Colson Whitehead – Manifesto criminale

263

Editore Mondadori / Collana Scrittori italiani e stranieri
Anno 2023
Genere Noir
384 pagine – rilegato e ebook
Traduzione di Silvia Pareschi


“Con la coda dell’occhio Carney vedeva un po’ dappertutto i segni del declino: graffiti incompiuti sulla saracinesca di una farmacia chiusa; un gruppo di bidoni traboccanti di spazzatura non raccolta; i resti di un parabrezza sfondato, quadratini di vetro sull’asfalto come denti buttati giù da un pugno. Erano scolpiti nelle facce degli abitanti del quartiere, dove i sorrisetti compiaciuti erano stati sostituiti da un’espressione più avvilita, e dietro gli occhi si scopriva una vaga e informe disperazione invece della solita allegria spocchiosa.”

Leggere Colson Whitehead è sempre un’esperienza appagante e profonda, non solo per i contenuti potenti sottesi alle sue storie indimenticabili, ma anche per quello stile inconfondibile che, cristallino, restituisce la cifra di un autore fra i più grandi dei nostri tempi. Che si misuri con la narrazione di un fatto realmente accaduto, con il thriller o addirittura con lo sci-fi, Whitehead riesce sempre a utilizzare brillantemente il genere plasmandone con sapienza gli elementi e costruendo ogni volta un racconto di ampio respiro in grado di scuotere la coscienza, abbracciando tematiche contemporanee in grado di spalancare porte ancora socchiuse della Storia e regalando personaggi dallo spessore significativo che lasciano un segno indelebile nel lettore.

Ed è proprio all’interno di questa vasta e variegata produzione, capace di non tradire mai le aspettative, che si inserisce alla perfezione la Trilogia di Harlem – i cui primi due volumi sono pubblicati in Italia da Mondadori –, ritratto realista, spietato, a tratti poetico, di un luogo che diventa esso stesso personaggio, colto in quel confondersi di luci e ombre, gloria e degrado, che alimentano il fascino di un quartiere, e di una città intera, sempre in grado di sorprendere e appassionare.

“Manifesto criminale”, secondo volume della trilogia, è un noir dall’intreccio raffinato, ricco di colpi di scena, composto come il precedente romanzo, “Il ritmo di Harlem” – entrambi ottimamente tradotti da Silvia Pareschi –, da tre racconti concepiti come autoconclusivi ma legati da un filo invisibile, le cui trame si dipanano sinuose e accattivanti attorno a una realtà complessa, violenta, in continua evoluzione, che Colson Whitehead dipinge con quell’irriverenza brillante che graffia l’anima, specchio impietoso di un mondo corrotto e ingiusto in cui è labile il confine fra il bene e il male, dove “basta che scivoli una volta e tutti sono felici di aiutarti a scivolare di più”, “il delinquente resta delinquente e il disonesto odia l’onesto” e “il resto è sopravvivenza”.

Ed è proprio in questo solco, nella linea sfumata in cui ogni giudizio morale viene sospeso, che s’inserisce Ray Carney, straordinario protagonista cui ci si affeziona, venditore di mobili sulla 125th Street di giorno e ricettatore di notte, che, dopo un periodo di pausa dal mondo criminale, si ritrova suo malgrado nuovamente coinvolto in affari poco onesti. Una parabola di eventi che, trascinandosi fra il 1971 e il 1976, percorrerà le tappe salienti di una comunità in cerca di quel riscatto sociale che merita, fra poliziotti corrotti, gangster, attori hollywoodiani, piromani e politici disonesti, passando per il Black Liberation Army, in quel miscuglio di orgoglio, musica, rabbia e crimine che fa da sfondo a una città che brucia e in cui la rinascita, forse, è davvero possibile.
Un romanzo davvero imperdibile, come tutta la trilogia, di cui non resta che aspettare il finale.

Un accenno in conclusione merita anche la copertina dell’edizione italiana del romanzo, dall’immagine significativa e accattivante, grazie anche ai colori accesi e quello stile minimal che la rende in perfetta sintonia con l’anima della storia.

Linda Cester


Lo scrittore:
Colson Whitehead (New York 1969) ha esordito nel 1999 con L’intuizionista, finalista al PEN/Hemingway. John Henry festival (2001) è stato invece finalista al Pulitzer e al Book Critics Circle Award mentre La ferrovia sotterranea (2016) ha vinto, tra gli altri, il National Book Award, il Pulitzer e l’Arthur C. Clarke. Nel 2019 esce I ragazzi della Nickel, anch’esso premiato con il Pulitzer. È unanimemente considerato uno dei massimi scrittori contemporanei.