Editore E/O Collana Tascabili
Genere noir
anno 2014
108 pagine – brossura
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Non lasciatevi ingannare dalle dimensioni del romanzo di Massimo Carlotto, un piccolo libro che non corrisponde a una piccola storia, dal valore di un gioiello incastonato in una scheletratura ben definita. Tale è il racconto che descrive i due personaggi principali: Adelmo e Lise. Due esistenze così all’opposto che nulla farebbe pensare ad una comunanza tra loro: il mal sottile dell’esistenza.
L’ambientazione è Rimini, località godereccia che ci fa tornare alla mente le spensierate vacanze di italiani e di stranieri che da sempre trovano l’accoglienza e calore unici nel loro genere.
Neanche a Rimini mancano i ladri in attesa del pollo da spennare e sicuramente una situazione economica collassata nell’ultimo decennio non ha fatto che aumentare il bisogno di incrementare le entrate in tutti i modi possibili. Così a Adelmo, ridotto a fare il topo d’appartamento, non sembra vero che in una palazzina di gente benestante, una finestra di un appartamento risulti aperta e all’apparenza senza anima viva all’interno. Seduto su una panchina di Viale Principe Amedeo, comincia a guardarsi attorno aspettando il momento giusto per intrufolarsi all’interno e poter pagare le bollette arretrate, la rata dell’auto e guadagnarsi il rispetto della donna che lo aspetta a casa, la quale lo incalza giornalmente.
Certo non si sarebbe mai aspettato di trovarsi di fronte Lise, una tedesca sui sessant’anni, ex croupier sulle navi da crociera, una donna molto elegante e raffinata.
Lise è delusa dalla vita e dalla menzogna, sua compagna e sua avversaria. Considera la sua esistenza un fallimento completo, compensato dal denaro che le ha permesso di consumare il tempo comprandolo.
Un incontro di due esseri disincantati, delusi, ma con prospettive diverse: uno in attesa che la fortuna giri dalla sua parte, l’altra in attesa che la morte la porti via.
Massimo Carlotto decide di svolgere l’intera storia in un appartamento chiuso, insensibile al mondo esterno e, metaforicamente, l’unica apertura è la finestra. L’unico spiraglio, l’unico ossigeno arriva da quel varco, dal quale Adelmo sembra portare la speranza che qualcosa possa cambiare. Due perfetti estranei che, forse proprio per questo motivo, si confidano i loro ricordi, i loro disagi, i loro desideri.
Un uomo nasce e poi muore, ma nel mezzo può avere tutte le vite che vuole.
Un sistema economico che ha portato alle strette milioni di famiglie, un divario a forbice sempre più esteso fra ricchi e poveri, una cartina tornasole del futuro che si prospetta davanti agli occhi, questo è lo scenario in cui ci fa immergere lo scrittore, sempre attento alle tematiche sociali e alla sensibilizzazione dei suoi lettori.
Lo stile è asciutto e senza fronzoli, la prosa minimalista ma efficace. Un piccolo universo di dialoghi e di sentimenti, due vite chiuse all’interno di quattro mura, come se quello che le aspetta “al di fuori” non le possa travolgere. Carlotto riesce sempre a emozionarmi.
Un racconto che sarà portato in teatro questa estate, interpretato da Pamela Villoresi e Claudio Casadio. L’autore non è nuovo a questo tipo di esperienze, anzi, diventa egli stesso interprete delle sue opere, facendo diventare il teatro parte integrante del suo lavoro.
Le ultime rappresentazioni sono state Niente, più niente al mondo, dall’omonimo romanzo, per la regia di Fabio Cherstich, con Annina Pedrini – produzione Teatro Franco Parenti di Milano (2013) e Crime Story, con la partecipazione dell’autore, Titino Carrara e Maurizio Camardi e la regia di Giorgio Gallione (2014).
Una chicca da non perdere.
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Lo scrittore:
Massimo Carlotto, dal suo esordio nel 1995 con Il fuggiasco, romanzo autobiografico sulla sua latitanza – da cui è stato tratto un film nel 2003 interpretato da Daniele Liotti per la regia di Andrea Manni – ha scritto numerosi romanzi, racconti, saggi, graphic novels e vinto premi e riconoscimenti.
Visitate il suo sito per saperne di più: http://www.massimocarlotto.it/