Martta Kaukonen – Butterfly

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Editore Longanesi / Collana La Gaja scienza
Anno 2024
Genere Thriller
320 pagine – rilegato e ebook
Traduzione di Delfina Sessa


La verità può essere altrettanto plausibile della menzogna. Quando non addirittura più plausibile.
Ira è una serial killer di uomini, violentissima, spietata, senza pentimenti ma anche senza alcun piacere. Ha subito degli abusi da bambina. Clarissa è una psicanalista trendy, tutta griffata, tacco dodici, presenza televisiva costante. Ira va da Clarissa a farsi aiutare, così dice, ma in realtà a costruirsi un alibi.
Arto è un giornalista caduto in disgrazia, a cui viene affidato il compito di intervistare Clarissa per il principale quotidiano finlandese, con cui collaborava prima che il suo alcoolismo lo rendesse del tutto inadatto a lavorare. L’intervista mira a scoprire e divulgare qualcosa di sconvolgente sulla vita privata di Clarissa, ma lei è sempre molto abbottonata.
Pekke, marito di Clarissa, è come lei determinato a tenere in piedi il suo matrimonio, perdonando i peccatucci suoi e della consorte.
O almeno questo è quello che ci sembra di leggere.
Perché mancando la voce onnisciente del narratore, il racconto è affidato, a capitoli, ai protagonisti, che un po’ si confessano, un po’ si vantano. Ci danno versioni sempre diverse della realtà, ci portano deliberatamente fuori strada per poi cambiare idea e decidersi a raccontare la verità.
Ci sarà da credergli?

Butterfly, che il nome che Ira si è scelto (e nessuno dei due nomi è casuale), è una storia di abuso, di violenza, di alcool, di anoressia, di disperazione. Una storia estrema, ambientata in Finlandia, un paese freddo e poco ospitale, noto per il suo altissimo tasso di suicidi nonostante lo sviluppo economico e il benessere diffuso.
Ira, in nomen omen, è furibonda per gli abusi subiti, ne soffre ancora come se fosse appena successo, ha gli incubi e non riesce proprio a vivere. La vendetta sembra essere la sua sola ragione di esistere. Non che la vendetta le dia piacere, anzi. Ma è una sorta di dovere “sociale”: eliminare tutti gli uomini che potrebbero fare quello che hanno fatto a lei, salvare tutte le bambine dai potenziali abusi.

Clarissa, la psicanalista che tutti in Finlandia ascoltano e ammirano, che sembra sicura di sè e dei suoi risultati, in realtà ha un tarlo che la tormenta, un giovane che non è riuscita a salvare. E quando lo stress è oltre il livello di guardia, beve.
Clarissa accetta Ira come paziente. Ognuna ci racconta le diverse sedute, sono come gatto e topo, è un gioco a chi è più furba e sgamata, a chi riuscirà davvero a ingannare l’altra.
Intervallati ai racconti delle sedute di Clarissa e Ira, ci sono i due uomini, Arto e Pekke. Arto confessa il suo sperdimento, tutti gli errori che lo hanno portato all’alcolismo, mentre Pekke analizza la consapevolezza di quello che richiede un matrimonio e la sua ferma determinazione a conservarlo.
Tutti i personaggi sono imprigionati in un universo personale, e il mondo che li circonda sembra essere fatto solo del panorama dalla finestra di casa, dall’angolo in cui si attende l’autobus o dal locale dove ci si incontra, sempre lo stesso e pure quello chiuso, soffocante. Tutte le relazioni sono incanalate dentro un percorso che è stato definito prima e da cui nessuno vuole uscire. Il destino, la fluidità, la varietà della vita sembrano essersi fermati e bloccati, in modo diverso ma ugualmente terribile per tutti, nessuno escluso.
E quando finalmente la verità si svela, la violenza prende un nome e un cognome, quello che emerge è la vacuità e la gratuità di quella violenza. Certo, la violenza è praticamente sempre gratuita. A volte può essere spiegata, anche se non giustificata, da qualcosa che è successo al personaggio, un trauma del passato, una violenza subita. Ma non c’è mai una corrispondenza precisa tra quello che si è subito e quello che si decide di far subire a qualcun altro. Quando la vittima diventa carnefice ci sono tanti passaggi, nessuno inevitabile.

Ma l’arte di Martta Kaukonen è quella di tenerci appesi a queste sorta di confessioni individuali, che man mano capiamo essere false e tendenziose, ma che ciò nonostante ci spingono a girare pagina e cercare chi davvero è la vittima e chi davvero è il colpevole. Ammesso che si possa dividere così precisamente il mondo.
E le macchie di Rorschach con cui il libro si apre, in cui si può leggere la farfalla Butterfly ma anche qualunque altra cosa, sono un interessante e prezioso stratagemma per guidarci fuoristrada prima e verso la soluzione dopo. E sono in un certo senso la chiave del mistero del libro, quel senso di un mondo claustrofobico per uscire dal quale è necessario accettare che la vita non abbia una forma precisa, sia una macchia a cui siamo noi a dare un significato, e quel significato non è definitivo ma può cambiare. Se facessimo ogni giorno il test di Rorschach, avremmo dei risultati sempre diversi.
Un thriller davvero molto originale, difficile da chiudere prima di essere arrivati in fondo.

Anna Da Re


La scrittrice:
Martta Kaukonen vive a Helsinki. Prima di diventare una scrittrice a tempo pieno è stata critica cinematografica per i più importanti giornali nazionali. Il suo romanzo d’esordio, Butterfly, è stato un grande successo di pubblico e di critica in Finlandia e in tutta Europa: tradotto in 16 paesi, arrivato in vetta alle classifiche dello Spiegel in Germania, presto diventerà una serie tv.