Jean Potts – Due brave sorelle

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Editore Le Assassine / Collana Vintage
Anno 2025
Genere Giallo
240 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Paola De Camillis Thomas


Lo ammetto: molto spesso – diciamo quasi sempre – salto le prefazioni che ci sono nei libri. Non nel senso che non le leggo, sia chiaro… Ma le riprendo solo dopo aver letto il libro.
A volte troppo pompose, dettagliate e troppo esplicative, rallentano il mio approccio alla storia e ne rivelano il contenuto che vorrei scoprire a mano a mano che vado avanti nella lettura.
È come ricevere un regalo, ma non sei tu a scartarlo.
Questa volta, complice il fatto che Letizia Vicidomini, scrittrice che conosco e apprezzo da tempo, ha scritto una bellissima prefazione. Lunga il giusto, presenta scrittrice e protagoniste incuriosendo ma senza addentrarsi troppo nei particolari, con uno stile di scrittura che già conosco e apprezzo. Così ho fatto un’eccezione alla mia regola.

Il romanzo in questione è “Due brave sorelle”, un giallo della Collana Vintage della casa editrice Le Assassine. Autrice, questa volta, Jean Potts, nata nei primi del Novecento, insegnante e giornalista con la vocazione per la scrittura.
La sua biografia è già un biglietto da visita di tutto rispetto e ci propone un’ambientazione dell’America anni ’60, con protagoniste due sorelle: Lucy e Marcia. Non potrebbero essere più diverse, per carattere e per aspetto, ma una cosa in comune ce l’hanno: detestano Sua Altezza, che altri non è che il loro padre, un soprannome che è tutto un programma.
Egoista, tirannico, denigra le figlie qualunque cosa facciano, qualsiasi scelta decidano di portare avanti. Il suo piacere è farle sentire inadeguate, anche se non è chiaro se sia invece il classico genitore che per spronare i figli a migliorarsi deve in qualche modo criticarli. Approccio quanto mai discutibile.

Di professione medico, affascinante e carismatico – al di fuori della famiglia – riesce ad ammaliare molte donne, le infermiere sono la sua specialità. Con la scusa dei congressi e dei club del bridge, o dei suoi week end dedicati a pescare, finisce sempre per portarsi a letto le sue conquiste. Beccalo dell’umore giusto e può incantare chiunque. Tranne Lucy e Marcia, loro conoscono il vero lato dell’uomo e non si fanno affascinare né dalle sue parole né dal suo aspetto.
Si nasconde dietro un quotidiano mentre fa colazione, non parla mentre beve il caffè e quel silenzio pesa ogni giorno come un macigno per Lucy e Marcia, ancora alla ricerca della loro identità, della loro autostima, finora sotterrate dall’abusivismo maschile e maschilista che imperava e impera. Ma la situazione che si presenta è ancora più preoccupante quando le due sorelle si accorgono da alcuni discorsi del padre con la sua infermiera che parlano di matrimonio. Hanno paura che perderanno tutto quello che possiedono, soprattutto una casa nella quale sono cresciute. Progettano prima di uccidere la donna, poi cambiano idea e decidono che il problema deve essere eliminato alla radice. E qui cominciano i guai.

La Potts ci mostra un maschio Alfa che potrebbe essere attualissimo, l’uomo pavone che apre la sua ruota per mettersi in mostra con tutte le donne, tranne che con le figlie. E in qualche modo le stesse figlie, pur disprezzandolo, ne sono succubi, sono dipendenti in qualche modo dal suo giudizio, provocando in entrambe una insicurezza che influenza i rapporti con gli altri uomini che ruotano attorno a questa storia. E il desiderio di essere apprezzate, appagate dal sesso maschile, o semplicemente amate, è evidente.

“Due brave sorelle” (titolo originale The Evil Wish), pubblicato per la prima volta nel 1962 e considerato un domestic suspense, ci ricorda come il pensiero omicida che può albergare nella mente, non debba obbligatoriamente corrispondere a un’azione, a una vocazione a uccidere. Ma il solo fatto di averci pensato ci rende immediatamente colpevoli? Possono i sensi di colpa condurci al pensiero di descriverci come dei criminali?
Senza ambientazioni fantasmagoriche, priva di una lunga sequela di personaggi  che dimenticherei velocemente (proprio vero che less is more), il romanzo della Potts si rivela un regalo da scartare trovandoci la sorpresa, anche e soprattutto nel finale. Grazie alla casa editrice Le Assassine, che riesce a presentarci ogni volta dei romanzi che sono delle mosche bianche nell’attuale panorama letterario. E questo non è da meno, ennesima bella scoperta.

L’autrice cita alcuni versi dell’Amleto di Shakespeare – come a richiamare un leit motiv nella tragedia dell’essere umano – che accentuano i tratti in bianco e nero di un destino che sembra ripetersi all’infinito, come un criceto che gira nella ruota.

Cecilia Lavopa


La scrittrice:
Jean Potts è nata nel 1910 ed è morta nel 1999. Dopo aver lavorato come insegnante e giornalista, si trasferisce dal Nebraska a New York, dove scopre la sua vocazione di scrittrice. Pubblica racconti per diverse riviste, tra cui Collier’s, McCall’s, Cosmopolitan, Redbook, Ellery Queen’s Mystery Magazine, Alfred Hitchcock’s Magazine e Women’s Day. Con un suo romanzo vince il prestigioso Edgard Award nel 1954. Pubblica in tutto 14 romanzi che sono stati tradotti in diverse lingue.