Carolina Invernizio – Nina la poliziotta dilettante

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Editore Capricorno editore
Anno 2024
Genere Giallo
256 pagine – brossura e ebook


Subito dopo la seconda di copertina si legge “Capolavori ritrovati della Letteratura” ed è proprio questo che intende fare la Casa Editrice Capricorno regalando una nuova vita a questo romanzo.
Nina la poliziotta dilettante esce, per la prima volta, nel 1909. Ben centosedici anni fa.
E anche se ci trasporta nell’Italia degli inizi del ‘900, in un certo modo, pare scritto ieri.
Leggo che Carolina Invernizio, quando nel 1909, decide di pubblicare questo romanzo ne aveva già scritto 63 e in quello stesso anno i libri in uscita sarebbero stati ben 4.
Una scrittrice prolifica della quale si sente parlare pochissimo per questo mi auguro che questo libro possa essere un filo rosso tra il passato e il presente. Un qualcosa di tangibile che la riporta in vita, attraverso le sue parole, permettendo a tutti noi di conoscere la sua scrittura.
Ritengo che questa sia una premessa doverosa perché non riesco a parlare di un libro senza conoscere qualcosa di chi lo ha scritto e vi confesso che io questa Carolina Invernizio avrei davvero voluto incontrarla.

Perché? Perché scopro in Invernizio l’antesignana del noir. La sua Nina precede tutte le Miss Marple che conosciamo. Genisi, Teruzzi, Oliva e altre bravissime scrittrici contemporanee io le ho ritrovate qui, nella creazione di questa giovane donna che si improvvisa poliziotta e lotta con tutta se stessa cercando di portare alla luce la verità.
E non solo. In lei risiedono tante qualità. Intuito, inventiva, audacia.
La magica città sabauda è il set nel quale si consuma l’omicidio.
Così fu scoperto il delitto: verso le cinque del mattino, alcuni operai videro sul prato, quasi all’imbocco con via Peschiera, un uomo steso a terra, immerso nel sangue, senza segni di vita.

L’individuo indossava soltanto pantaloni e la camicia, tutta inzuppata di sangue; era senza scarpe, senza calze e senza giacca.
Tuttavia, dopo un esame sommario, gli operai capirono trattarsi di un signore.
Il corpo senza vita ritrovato dagli operai è quello del conte Sveglia e la giovane operaia Nina è la sua fidanzata. E’ proprio Nina la prima ad essere accusata del delitto ma presto viene prosciolta per mancanza di prove e, visto che la polizia non è in grado di scoprire chi ha ucciso il suo amato Carlo, decide di pensarci lei.
Nina Palma, da semplice operaia in una fabbrica di ricami, si trasforma in una giovane detective e inscena il suo suicidio. Riesce, con prodigiosi travestimenti, ad entrare nell’aristocratica dimora del conte e dopo innumerevoli colpi di scena scopre chi è l’assassino.

Un singolare sorriso sfiorò le labbra della contessa, che mise quella lettera aperta sui giornali. La seconda era una domanda di soccorso, che fu posata sulla prima. La terza produsse nella contessa turbamento e stupore. Era firmata con una semplice iniziale, una << M.>>…

Come potete vedere Carolina Invernizio, nonostante l’epoca in cui il romanzo è stato scritto, utilizza una scrittura lineare e priva di fronzoli.
Le ambientazioni sono ben tratteggiate ed estremamente coinvolgenti, al punto da rendere la città di Torino coprotagonista del romanzo offrendo al lettore la visione di un quadro molto intimo e nostalgico della città.
Vari intermezzi più leggeri consentono ai lettori di staccare la mente dalla trama gialla e dal delitto.

In sottofondo leggiamo il cambiamento. Assistiamo all’evoluzione della condizione femminile che proprio in quegli anni, attraverso la creazione dei primi comitati e dei movimenti femminili, vedeva la luce.
La psicologia dei tantissimi personaggi non viene lasciata al caso. Ognuno di loro, anche quelli di passaggio, vengono caratterizzati perfettamente.
Invernizio divide i suoi protagonisti, con operosità Dantesca, tra buoni e cattivi. Gente cattiva che si nasconde dietro ai suoi traumi infantili e gente buona che si fida troppo e spesso cade in trappola. L’autrice parteggia un po’ per l’uno e un po’ per l’altro muovendosi sapientemente tra le sue stesse parole.
Non mancano eclatanti colpi di scena, azioni bizzarre ma pur sempre verosimili e lezioni di vita.

Ritorno sulla condizione della donna che mi sta molto a cuore e vi comunico che si può leggere tra le righe del romanzo che una donna, prima di tutto, deve seguire la sua strada. Un messaggio precursore se ribadiamo che è stato formulato nel 1909.
Un libro da leggere assolutamente sentendo la presenza di Carolina vicino a noi.
Io la immagino col mento sollevato, le labbra chiuse in un sorriso tirato e lo sguardo intento a scrutare i nostri pensieri più profondi con un capello a tesa larga sul capo per coprire bene i suoi.

Deborah Alice Riccelli


La scrittrice:
Carolina Invernizio (Voghera, 1851 – Cuneo, 1916) è stata una delle scrittrici più prolifiche e di maggior successo della storia editoriale italiana: a partire dal 1879 e fino alla morte, diede alle stampe circa 130 romanzi, usciti quasi tutti per i tipi di Salani o a puntate su quotidiani come l’Opinione nazionale o La Gazzetta di Torino. Regina del romanzo d’appendice, del feuilleton spesso a tinte fosche, è stata anche una delle prime scrittrici italiane a cimentarsi con la letteratura giallo-noir, ambito nel quale va annoverata fra i più importanti pionieri nel nostro Paese.