Colson Whitehead – L’intuizionista

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Editore Mondadori / Collana Oscar 451
Anno 2019
Genere Thriller
278 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Katia Bagnoli


“Ma chi può resistere alla seduzione degli ascensori, di questi tempi? Quei trampolini per il Paradiso, che rendono tanto allettante l’inesorabile verticalizzazione? Pur rendendosi conto che il futuro è verso l’alto, che il futuro è quanto più in alto riesci ad andare, gli architetti faticano a liberarsi delle vecchie abitudini. Le abitudini restano avvinghiate alle caviglie e resistono a ogni supplica, contro ogni logica. Come in politica, alla fine l’unico vincitore è un brutto compromesso.”

Leggere l’esordio di Colson Whitehead a venticinque anni dalla sua prima pubblicazione è un’esperienza di lettura illuminante, intensa, a tratti commovente. Non solo perché sono già presenti tutti gli elementi che caratterizzano la produzione di questo grande autore dei nostri tempi, ma anche perché il concetto di privilegio della razza su cui è concentrata la riflessione contemporanea risulta chiaro, espresso in chiave moderna ed efficace, grazie a quella prosa lucida e coinvolgente che rende i libri di Colson Whitehead indimenticabili.

“L’intuizionista” è un romanzo davvero particolare, un po’ thriller e un po’ sci-fi, una storia visionaria che parla di ascensori e che restituisce una critica acuta e sottile delle dinamiche sottese alla nostra società, attraverso uno stile ironico e provocatorio che offre spunti importanti per riflessioni profonde. Originalissima e brillante, la trama si dipana tutta intorno alla protagonista Lila Mae, prima donna nera ispettrice di ascensori in una metropoli immaginaria, che, in quanto “intuizionista”, li collauda e li ispeziona semplicemente sentendoli, senza l’uso cioè di manuali o di tecniche “empiriste” – scuola di pensiero che si contrappone all’intuizionismo -. Ma quando uno degli ascensori collaudato da lei stessa precipita improvvisamente, la donna, convinta di essere vittima di un sabotaggio, si troverà al centro di un’indagine delicata che svelerà le pieghe più oscure di un mondo in cui politica e malavita si intrecceranno alla scoperta di segreti sorprendenti.

Una spirale di colpi di scena che coinvolgerà il lettore fino allo svelamento finale, in cui ogni tassello troverà una sua collocazione lasciando nella mente e nel cuore la sensazione di aver percepito ed elaborato qualcosa di più che una bella storia. Perché è proprio nel concetto di verticalizzazione, in quell’espansione verso l’alto – svolta epocale e traguardo fondamentale per la società immaginata da Colson Whitehead -, nel significato profondo e simbolico che evoca, in quello che sottende, che ci si ritrova immersi, coinvolti, trascinati dall’empatia che inevitabilmente suscitano le parole di un autore che non ha il timore di rivelare le difficoltà di Lila Mae, i pregiudizi, i privilegi, le dinamiche della scala sociale proprie della nostra società.

Un romanzo prezioso quindi, da recuperare, leggere e amare, perfetto per un gruppo di lettura ma anche per una riflessione solitaria, indubbiamente arricchente e potente, che dimostra come certi libri, anche se non più così recenti, meritano di essere continuamente condivisi e mai dimenticati.
Un ultimo accenno merita infine l’edizione Oscar 451 di Mondadori, minimal ed evocativa grazie all’immagine di copertina e alla scelta del colore rosso acceso, perfetta e dallo stile inconfondibile.

Linda Cester


Lo scrittore:
Colson Whitehead (New York 1969) ha esordito nel 1999 con L’intuizionista, finalista al PEN/Hemingway. John Henry festival (2001) è stato invece finalista al Pulitzer e al Book Critics Circle Award mentre La ferrovia sotterranea (2016) ha vinto, tra gli altri, il National Book Award, il Pulitzer e l’Arthur C. Clarke. Nel 2019 esce I ragazzi della Nickel, anch’esso premiato con il Pulitzer. È unanimemente considerato uno dei massimi scrittori contemporanei.