. Un altro specchio di Anna è “Supernova Era” di Cixin Liu dove i Grandi preparano in ogni modo i bambini sopravvissuti al futuro senza gli adulti in un coming-of-age di civiltà. Detto questo il romanzo di Ammaniti ha uno svolgimento dinamico, gli ostacoli nello sviluppo di storia e vicende che lo scrittore si impone vengono tutti superati con scene capaci, a volte brillanti, in un post-apocalittico italiano completo, maturo, professionale. Ammaniti nel personaggio di Patrizio sembra anche dirci qualcosa su scrittori e scrittura. Patrizio, lo scrittore destinato al fallimento già dall’idea creativa del romanzo che sta scrivendo, un individuo gretto, scroccone, opportunista, convinto di essere immune e che, mentre la catastrofe impazza, coglie l’occasione di realizzare i propri sogni neri eliminazionisti. Tutto l’opposto dell’altra scrittrice presente in “Anna”, Maria Grazia, impegnata a spendere i suoi ultimi giorni a scrivere e tramandare informazioni utili per la figlia, immaginando scenari, preparandola ad affrontare spettri e demoni. Tempo e spazio cospirano contro Anna, sarebbe stato facile per Ammaniti cedere a un facile, comodo, lieto fine, sacrificando il meglio del romanzo: la tragedia dell’essere umani in un certo mondo e un certo tempo.

Antonio Vena


Lo scrittore:
Niccolò Ammaniti è nato e vive a Roma. Ha esordito nel 1995 con il romanzo Branchie. È autore di romanzi e racconti tradotti in oltre 44 paesi: Fango (1996), Ti prendo e ti porto via (1999), Io non ho paura (2001, Premio Viareggio), Come Dio comanda (2006, Premio Strega), Che la festa cominci (2009), Io e te (2010), Il momento è delicato (2012) e Anna (2015).

Dai suoi libri sono stati tratti cinque film: L’ultimo capodanno (di Marco Risi, 1998); Branchie (di Francesco Ranieri Martinotti, 1999); Io non ho paura e Come Dio comanda (entrambi diretti da Gabriele Salvatores, 2003 e 2008); Io e te (di Bernardo Bertolucci, 2012).
È autore e regista del docu-film The Good Life (2014). Nel 2018 va in onda Il miracolo, una serie tv originale SKY di cui è showrunner, co-sceneggiatore e co-regista.