Editore Carbonio / Collana Cielo stellato
Anno 2023
Genere thriller
360 pagine – brossura e epub
Traduzione di Silvia Cosimini
È ottobre a Reykyavík. Un pomeriggio Júlia, una giornalista e scrittrice, va con il marito Gió a visitare un isolotto in mezzo a un fiordo riguardo al quale c’è una leggenda della quale ha intenzione di scrivere. Si tratta di un’isola minuscola, poco più di uno scoglio. I due litigano, e Júlia pianta lì Gió. Lo scoglio è troppo distante dalla terraferma per tornare a nuoto soprattutto per lui, esperto di arti marziali ma per nulla un bravo nuotatore, e il tempo sta peggiorando.
Poco dopo Júlia torna a prendere il marito, immaginando che abbia “imparato la lezione”; ma Gió non c’è.
Un paio di giorni dopo, Júlia chiama la polizia denunciando la scomparsa dell’uomo. A incaricarsi delle indagini sono l’esperto Haraldur e il più giovane Sigurður Jón; Haraldur in particolare, pur sembrando niente più di un pacioccone trasandato di mezza età, si dimostra un poliziotto interessato, comprensivo e intelligente.
Júlia costruisce sulla scomparsa del marito un castello di bugie, tra la dichiarazione insistente che non si sono mai recati al fiordo nel quale si trova l’isoletta (che poi sarà costretta a ritrattare almeno in parte) e un tentativo di sviare i sospetti su María, sua sorella, con la quale teme che Gió avesse una relazione clandestina. Ma chissà se lo teme davvero o se è un’altra menzogna.
Il romanzo è tutto raccontato da Júlia, quindi il lettore fatica a districarsi nel suo castello di bugie, proprio come gli inquirenti. Certo, siamo partecipi anche delle sue riflessioni, dei suoi timori, dei suoi dubbi; e se Gió fosse ancora vivo?
Leggiamo anche i ricordi della donna, in particolare la storia dell’incontro con Gió, avvenuto a Firenze, e delle loro prime avventure da fidanzatini in giro per l’Italia. Non è solo il racconto dell’idillio tra i due che contrasta con i litigi che ci vengono raccontati prima della scomparsa dell’uomo, ma anche, parallelamente, il caldo e il sole dell’estate in Italia con l’umidità e la pioggia insistente dell’autunno islandese. Certo, detta così sembra un po’ stereotipata, ma l’autore è riuscito a tessere questi fatti all’interno del romanzo in maniera molto organica.
Si tratta di un romanzo dai ritmi lenti, come troviamo spesso nelle opere degli autori islandesi o comunque del nord Europa; ma allo stesso tempo si tratta di una storia che scorre in maniera fluida, di certo aiutata da una traduzione accurata e abile di Silvia Cosimini.
Snæbjörn Arngrímsson esordisce così “con il botto” nel mondo del thriller per adulti (ha già firmato alcuni gialli per ragazzi, ricevendo tra l’altro alcuni importanti riconoscimenti in patria per essi), con un romanzo che colpisce e che lascia una forte impressione, un thriller che comincia con la descrizione dell’avvenimento criminoso per non lasciare dubbi al riguardo e che si concentra su come la colpevole non solo cerca di evitare di essere scoperta ma addirittura convince anche se stessa delle sue menzogne, fino a faticare a ricordarsi cosa è vero e cosa è falso.
Marco A. Piva
Lo scrittore:
Snæbjörn Arngrímsson (1961), islandese, scrittore, editore e traduttore pluripremiato, ha scritto tre romanzi gialli per ragazzi, vincitori dell’Icelandic Children’s Book Award (2019) e del Reykjavík Children’s Literature Prize (2020). Un castello di bugie è il suo esordio nel thriller.