Attilio Veraldi – Naso di cane

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Editore Homo Scrivens
Anno 2022
Genere Giallo
336 pagine – brossura e epub


Una gran bella scoperta è stata, per me, la lettura di Naso di cane (Homo Scrivens) di Attilio Veraldi, noir dalle fosche tinte partenopee pubblicato originariamente nel 1982, che ha avuto precedenti edizioni Mondadori e Avagliano. Una storia pulp, che ci precipita nel fango della città, ritratta magistralmente nei suoi angoli più oscuri, nelle sue atmosfere perigliose, nei dialoghi accorati che inchiodano coscienze. Il protagonista è Ciro Mele, un killer napoletano, libero professionista che cerca di svolgere il suo mestiere in un ambiente diventato sempre più difficile e pericoloso, una giungla come viene nominato più volte, ovvero un luogo dove la malavita ha preso sempre più piede e il valore della vita è continuamente svalutato, anche i compensi per uccidere i rivali sono più risicati, data la crescente concorrenza, i tradimenti si susseguono, delitti e traffici che non hanno giustificazione neanche nel desiderio di denaro o ambizione di potere.

Naso di cane sa i rischi che corre, gli è sempre andata bene, non è mai stato sfiorato dalla giustizia e la pelle, bene o male, l’ha sempre portata a casa, anche se l’amore che sogna, fino a quel momento ha dovuto scordarselo. Un tipo originale, non so se sbruffone o imprudente, molto intelligente o solamente fortunato, con una morale tutta sua che gli fa pensare solo al presente, che non si separa mai dalla sua Beretta e dalla sua moto di grossa cilindrata, una Moto Guzzi California, potente ed appariscente: “la sua non era una sfida alla legge, era soltanto una maniera d’essere”.

Il ritmo del romanzo è incalzante, molto cinematografico, con inseguimenti mozzafiato in autostrada, scanditi dal rombo delle motociclette, dal colore dei caschi di motociclisti senza volto e senza nome, detonazioni, lanci di ganci da macellaio, attraverso vicoli stretti e trafficati, dentro e fuori da case abbandonate, nessuno vuole mai mollare la propria preda, fino all’inevitabile morte di uno dei contendenti, per rallentare e allargarsi a volte in spazi aperti, case di campagna circondate dal silenzio, dove i protagonisti hanno modo di valutare la loro situazione, riflettere su cosa aspettarsi, su errori e propositi.
La delinquenza è sempre presente, anche quando poco visibile, permea l’intera società, sfama un sacco di famiglie, quasi tutti accettano di agire al di là della legge se possono trarne un po’ di benessere, la violenza esplode all’improvviso ma non dà scampo, chi esegue sentenze giunte dall’alto non si preoccupa neanche di essere un meccanismo che li tritura come esseri senz’anima: “c’è solo da chiedersi come mai nessuno si tira indietro. Vanno allo sbaraglio come animali incoscienti. Già. Un branco di animali. Ma i mandanti, i mandriani, quelli non vengono mai neppure sfiorati”.

Molto interessante, per (ri)scoprire l’autore, è la prefazione di Luca Crovi, che segnala come Attilio Veraldi sia stato un grande traduttore a cui dobbiamo la possibilità di leggere in Italia opere di Raymond Chandler e Dashiell Hammett tra gli altri (ma per saperne ancora di più vedere le pagine a lui dedicate nella Storia del giallo italiano, Marsilio, 2020, sempre di Luca Crovi; io sicuramente cercherò di leggere altri libri suoi, a partire da Il vomerese), regalando loro le atmosfere ben note, elogiandone la grande conoscenza di Napoli, dei suoi segreti, gli odori, il modo di parlare e di non dire niente di chi ci vive, gli affari loschi, i locali malfamati dove si stringono accordi, i posteggi frequentati da prostitute e delinquenti, ed è proprio questo che lo rende uno dei maestri del noir italiano, questo saper essere dentro quel mondo.

Mauro Cremon


Lo scrittore:
Attilio Veraldi, nato a Napoli nel 1925, ha lavorato come traduttore dall’inglese e da lingue scandinave, viaggiando per mezzo mondo, dall’Europa all’America.
La sua raffinatezza letteraria nelle traduzioni di opere di scrittori del calibro di: Mailer, Updike, Baldwin, Vonnegut, Chandler, Hammett, Highsmith, fu notata da Mauro Spagnol, allora direttore editoriale della Rizzoli, che spinse Veraldi a scrivere un romanzo. Nacque così La mazzetta (1976), di cui Oreste del Buono, dopo aver letto il manoscritto, disse: «Il miglior giallo che abbia mai letto».
Con La mazzetta, Veraldi diede vita al personaggio di Sasà Jovine, avvocato ambiguo, ma simpatico, al servizio di malavitosi e collusi con la camorra. Dal romanzo, Sergio Corbucci trasse l’omonimo film con Nino Manfredi e Ugo Tognazzi.
Profondo conoscitore dell’hard boiled school, la scuola dei duri, Veraldi trasferisce le atmosfere del romanzo noir americano nella sua Napoli, dando vita a storie e personaggi originali e unici nella storia del giallo italiano, che ispireranno, tra gli altri, scrittori come Massimo Carlotto e Antonio Manzini.
Dopo Uomo di conseguenza (1978), con protagonista ancora Sasà Jovine, e Il vomerese (1980), una spy-story che si muove tra il terrorismo italiano e internazionale, Veraldi pubblica Naso di cane (1982), un romanzo crudo, che tratteggia la camorra come nessuno aveva mai fatto prima e che anticipa il romanzo-inchiesta Gomorra di Roberto Saviano.
Naso di cane diventa una fiction televisiva per la Rai nel 1986, con Luca De Filippo, Claudia Cardinale e Nancy Brilli. Altri romanzi di Veraldi sono L’amica degli amici (1984), Donna da Quirinale (1990), Scicco (1991) e L’ombra dell’avventura (1992).