Carlo Lucarelli – Via delle Oche

1523

Editore Einaudi
Anno 2021
Genere Noir
168 pagine – brossura e epub


Di Lucarelli credo che mi piacerebbe leggere anche la sua lista della spesa. Non è campanilismo di bassa lega – l’essere entrambi bolognesi è solo una bella casualità – ma è un percorso che inizia tanto tempo fa quando mi capitò in mano “Il giorno del Lupo” e poi via via tutto il resto che Carlo – gli do del tu con la confidenza che si prende chi ti frequenta da oltre vent’anni – ha avuto la compiacenza di dare alle stampe. Non so se vi è mai capitato di sentirlo in una conferenza: che parli di giallo o che parli del risvolto dei pantaloni il suo incedere e il modo con cui racconta sono affascinanti. Ecco perché poi riesce a coinvolgerti anche quando scrive. Perché te lo immagini con il suo completo nero, il dolcevita o la maglietta sotto la giacca, mentre con quella sua voce da doppiatore scartato (la zeppola bolognese non la nascondi anche con anni di dizione e bacchettate sulle dita), ti conduce per mano attraverso una nuova storia. Come questa.

Una delle caratteristiche dei romanzi di quella che viene chiamata la “trilogia di De Luca” – che qui giunge a compimento – è che ognuno di essi è un mero pretesto. Il giallo, il delitto, è una cosa di per sé quasi banale, ma è tutto quello che accade attorno ad esso di cui Carlo è assoluto maestro: le storie, gli intrighi, i personaggi. De Luca è uno di quelli, un personaggio scomodo per il suo tempo, un uomo di legge anche quando la legge non esiste o è sottomessa al regime. La legge deve punire il colpevole, chiunque esso sia, perché solo allora si può parlare di giustizia. Un uomo pieno di nevrosi, di paure, ma anche profondamente integro quasi infantile – nel senso di puro – nella sua integrità. Un personaggio che attraverso i piccoli particolari infilati qui e là diventa IL personaggio, quello di cui ti innamori e per cui provi una simpatia immediata. Un uomo così però non può stare da solo, troppo tetragono, ha bisogno di una spalla: il maresciallo Pugliese. Pugliese, sebbene pragmatico e legato al protocollo, ha però quel guizzo in più e la capacità di rimettere sui binari De Luca.

Come dicevo, la vicenda è un mero pretesto. Carlo ci racconta soprattutto il resto, il grande contenitore in cui questa vicenda ha luogo. Un momento storico molto teso, dove la contrapposizione tra cattolici e comunisti e le mire di controllo straniere sono quotidianamente a contrasto, fomentate anche da una propaganda che non si mette alcun limite di decenza. Le indagini che De Luca e Pugliese devono condurre – considerando anche che De Luca agisce in modo non ufficiale – sono complicate non tanto per il fatto in sé, ma perché tutta l’organizzazione intorno è al collasso: la polizia non esercita quasi praticamente più il suo compito di giustizia, ma viene usata o per fare da servizio d’ordine durante le elezioni, o per sedare le manifestazioni e i disordini successivi all’attentato a Togliatti. In mezzo a tutto questo le figure dei superiori e dei colleghi che hanno tutto l’interesse a che la giustizia non abbia il suo corso, battendosi più per la faziosità politica che per la verità.

È questo senso di smarrimento e di sbigottimento che il romanzo lascia sopra ogni cosa: rendersi conto di come in nome del tornaconto personale l’uomo sia capace di fare scelte aberranti. Lo dimostrano quegli anni, quelle elezioni della menzogna dove inizia il voto di scambio con la mafia, dove vengono perpetrate le vendette trasversali su coloro che avevano difeso e dove vengono recuperati i repubblichini e fascisti nelle fila della Democrazia Cristiana. Eccidi, violenze che non vedono colpevole, poiché tutto è lasciato in mano a quella cosa orribile che è la ragion di stato o ancor peggio soggiacciono al ricatto morale della chiesa cattolica. Di fronte a tutto questo, la tempra di De Luca, del poliziotto duro e puro, per un momento vacilla al punto da sentirsi quasi più rappresentato da coloro che un tempo chiamava nemici, i comunisti. E questo tratto, questo momento, è tangibile. E lo dobbiamo alla capacità narrativa di Carlo.

Ancora due cose: di tutti i romanzi con De Luca protagonista, questo è quello in cui la vicenda delittuosa è più torbida e complessa ed il cui esito è il meno prevedibile. Cosa accada al nostro De Luca lo sa chi ha letto Intrigo Italiano e poi Peccato Mortale. Ma non voglio spingervi oltre. Avete tempo. Adesso godetevi la lettura.

Michele Finelli


Lo scrittore:
Carlo Lucarelli (Parma, 1960) è autore di romanzi, saggi e sceneggiature. Tra i suoi ultimi libri pubblicati per Einaudi , Almost Blue (1997), Un giorno dopo l’altro (2000), Guernica (2000), Nuovi misteri d’Italia (2004), La mattanza (2004), Piazza Fontana (2007), L’ottava vibrazione (2008), L’ispettore Coliandro (2009), I veleni del crimine (2010), L’ispettore Grazia Negro (2013), Albergo Italia (2014), Carta bianca (2014), Il tempo delle iene (2015), L’estate torbida (2017), Peccato mortale (2018), Navi a perdere (2018), L’inverno piú nero (2020) e Via delle Oche (2021). Conduce da molti anni trasmissioni televisive, ora su Sky, sui vari aspetti non risolti dalle inchieste sul crimine. I suoi libri sono tradotti in piú lingue e sono oggetto di versioni cinematografiche e tv, tra cui il ciclo dedicato al commissario De Luca e la serie L’ispettore Coliandro.