Andrea Pennacchi – Se la rosa non avesse il suo nome

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Editore Marsilio / Collana Lucciole
Anno 2024
Genere thriller storico
386 pagine – brossura e ebook


“Nella bella Padova s’apre la nostra scena, dove fra due famiglie di pari nobiltà da un rancore antico s’arriva a una novella lotta, che fraterne mani sporca di sangue fraterno. E dalla carne fatale di questi due nemici nasce una coppia d’amanti sotto cattiva stella, la cui pietosa vicenda seppellirà, coi loro corpi, anche l’odio dei genitori.”
Un attimo…
Questo incipit tanti lo conoscono, sono i primi versi del “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, ma è ambientato a Verona, no? C’è anche il balcone con la statua di Giulietta… Eh, ma Andrea Pennacchi (sì, l’attore) ci racconta la storia vera.
Qual è, allora, la storia vera?
Mettetevi comodi.

È il luglio del 1587. Fa caldo. Il vecchio guerriero Vincenzo Saviolo (che, anche grazie alla copertina che sembra suggerirlo, non riesco a non immaginare impersonato dall’autore/attore stesso), veterano della battaglia di Lepanto che ha giurato di non uccidere più, è a porta Portello ad aspettare un inglese che è stato incaricato di proteggere. Un lavoretto tranquillo, pensa lui. Si tratta di un contadinotto, un certo William Scrasb… Sciasp… Sgresbi… Scialpi… Shakespeare, lì alla ricerca di qualcuno per conto di un pezzo grosso.
Il problema che Saviolo deve presto affrontare è il fatto che Sgri… Sciap… l’inglese sembra avere il dono di mettersi nei guai. Ma guai grossi.
I due raccolgono presto intorno a loro una piccola corte dei miracoli composta di straccioni, studenti, servitori e figli di famiglie ricche, in particolare un ragazzone irruento di nome Romeo Montecchi. Già, perché Montecchi e Capuleti, in realtà, vivono a Padova. Chiaramente Sbras… Spriss… l’inglese ha spostato l’azione a Verona per proteggerne le identità.

In questa Padova del 1587, Andrea Pennacchi ci presenta una serie di personaggi storici di quel periodo, certo prendendosi qualche libertà (per esempio, i protagonisti diventano amici di una persona che nella realtà non nascerà fino alla metà del secolo successivo, decenni dopo la morte di Splips… Springsteen… del tizio, là, William coso). Ma tutto fa brodo, e soprattutto queste libertà creano un’ambientazione ancora più viva e complessa. L’intervento di fatti probabilmente soprannaturali (si scopre con la lettura se lo sono davvero o no) aggiunge al mistero.
Quello che potrebbe risultare vagamente ostico al lettore è il fatto che, spesso, alcuni personaggi scivolano nella lingua padovana/veneziana (al periodo non si parlava di dialetto). Ma quasi sempre quei brevi passaggi sono piuttosto chiari, con le parole scelte appositamente per poter essere capite da chiunque parli italiano. Verso l’inizio ci sono anche alcune frasi in inglese, ma anche lì sono passaggi semplici e, in effetti, non necessari alla comprensione della trama; si tratta di righe utili a dare un po’ di colore alla vicenda e poco più.

Certo, per trarre il massimo godimento da questo libro l’ideale sarebbe essere fluenti in padovano e in inglese, e magari conoscitori, anche solo in maniera basilare, di Sbeps… Sceps… quello là, il drammaturgo inglese. Il fatto che io, personalmente, risponda a tutte queste caratteristiche forse ha aumentato il mio piacere nella lettura. Anzi, mi vanto di avere seguito, da studente, un paio di seminari sul teatro elisabettiano tenuti dall’allora dottorando signor Andrea Pennacchi. E me ne vanto davvero.

Un thriller storico, quindi (non un vero e proprio “giallo” come è pubblicizzato), con tanti momenti molto divertenti. Anzi, mi azzarderei a definirlo un thriller comico di ambientazione storica. In quanto tale, a volte il realismo va un po’ a farsi benedire. Non per quanto riguarda l’ambientazione in sé, che sembra essere stata ricercata e studiata con cura, ma più che altro quando si guardano i personaggi storici con i quali i protagonisti interagiscono e… be’, certi fatti che non voglio anticipare. Diciamo che certi momenti richiedono un po’ della sospensione dell’incredulità che ci richiede anche il teatro. Ma è veramente facile e immediato donargliela.
Un romanzo forse non perfetto, ma di sicuro molto divertente, piacevole e accattivante da leggere. Ve lo consiglio.

Marco Piva


Lo scrittore:
Andrea Pennacchi (Padova, 1969) è attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore. Oltre a “Se la rosa non avesse il suo nome”, il suo primo giallo, ha all’attivo diversi libri, tutti pubblicati da People.