Editore Neri Pozza / Collana Biblioteca Neri Pozza
Anno 2025
Genere Fantascienza
314 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Marisa Bulgheroni
Inghilterra. La guerra è finita da qualche anno e quella fredda sta germogliando, le strade sono piene di automobili e i negozi di leccornie, la corsa all’orbita bassa terrestre ha riempito il cielo di satelliti. Il biologo Bill Mansen ha un incidente sul lavoro. Il veleno mortale di un trifido, una nuova pianta alta più di due metri, capace di muoversi e dalle enormi potenzialità di mercato, costringe Bill in ospedale. È stato fortunato, della stessa fortuna che bacia e inganna i protagonisti di tutta la letteratura postapocalittica. Al suo risveglio prima silenzio, poi comincia a capire: la musica della civiltà si è fermata, la popolazione di Londra è diventata cieca dopo quello che sembra uno sciame di comete di un sinistro colore verde. Il mondo come Bill lo conosceva fino a qualche giorno prima è finito, adesso, per dirla con Corman McCarthy, il giorno dopo è passato.
Considerando l’episodio a posteriori, ritengo di essermi comportato come uno sciocco. Avevo ancora la testa imbottita di comportamenti prefissati e di convenzioni ormai decadute, e non mi venne in mente che, se qualcuno doveva sopravvivere, chiunque al seguito di quella banda avrebbe avuto maggiori probabilità di scampo che non rimanendo solo.
In una città di ciechi solo pochi, assolutamente per caso, hanno ancora la vista. Bande di ciechi e gruppi di vedenti, superato lo shock e ai primi morsi della fame, in attesa dei soccorsi, cominciano a riorganizzarsi, in modo più o meno brutale e tutti impegnati, come vittime o carcerieri, indipendentemente dalla capacità di vedere ancora, a percorre la discesa verso la decivilizzazione. Chi prova a impedire il collasso si trova ad affrontare le conseguenze della teoria di Beadley, un personaggio del romanzo: abbiamo teso la corda, si è spezzata.
Mentre Bill incontra gruppi di sopravvissuti e cerca, come tutti, di orientarsi nel nuovo mondo, in città, liberi dai campi appena fortificati, cominciano a comparire i primi trifidi che non amano l’asfalto ma si nutrono di carne. Le persone poi, cieche e disperate o ancora capaci di vedere e indecise, cominciano a morire per un misterioso contagio. I soccorsi non sono in arrivo. È il momento di uscire da Londra.
«Senta» le disse Coker in tono paziente, «metta per un momento gli americani nel vaso della conserva per il viaggio sulla luna, per favore. Cerchi piuttosto d’immaginare un mondo in cui non ci siano gli americani, se ci riesce».
Il giorno dei trifidi (1951) di John Wyndham è un romanzo postapocalittico scritto, scene, dialoghi, svolgimento, tropes, per essere canone e gold standard.
L’apocalisse è complessa, insieme veloce e multievento. La catastrofe viene dallo spazio ma non è aliena, uno show de “l’unico pianeta alieno” di Ballard. Tra questa catastrofe strutturata, antropica e la coscienza del protagonista Il giorno dei trifidi si pone tra la fantascienza postapocalittica classica e l’apocalittico della sci-fi dell’Inner space. Il romanzo di Wyndham è il gigante su cui altri scrittori importantissimi hanno scritto i loro capolavori. La prova del tempo è superata, il tempo della narrazione è il tempo dell’apocalittico contemporaneo. Questo succede ai classici essenziali.
La qualità della scrittura di Wyndham è consistente, definita, la cifra dello scrittore padrone della storia e del suo stile. Pagine semplicemente bellissime appaiono nelle pause della lotta per la sopravvivenza.
Mi fermai, spensi il motore e smontai dal camion. Quando anche Coker ebbe spento, il silenzio calò su di noi greve, innaturale, rotto solo dai rumori intermittenti dei motori che si raffreddavano. Mi resi cnto d’improvviso che, da quando eravamo partiti, non avevo visto una sola creatura vivente, tranne alcuni passeri. Coker scese dalla sua cabina. Si fermò in mezzo alla strada, guardandosi intorno, in ascolto.
«Di là da noi si stendono deserti di vasta eternità» mormorò.
L’origine dei trifidi, dettagliata dove serve, la loro intelligenza non umana, oggetti della brama estrattiva dell’umanità che diventano cacciatori, schiavi liberati il cui pericolo viene ignorato perché inizialmente relegato al sud del mondo, implacabili, pericolosi come singolo, pericolosissimi e orribili in gruppo; il trifido come mostro tout court è un capolavoro di creatività. Il trifido è, come lo zombie moderno, un grandioso mostro postimperiale. Relegati ai margini della città e della società umana capitolo dopo capitolo è davvero il giorno dei trifidi.
Il mirroring con gli umani in scena del romanzo è altrettanto bello e adeguato. La caratterizzazione di sopravvissuti come Josella Pleyton e Cocker arricchiscono ulteriormente il libro. Le scene d’azione sono numerose ed eccitanti e si contendono il tempo su pagina con ottimi dialoghi. In questi Wyndham fa parlare il suo tempo. Critica del femminismo di maniera e personaggi femminili forti condividono lo spazio narrativo. Militarismo, progresso sociale, un consapevole svolgimento dei pericoli del neofeudalesimo. Il romanzo sembra un agone per mettere alla prova dell’apocalisse il dibattito culturale che è il senso profondo del genere.
Come un ulteriore personaggio, appena nascosto eppure al centro di pensieri e che entra ed esce nei dialoghi dei personaggi: il futuro. Incerto, complesso, impossibile, pieno di responsabilità e di scelte. Il futuro, quale futuro, sembra l’ulteriore sfida dei personaggi come di tutti gli umani di fronte a un bivio storico.
Ottima traduzione e prefazione in questa edizione.
Un page turner che la lettrice e il lettore vuole finire presto per sapere che strada hanno preso i protagonisti, che scelte hanno fatto, per quale futuro si sono impegnati e se sono sopravvissuti all’ultimo assedio. La pastorale pre- e postapocalittica infatti è una questione di scelte e in qualche modo di coraggio e di solito comunque, non dura.
Antonio Vena
Lo scrittore:
John Wyndham (Knowle, 1903 – Londra, 1969) scrisse diversi racconti prima della Seconda guerra mondiale sotto vari pseudonimi, tra cui Lucas Parkes, John Harris e Lucas Beynon. Solo dopo la guerra iniziò a concentrarsi sui temi del disastro planetario e dell’evoluzione incontrollata, scrivendo i due romanzi che rimarranno nella storia: I figli dell’invasione e Il giorno dei trifidi. Da questo libro è stato tratto il celebre film del 1963 L’invasione dei mostri verdi. Per Neri Pozza è uscito anche I trasfigurati (2015).