Luigi Schettini – Archè

2039

Editore Golem Collana Mondo
Anno 2016
Genere noir
224 pagine – brossura
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Nelle ultime settimane del 2015 ci siamo ritrovati, proprio su queste pagine, a recensire Qui giaccio, la terza fatica di Luigi Schettini. Un anno e pochi giorni più tardi discutiamo della sua quarta opera, Archè. Dove Qui giaccio, tra i molti aspetti positivi, ci aveva lasciato qualche perplessità, Archè spazza via ogni dubbio e conferma in tutto e per tutto la piena maturità del comunque giovane autore.

Ma cominciamo con calma.

Archè ha come protagonista Tom Sermon, il medico legale anglo-italiano che abbiamo imparato a conoscere in I delitti del faro, esordio letterario di Schettini, e poi nel già menzionato Qui giaccio – soltanto Giallo zafferano, tra i romanzi di questo autore, ha un altro personaggio principale.

Gli eventi di questo romanzo si situano cronologicamente tra I delitti del faro e Qui giaccio, con Tom (che per qualche motivo immagino vagamente somigliante a Tom Hanks, non so spiegarmi perché) che lavora come coroner dello stato canadese del Manitoba. Ma ben presto il ministro della giustizia suo amico abbandona la poltrona per la pensione, venendo sostituito da una donna che immediatamente rimuove Sermon dall’incarico per rimpiazzarlo con la propria sorella, un’arrivista disonesta e incapace che sembra avere secondi fini.

Poco prima di questo evento, però, Tom aveva iniziato a indagare sull’efferato omicidio di una pittrice dal nome d’arte piuttosto particolare; questo caso in particolare sembra interessare la sua sostituta, il che insospettisce l’integerrimo Sermon.

Non continuo nella descrizione della trama, che si fa estremamente complessa ma non inutilmente arzigogolata: Archè (a proposito, anche il titolo del romanzo viene reso estremamente chiaro) è la storia di un caso poliziesco difficile e interessante, con un filo logico inizialmente invisibile ma che poi, quando i protagonisti giungono a una conclusione, si rivela essere sempre stato presente sia pur celato ad arte.

Un piccolo difetto l’abbiamo trovato in un paio di imprecisioni nello “scenario”, per così dire, nel quale si svolge la storia; si tratta comunque di dettagli che saltano solo agli occhi di lettori pignoli, quale confessiamo di essere.

E poi c’è un momento estremamente simpatico, che vi menzioneremo estrapolato dal contesto per evitare ogni possibile spoiler: in una casa, vediamo una libreria che contiene romanzi di alcuni tra gli autori più amati dal personaggio in questione. Stephen King, H.P. Lovecraft, Patricia Cornwell, Paulo Coelho… e Luigi Schettini. Già: nell’universo narrativo creato da Luigi Schettini, i libri di Luigi Schettini hanno avuto abbastanza successo da essere stati tradotti in inglese (probabilmente, anche se non è impossibile che il personaggio che li possiede sappia leggere l’italiano). E perché no?

Torniamo a bomba.

Archè è un romanzo scorrevole, facile da leggere ma non elementare o sciocco, con personaggi molto interessanti e atmosfere che a tratti possono ricordare i migliori film di Dario Argento, regista di cui l’autore si ammette appassionato. Lo conferma anche, in una breve ma incisiva prefazione, Daria Nicolodi, che del regista è stata la musa ispiratrice e la compagna di vita durante il decennio più creativo.

Una lettura piacevole, avvincente, con personaggi un po’ atipici ma mai caricaturali o assurdi e colpi di scena ben costruiti, così da non sembrare mai meri artifici narrativi ma da incastrarsi perfettamente nella storia. Insomma, un gran bel libro.

Marco A. Piva
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Lo scrittore:

Luigi Schettini nasce a Roma nel 1989. E’ giallista, ma anche insegnante/coreografo hip-hop e attore. Grande cultore del cinema di Dario Argento e della letteratura horror e legal thriller di Stephen King e Patricia Cornwell, scrive storie da sempre e all’età di 17 anni da vita al suo primo romanzo.
Pubblica “I delitti del faro” nel 2008 e “Giallo Zafferano” nel 2011.
Nel 2015 l’editore GOLEM pubblica il suo nuovo inquietante thriller, “Qui Giaccio”, lo stesso romanzo che ha superato le selezioni per il programma Rai “Masterpiece”, dal quale è stato poi escluso poiché si richiedeva che l’autore fosse inedito.