Pablo d’Ors – Il debutto

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Il debutto

Il libro:

Editore Aìsara
Anno 2012
192 pagine – brossura con alette
Traduzione Ileana M. Pop
Trama e recensione:
La malattia è ingiusta, perché attacca soprattutto i grandi. Tutti i grandi uomini sono malati, sono molto molto malati, malati strutturali. I piccoli uomini, invece, gli insignificanti, quelli che potrebbero anche non esistere ché tanto sarebbe uguale, godono quasi sempre di una salute insultante..
Ho avuto l’occasione di partecipare alla presentazione del romanzo di Pablo d’Ors a Milano – in una calda giornata estiva di giugno – e sono rimasta assolutamente colpita dal modo che lo scrittore ha parlato della sua vita e dei suoi romanzi. La passione che aveva nel raccontarci come ha cominciato la sua carriera di scrittore, attraverso i suoi occhi illuminati, mi hanno convinta a leggere il suo romanzo “Il debutto”, in cui ha rivisitato i personaggi più famosi della storia, attraverso alcuni racconti che spaziano dal serio al faceto. Sembrano in apparenza reali, Thomas Bernhard, Milan Kundera, Gunter Grass, Dante, Calvino, Boccaccio, Pessoa, Goethe, Dickens.
E ogni personaggio si ritrova a vivere una storia divertente e che in qualche modo vuole esorcizzare nomi che hanno fatto la storia e che ci sembrano appartenere ad un universo letterario tanto distante, quanto irraggiungibile. E invece Pablo ce li presenta come personaggi praticamente “normali”, con le proprie ansie, le proprie paure, o attraverso i loro difetti.
Si passa da Milan Kundera, scrittore ceco che deve presentarsi nella Repubblica Slovacca, invitato a tenere una serie di conferenze sulle sue opere e sulla letteratura di due scrittori che più ammira: Franz Kafka e Hermann Broch. Personaggio insicuro, che compie gesti rituali all’arrivo in ogni stanza d’albergo. L’appuntamento è all’interno di un convento dominicano, in cui alloggia un gruppo di anziani, che a malapena sanno riconoscerlo. Si ritroverà a sentirsi rivale di Gunter Grass, anch’esso invitato, dal carattere più estroso e dinamico, che al suo arrivo si metterà a suonare un tamburo!
In un altro racconto, dedicato a Dante e a Boccaccio, la studentessa spagnola Beatriz, arrivata a Firenze per preparare la tesi di dottorato, rimpicciolisce giorno per giorno, mentre si trova a riflettere sull’inesistenza.
Il racconto che ho preferito in assoluto, è quello dedicato a Fernando Pessoa, molto nelle mie corde, come si suol dire.. Ho appuntato molte frasi, che sono davvero profonde, come questa: “Nessuno sa bene cos’è la felicità, e dunque nessuno riesce a raggiungerla appieno.” 
Oppure: “Nel suo tentativo di essere capita, la stragrande maggioranza degli uomini non capisce bene cosa vuole.(..) Perché gli altri ci sono, è vero, ma solo in quanto riflesso di noi stessi, come uno sfondo che si può abbassare o alzare a seconda di quale dei suoi ruoli l’interprete voglia recitare.”
Pablo d’Ors, con uno stile quanto mai originale e ironico, descrive nomi altisonanti, facendo vivere  loro storie al limite del grottesco.
In realtà, ogni racconto ha come obiettivo la rivisitazione dei personaggi della storia e ricordarci l’importanza della scrittura, come essenza della vita, come “luogo” in cui rifugiarsi, trovare risposte o conforto. Una stanza in cui la solitudine ha un senso, vissuto come riflessione e ricerca, perché solo attraverso le parole, possiamo davvero acquisire la conoscenza. E solo attraverso questi grandi scrittori, possiamo riappropriarci della letteratura classica e dei suoi “mostri sacri”.
Quanti di noi possono affermare di conoscerla?
Aìsara, ancora una volta, ha fatto centro, acquisendo i diritti per la pubblicazione. Curiosa di leggerne altri.
Salutato dalla critica come il più europeo di tutti gli scrittori spagnoli, Pablo d’Ors è nato a Madrid nel 1963 in una famiglia di artisti. Formatosi in un ambiente culturale tedesco, ha studiato a New York, Roma, Vienna e Praga. Il suo romanzo Avventure dello stampatore Zollinger è stato pubblicato in Italia nel 2011 da Quodlibet; gli altri suoi romanzi sono in corso di traduzione per Aìsara.