
Arne Dahl è lo pseudonimo dello scrittore svedese Jan Lennart Arnald. Scrive romanzi gialli ed è diventato famoso dopo aver creato la serie che ha come protagonista Paul Jelm, tradotta in venticinque lingue e premiata con il Palle Rosenkrantz Prisen e più volte con il Deutscher Krimipreis. In Italia è pubblicata da Marsilio ed è ambientata a Stoccolma. Arnald è anche critico letterario e collabora con l’Accademia di Svezia.
Benvenuto sul mio blog e grazie per avermi dato la possibilità di intervistare uno dei cinque candidati all’European Crime Fiction Star Award.
1. Il tuo vero nome è Jan Arnald. Perché hai deciso di scrivere con uno pseudonimo?
A.: Ero proprio stanco del mio vecchio io,del mio vecchio modo di scrivere e della mia immagine nella cultura svedese. Avevo bisogno di rinascere. Avevo bisogno di ritornare alla gioia di scrivere, al piacere di creare. L’ho fatto inventando un nuovo scrittore.
2. Raccontaci del tuo approccio alla scrittura e del tuo percorso prima della pubblicazione.
A.: Le mie opere come Arne Dahl si basano su una stretta connessione alla realtà. (Se ciò rende i miei libri realistici è un’altra questione.). Significa che tutto incomincia con il crimine contemporaneo, crimini veri commessi oggi che in qualche modo potrebbero riflettere il periodo in cui viviamo. In pratica, significa che cerco nuovi tipi di crimini sulla stampa, in internet, su tutti i media possibili. Quando ho trovato dei crimini interessanti, incomincio a costruire il racconto. Questa è la parte più difficile del processo. Quando questo è concluso, scrivere è come una ricompensa, e di solito scrivere rovina un po’ la struttura. Ma la struttura mi serve per tenere insieme i fili. Tuttavia scrivere è l’essenziale, non la costruzione del racconto.
3. Stieg Larsson è stato il primo scrittore a dare il via al filone nordico che ha raggiunto livelli davvero importanti in pochi anni. Pensi che sia più facile scrivere ora per farsi conoscere e apprezzare?
A.: Lo so. La cosa strana è che ho incominciato a scrivere romanzi gialli molto tempo prima di Larsson ed ora sono considerato un suo seguace. In realtà è il contrario. Comunque è vero che il suo successo ha aperto nuove porte.
4. Hai raggiunto le classifiche internazionali con la serie del Gruppo A, di cui Marsilio ha pubblicato quattro episodi (Misterioso, La Linea del Male, Falso Bersaglio ed Europa Blues– composto da 11 libri di cui sette ancora inediti in Italia), il quinto, uscito da poco sempre con Marsilio, è intitolato Brama. Com’è nata l’idea?
A.: Brama è una storia piuttosto importante sui diversi crimini nell’Europa di oggi. Ho spostato i miei detective dalla Svezia all’Europa, dove una nuova forza di polizia segreta (dentro Europol) investigherà sulla possibilità di una polizia europea comune. Quello in cui si imbattono è una rete di crimini connessi – crimini di mafia, del territorio,legati al mondo della finanza, ad internet,al riciclaggio di denaro etc. – e sono tutti collegati. Il libro è la mia indagine personale sulle possibilità dell’Europa in un mondo che sta diventando sempre più commerciale e sempre più nazionalistica di vecchio stile. Ma soprattutto è un giallo molto eccitante.
5. Il romanzo coinvolge una larga porzione di eventi a livello mondiale in un’arena dove banchieri e malviventi vestono spesso gli stessi abiti. Pensi che il filo sottile fra onestà e criminalità si sia spezzato ormai?
E’ un’ottima osservazione, dal momento che è proprio il mio punto di partenza. Oggi nel nostro mondo il centro di interesse basato sul denaro rende la zona grigia tra il legale e l’illegale più grande di giorno in giorno. I grossi affari sono gestiti quasi sempre entro questa zona grigia che diventa sempre più grande.. per cui,si, in un certo modo,il filo sottile si è spezzato. Tutto si basa sul denaro, e il denaro profuma sempre meno.
6. Hai avuto la capacità di collegare quattordici personaggi senza lasciarli a meri ritratti o peggio, schizzi, ma farli diventare tutti protagonisti legando con estrema bravura e abilità tutti i fili che compongono questo romanzo. Come sei riuscito a mantenere l’equilibrio della trama?
A.: Scrivendo. Sfortunatamente non ci sono tagli brevi, facili soluzioni, trucchi rapidi. Si impara a padroneggiare i diversi aspetti di un’opera letteraria semplicemente scrivendo. Più si scrive e più si capisce il mestiere – e l’arte. Per prima cosa c’è la composizione – si deve scrivere proprio con la massima cura – ma nel rappresentare il pezzo (“recitando”) questo diventa vita. Ho imparato che le grandi composizioni e un tipo di narrazione polifonica mi soddisfacevano molto.
7. Nel mio blog c’è una particolare attenzione agli scrittori nord-europei e sono arrivata alla conclusione che si descrivano spesso tematiche sociali rilevanti, in netta contrapposizione con un’idea del paese nordico come simbolo di modernità e di libertà. Cosa ne pensi?
A.: Credo si debba incominciare a capire il posto in cui ci si trova- e si scopre la differenza fra l’ Italia e la Svezia. In Svezia abbiamo dovuto combattere contro questa immagine di trovarsi nella migliore società del mondo, senza corruzione, quasi senza crimini , e scavare sotto questa superficie. E lì abbiamo trovato un paese che non era affatto diverso dagli altri paesi del mondo. Con corruzione, crimini ,violenza, affari sporchi. La differenza è, penso, questa apparenza della “società perfetta” di cui dobbiamo sempre liberarci.
8. Ho creato una rubrica dedicata esclusivamente ai traduttori dei libri, nella quale troverai anche Carmen Giorgetti Cima, traduttrice dei tuoi romanzi in Italia. Quanto pensi sia importante il lavoro di traduttore per il successo di un libro?
A.: La nostra dipendenza dai grandi traduttori non può essere sottolineata a sufficienza. La nostra fama e il nostro declino sono dovuti ai traduttori in tutto il mondo. E senza dubbio, Carmen Giorgetti Cima è una delle migliori traduttrici. In generale dovremmo valorizzare i traduttori del mondo e dare loro il credito che raramente ottengono. Grazie, grandi traduttori!
9. Qual è l’aspetto che prevale nei tuoi romanzi? Vogliono essere di denuncia o, al contrario, raccontare prevalentemente crime novels? Che messaggio vuoi trasmettere?
A.: Ne ho parlato un po’ prima, ma per ricapitolare: Una buona giallistica è semplicemente una buona arte. La grande letteratura richiede acute interrogazioni sulla nostra esistenza contemporanea, e cosi dovrebbe fare la grande giallistica – l’unica differenza è il ritmo. Le cose devono procedere abbastanza velocemente nel romanzo giallo, mentre si ha a disposizione tutto il tempo negli altri generi di letteratura. Per cui – i messaggi sono nei libri, non possono essere presi e trasformati in slogan. Ma ovviamente io voglio che il mio romanzo giallo sia anche buona letteratura e dire qualcosa sullo stato delle nostre democrazie contemporanee.
10. Qual è la cosa che ami di più e, al contrario, che detesti di più, dello scrivere?
A.: Quando scrivo dialoghi (molto importante nella giallistica) voglio che ci sia un modo proprio bello per farlo senza che costantemente si debba dire “ Hjelm disse”. Cerco di variarlo,ma non possiamo evitare la costante ripetizione di “Holm disse”, “ Soderstedt disse”, “ Chavez disse”… Questo non mi piace. Ma in generale faccio parte degli scrittori ai quali piace veramente scrivere. E’ l’unico momento della tua vita in cui virtualmente QUALSIASI COSA è possibile. Quel sentimento di libertà non può essere battuto.
11. Quali sono stati gli scrittori che più ti hanno ispirato?
A.: In verità devo dire Shakespeare. Era uno splendido esperto della lingua – e riusciva nello stesso tempo a raggiungere praticamente tutti nella sua società. Diffuse la lingua come nessun altro , creò fantastiche trame e scrisse splendidi versi – e poi non era solo per l’elite istruita.
12. So che sei al lavoro alla tua prossima storia. Vuoi anticiparci qualcosa?
A.: E’ il quarto ed ultimo libro della serie Opcop che inizia con Brama, motivo per cui ho impiegato tanto tempo a risponderti, è ora completato e mandato alla stampa Molti elementi di Brama sono intrecciati insieme. E’ veramente un gran finale, ed ora sono un po’ stanco..
Con questo chiudo l’intervista, con la speranza che prima o poi tu possa venirci a trovare in Italia e a sentire quanta popolarità hai anche nel nostro Paese!