Editore Feltrinelli / Collana I Narratori
Anno 2022
Genere romanzo di formazione, narrativa “di montagna”
240 pagine – brossura e epub
Sono gli anni ’50 del ‘900 a Daghè, una piccola frazione di Livinallongo del Col di Lana, non lontano alla più nota Cortina d’Ampezzo. Ma in ladino, la lingua parlata praticamente da tutti, la zona si chiama Fodóm.
Il giovane Giacomo Nef vive lì con i nonni, il burbero Angelo e l’affettuosa Frida, e i due fratelli maggiori. Il padre risulta disperso nella campagna di Russia, mentre la madre è morta da poco.
Lo spirito sognatore di Giacomo fatica a convivere con le numerosissime necessità pratiche della vita di Daghè, e spesso si ritrova punito e rinchiuso nella stanza delle mele, che il nonno usa appunto per conservare i frutti. Lì, di nascosto a tutti, Giacomo passa il tempo a intagliare nel legno forme di animali.
Una sera, mentre minaccia tempesta, il nonno lo manda a recuperare un attrezzo da lavoro che ha dimenticato nel bosco. Percorso il cosiddetto Triòl dei Mòrc (la via dei morti, che veniva usata tempo prima per raggiungere il cimitero più vicino, quello di Arabba), tra i primi fulmini, vede un impiccato.
Quel ritrovamento sconcertante dà il via per Giacomo a una serie di eventi che gli stravolgeranno completamente la vita, tra malintesi e tragedie personali.
Questa splendida storia di montagna (anche se una parte di essa è ambientata altrove) è un romanzo di formazione con tutti i crismi, il racconto di una gioventù difficile e delle difficoltà che il protagonista ha dovuto affrontare crescendo, ma anche una storia di sogni, di progetti per il futuro, di successo e di misteri.
Già, perché un po’ di mistero in questo libro lo si trova: chi è l’impiccato? Da dove veniva, dove andava, cosa voleva? E la strega del bosco, quella sulla quale circolano leggende strane, esiste davvero?
Qualcuno si starà certamente chiedendo come mai “La stanza delle mele” sia stato recensito su una pagina dedicata al noir. Be’… un minimo collegamento c’è (l’impiccato che ho appena menzionato), e ormai questa nostra realtà di Contorni di Noir è diventata talmente apprezzata e degna di fiducia che gli editori, anche quelli importanti come Feltrinelli, ci mandano comunque le loro nuove uscite da recensire. Sicuramente non me ne lamento, perché ho avuto modo di leggere un libro veramente bello, che probabilmente avrei letto comunque, magari senza recensirlo.
Ecco: per una volta, questo romanzo lo posso consigliare veramente a tutti; anche a chi non ama il thriller, a chi non è interessato ai misteri. È un libro dal respiro amplissimo, dai ritmi pacati ma inesorabili della giornata di un montanaro come il nonno del protagonista, una di quelle giornate nelle quali c’è qualcosa di importante da fare dalla mattina alla sera. Come la maggior parte dei romanzi di Matteo Righetto, questo libro ha un valore letterario assoluto.
Leggetelo.
Marco A. Piva
Lo scrittore:
Matteo Righetto è docente di Lettere, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti). Ha esordito con Savana Padana (TEA, 2012), seguito dai romanzi La pelle dell’orso (Guanda, 2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, Apri gli occhi (TEA, 2016, vincitore del Premio della